Le Origini della Questione Israelo-Palestinese – Parte II
Come anticipato in Premessa, la questione Israelo-Palestinese costituisce una problematica di natura geopolitico-strategica molto prima che una questione etnica, nazionalista e umanitaria. Anzi, prima di proseguire col racconto e verificare gli effetti della strategia doppiogiochista britannica, mi preme sottolineare questo aspetto, e soprattutto mostrare, diversamente da quanto molti pensano, come saranno le dinamiche geopolitiche a scatenare l’odio etnico e razziale e a fomentare nel tempo il nazionalismo sia ebreo che soprattutto arabo, facendo degenerare la situazione quasi da subito.
Arabi ed ebrei si sono sempre odiati?
Iniziamo quindi sfatando questo mito dell’inconciliabilità delle culture arabe ed ebraiche che starebbe alla base del conflitto.
In realtà, non c’era mai stato un reale attrito tra le due etnie che rivelasse impossibile consentire la convivenza tra i due popoli. Anzi, arabi ed ebrei vivevano già in quelle zone da secoli, convivendo senza particolari problemi (o comunque, senza problemi maggiori di quelli che le comunità ebraiche avevano in altre zone del pianeta).
Anche agli albori della nuova colonizzazione ebraica della Palestina questo problema non solo non fu seriamente preso in considerazione da nessuno, ma anzi furono gli stessi ebrei ad escludere che la loro diaspora avrebbe creato dissidi di natura etnica.
Alcune testimonianze, che qui vale la pena citare, ci offrono a questo punto la possibilità di smentire questo luogo comune. In primo luogo le affermazioni rilasciate dal rabbino Baruch Kaplan il quale, parlando del viaggio fatto da un altro rabbino, l’ebreo polacco Avraham Mordechai Alter, disse:
“lo scopo del suo viaggio era stato capire che tipo di persone erano i palestinesi, così da poter poi dire alla sua gente se andarci o no. Nella lettera egli scrisse che gli arabi erano un popolo amichevole e assai apprezzabile”
KARTA N., Interview with Rabbi Baruch Kaplan, 2003
Allo stesso modo, un altro Rabbino di sicura fama, Yosef Tzvi Dushinsky, ebbe anch’egli modo di testimoniare che
“Nel periodo pre-sionista, non vi fu mai un momento nell’immigrazione degli ebrei ortodossi europei in Palestina nel quale gli arabi abbiano opposto resistenza alcuna. Al contrario, quegli ebrei erano i benvenuti per via dei benefici economici e del progresso che ricadevano sugli abitanti locali, che mai temettero di essere sottomessi (…) gli ebrei (…) non ebbero difficoltà a stabilire rapporti di fiducia e di vera amicizia con le comunità locali”
The UN Special Committee on Palestine: Statement by Chief Rabbi Yosef Tzvi Dushinsky, July 16, 1947
Queste testimonianze dimostrano che la larga convinzione che la convivenza tra arabi ed ebrei fosse impossibile a prescindere, per via di una sorta di odio razziale viscerale o di un incolmabile divario religioso, è assolutamente falsa. Non fu affatto la differenza etnico-religiosa a rendere impossibile la convivenza tra le due popolazioni, bensì la miope gestione della situazione post-bellica da parte degli inglesi prima e degli Stati Uniti poi, e in realtà dell’intera Comunità Internazionale che portò agli avvicendamenti che stiamo per analizzare; circostanze che, come stiamo per vedere, contribuiranno a far degenerare in maniera irrimediabile una situazione che, in realtà, se ben gestita avrebbe potuto garantire una situazione stabile, pacifica e duratura.
Ipotesi che, a distanza di ormai un secolo, è divenuta un semplice miraggio.
Sarebbero state dunque le scellerate scelte inglesi a far degenerare la situazione; scelte che, come stiamo per vedere, si manifestarono praticamente subito, prima ancora che l’Impero Ottomano crollasse e che iniziasse, quindi, la colonizzazione ebraica dell’area. Il che dimostra, ancora una volta, che gli arabi erano già abbastanza risentiti quando i primi coloni ebrei iniziarono ad arrivare in Palestina. E la motivazione fu una dichiarazione emessa già nel 1917.
La dichiarazione di Balfour
In effetti, il primo fatto che contribuì ad incrinare i rapporti tra arabi ed ebrei – ma soprattutto tra arabi ed europei – e che fornirà la prima “picconata” per la futura frattura definitiva che darà luogo alla questione israelo-palestinese, arriverà proprio durante gli ultimi istanti della Grande Guerra, quando l’Impero Ottomano – anche grazie all’aiuto arabo – era ormai sul punto di collassare e le forze europee già paventavano una bozza di organizzazione della strategia di gestione e colonizzazione del futuro Medio-Oriente “liberato”.
Si tratta di un avvenimento sempre troppo ignorato dalla narrativa occidentale, ma molto ben conosciuto a tutti gli arabi, compresi quelli non scolarizzati: la dichiarazione di Balfour.
Può apparire insolito che una delle più complesse situazioni geopolitiche della nostra storia possa essersi incrinata a causa di una semplice dichiarazione di qualche parola; eppure, si trattò di un’affermazione che, calata nel contesto sin qui esaminato, ebbe un peso determinante sul prosieguo della situazione.
Lord Arthur Balfour non era altro che il rappresentante di vertice del Foreign Office britannico; egli, in una lettera rivolta a Walter Rotschild, da tutti considerato il principale esponente della Comunità ebraica, affermò di vedere
“con favore la creazione in Palestina di una nazione per il popolo ebraico”
Simile affermazione ebbe una enorme eco nel mondo arabo: gli arabi infatti, proprio nel momento in cui si accingevano ad ottenere quanto loro promesso, ossia la creazione di un’autorità indipendente gestita dagli arabi che abbracciasse l’intero Medio-Oriente, si sentivano dichiarare dal rappresentante della stessa forza internazionale che aveva fatto loro quella promessa che parte di quelle terre, con ogni probabilità, sarebbero state “vendute” ad un’altra etnia, proveniente da fuori. E tutto ciò ancora prima che l’Impero Ottomano fosse ufficialmente defunto e ben prima che si iniziasse a parlare concretamente dell’indipendenza araba paventata nella corrispondenza tra McMahon e Hussein; indipendenza che gli arabi stessi si erano appena guadagnati col loro sangue in nome di un accordo con gli inglesi.
Potete ben capire, a questo punto, perché ancora oggi gli arabi considerino la dichiarazione di Balfour la dimostrazione del doppiogiochismo e del tradimento degli europei ai loro danni. Non si può certo dar loro torto…
Eppure, questa circostanza, che potrebbe bastare da sola a spiegare le ragioni dell’emergere del conflitto, fu solo la prima di una lunga serie di gocce che contribuiranno a far traboccare il vaso…
- TuttoTroppo P. / Terrorismo Islamico: storia di un complotto europeo
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