Chi è Paolo TuttoTroppo

Come potete immaginare, “Paolo TuttoTroppo” è solo uno pseudonimo che ho scelto per la gestione dei miei spazi web. In realtà, Paolo non è neppure il mio vero nome. Ma dal momento che ci tengo a precisare che questa scelta non ha la finalità di “nascondermi dietro un falso nome”, vi racconto qualcosa di me.

Mi chiamo Giuseppe Andrea Lazzarone (ma per tutti Andrea) ho 34 anni e vivo a Torino, mia città natale.

A dispetto delle materie che tratto, ho una maturità classica e ho sempre odiato i numeri e le scienze “esatte”, forse proprio per l’impossibilità di dar loro torto. Ricordo benissimo tutte le volte (quasi sempre) che il risultato delle espressioni algebriche consegnatemi come compito a casa non corrispondevano a quelle indicate nel libro di esercizi, e mai una santa volta che a sbagliare fosse stato il libro…

Il “me” uscito dal liceo aveva tutte le caratteristiche che combatto oggi come Paolo TuttoTroppo: forti bias cognitivi, pretesa di conoscere materie che non sapevo, approccio complottista alle varie questioni socio-politiche, forte tendenza a generalizzare. Rispetto a molti altri come me, però, avevo un vantaggio: ero estremamente curioso, mi facevo mille domande e non trovavo pace finché non arrivavo alle risposte.

Quando ha iniziato a diffondersi Internet, ma soprattutto Google, mi si è aperto un mondo. Se avevo una domanda non dovevo più scrivere ad esperti, perdere ore in biblioteca o studiare testi scolastici: potevo restare comodamente seduto sulla mia poltrona e cliccare su una tastiera qualunque cosa, e avrei ricevuto anche più risposte del necessario. Ancora non avevo compreso, però, che non tutto quello che c’è su internet è necessariamente vero.

Nel frattempo mi iscrivevo a Giurisprudenza: in realtà adoravo la politica ma la facoltà di scienze politiche mi era stata proibita da mio padre; “l’università serve a trovarsi un lavoro, non una passione. Se ti piace la politica comprati i libri di Scienze politiche e leggiteli per i fatti tuoi”, mi diceva. E in effetti avrei poi fatto così.

Lo studio della legge è stato il primo passo della mia “emancipazione cognitiva”: approfondendo il tema del diritto e della politica, e imparando a cercare dalle fonti giuste (quelle universitarie), man mano molte delle mie convinzioni iniziavano a mostrarsi errate, fino a farmi cambiare completamente idea sulla politica e su molte altre posizioni che mi ero costruito nell’adolescenza.

Come ho detto, ero schiavo dei miei pregiudizi (come tutti), ma la curiosità e la voglia di sapere erano più forti e ogni volta che sbattevo contro la verità non potevo fare a meno di ammetterlo. Preferivo cambiare idea e sapere davvero piuttosto che convincermi di sapere già per non confessare di essermi sbagliato. E questo mi ha aiutato molto ad uscire dal baratro dell’analfabetismo funzionale e dell’effetto Dunning-Kruger.

Presa la laurea (ottenuta a pieni voti e con l’onore di poter dire di aver avuto come relatore della mia tesi il prof. Gustavo Zagrebelsky), prima di iniziare la pratica forense volevo tentare ancora nuove opportunità di studio prima di dedicarmi definitivamente al lavoro, così ho colto quella di partecipare ad un Master in Geopolitica e Relazioni Internazionali istituito presso la SIOI di Roma.

Conseguito il Master, però, le opportunità lavorative offerte da quel percorso (istituzioni europee e Farnesina, dove pure ero stato selezionato) comportavano ancora troppa “gavetta” e io avevo necessità di iniziare il prima possibile a raggiungere la mia indipendenza economica; scelsi così di tornare a Torino per svolgere i due anni di pratica e preparare l’esame di Stato per diventare avvocato.

Passai l’esame al primo tentativo (sia lo scritto che l’orale) e mi iscrissi all’Ordine degli Avvocati di Torino nel febbraio del 2014; da allora svolgo in proprio la professione di avvocato.

Nel frattempo, era giunta l’era della diffusione dei social. Da quando mi iscrissi a Facebook, iniziai a notare subito come gran parte della gente sputasse sentenze e avanzasse teorie e opinioni completamente errate e frutto di profonda ignoranza in una materia (quella giuridica e politica) che il mio background mi aveva permesso di conoscere. Non ce la facevo proprio a leggere vagonate di stupidaggini da parte di gente che non aveva idea di cosa stesse parlando, e mal sopportavo l’arroganza con la quale portavano avanti delle teorie completamente insensate; anche perché questa gente, convincendosi di cose completamente errate, finiva per incidere anche sulle scelte sociali del Paese attraverso il voto e il condizionamento dell’opinione pubblica, argomenti che conoscevo perché, parallelamente agli studi universitari, come anticipato avevo letto e studiato praticamente tutti i libri di politologia consigliati per la facoltà di scienze politiche.

Iniziai così ad usare il mio account Facebook non tanto per la mia vita personale, ma per andare in giro a fare il disturbatore, il “debunker” come si dice oggi, cercando di spiegare a tutti gli analfabeti funzionali come stessero davvero le cose sugli argomenti di cui si riempivano la bocca. Girando per il social ho poi conosciuto alcuni gruppi di debunker e di “perculatori” di complottisti (come Perle Complottare) che mi hanno mostrato quanta fosse la gente convinta di idiozie varie e quante fossero le teorie antiscientifiche e i complotti più assurdi che imperversavano sul web. Alcuni sono davvero allucinanti.

Inizialmente mi limitavo a riderci su e a prendere questa gente in giro, fino a che, per caso, non scoprii che c’era gente che credeva alla terra piatta. Da appassionato di astronomia, quando venni a conoscenza del “terrapiattismo” mi resi conto che il problema era molto più grave di quanto non avessi pensato: credere a una teoria così assurda nel 2018, con tutte le dimostrazioni e le prove oggi disponibili e alla portata di tutti, significava che l’umanità aveva un problema serio che non era semplicemente di ignoranza, ma di diffidenza verso le istituzioni scientifiche.

Ho così smesso di adottare un approccio superficiale alla questione e ho iniziato ad approfondire il tema dell’antiscienza, dei complotti e delle credenze, per capire come fosse possibile per l’uomo convincersi di certe idiozie e riuscire a mantenerle anche di fronte all’evidenza. E ancora una volta mi si è aperto un mondo nell’analizzare i meccanismi del nostro cervello e i vari bias e distorsioni cognitive cui è affetto, le dinamiche che portano all’alterazione tra percezione e realtà (frutto del limitato accesso alle informazioni), e le problematiche create dall’incapacità dell’utenza di informarsi correttamente in quel bombardamento quotidiano di informazioni (vere e false) operato dal web.

Dopo diversi anni di debunking e fact checking sui social, rivelatisi pressoché inutili a convincere gli analfabeti funzionali e riportarli sulla “retta via” proprio per via dei bias cognitivi che erano ormai così radicati nel loro approccio conoscitivo che certe convinzioni diventavano vere e proprie questioni di “fede”, ho maturato l’idea che l’opera di debunking e di fact checking (che in tanti svolgono con sicuro merito) fosse in realtà molto limitante e non portasse i risultati che volevo. Smentire una singola teoria o notizia non “vaccinava” gli utenti da tutte altre, perché il cervello continua a mantenere quegli schemi e quei metodi di approccio alla realtà circostante. Come sempre si dice, “prevenire è meglio che curare”: iniziai allora a pensare che fosse più proficuo insegnare alle persone come non cadere nelle trappole del cervello piuttosto che aiutarle ad uscirne una volta che ci erano cadute, anche perché non riconoscendole molto probabilmente ci sarebbero cadute di nuovo. Era invece necessario che la gente capisse che esistono dinamiche che inducono in errore il nostro cervello, consolidando nel cervello dei pregiudizi che storpiano la nostra percezione del reale, che è invece necessario imparare a conoscere i principi del metodo scientifico e i sistemi per verificare le fonti se si vuole avere il giusto approccio critico alle teorie, agli eventi e alle notizie in generale.

Ed è per questo che, dopo aver letto numerosi manuali e articoli, aver interpellato esperti dei vari settori e aver raccolto tantissimo materiale dalle discussioni avute sui social, ho pensato di creare questo blog (e la pagina Facebook correlata) e di istituire un vero e proprio corso da svolgersi sia nelle scuole che privatamente, al fine di illustrare tutte le problematiche legate alle distorsioni cognitive, all’alterazione tra percezione e realtà, all’effetto Dunning-Kruger e all’analfabetismo funzionale, fino alla manipolazione dell’opinione pubblica e alla diffusione delle fake news e delle credenze e delle teorie pseudoscientifiche.

La mia speranza è quella di riuscire a prevenire il problema, insegnando alle persone a riconoscere i propri preconcetti, a verificare le teorie attraverso un approccio critico-scientifico e a riconoscere le fake news diventando “fact checker” di se stessi; emancipandosi in questo modo dall’ignoranza, dai bias cognitivi, dall’illusione della conoscenza e dalla manipolazione.

Un progetto molto ambizioso, ne sono consapevole; ma se ne sono uscito io, allora la missione non è affatto impossibile.

P.T.