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I mandanti dell’attentato
Iniziamo questa rubrica sull’11 settembre partendo dall’aspetto preliminare: il presunto accordo dietro il complotto. Verifichiamo prima il merito degli argomenti in favore della teoria complottista e proseguiamo poi con l’analisi della logica che vi sta dietro.
Secondo la teoria del complotto, l’attentato sarebbe stato organizzato da Bush e dai servizi segreti americani per avere una giustificazione per invadere l’Afghanistan.
Le principali “prove” a sostegno di questa impostazione sarebbero:
- 1) il fatto che gli USA avessero interesse a invadere l’Afghanistan;
- 2) il fatto che Bush e Bin Laden fossero in affari insieme.
La validità delle presunte prove
Vediamo prima la consistenza di queste prove.
1) Il fatto che gli USA avessero interesse a invadere l’Afghanistan non è ovviamente una prova sufficiente, ma al più un mero indizio che, per essere confermato, necessiterebbe di altre prove. Senza di esse, la circostanza resta una mera congettura. Una correlazione solo apparente frutto di apofenia.
2) Il fatto che Bush e Bin Laden fossero in affari insieme, invece, potrebbe costituire una prova a supporto di quell’indizio. Peccato che la circostanza sia falsa, o meglio sia stata rielaborata per giustificare la versione complottista (riadattamento).
Bush e Bin Laden non erano in affari insieme.
Semplicemente, le loro due famiglie avevano partecipazioni nella stessa compagnia petrolifera. Ma Osama Bin Laden era stato costretto ad abbandonare la sua famiglia e l’Arabia Saudita per rifugiarsi prima in Sudan e poi in Afghanistan, proprio perché la sua famiglia aveva intrapreso una deriva filo americana, mentre lui considerava gli USA il principale nemico dell’Islam.
In tal caso, dunque, si tratta di una prova che viene riadattata alla versione complottista, storpiandone il significato. Chi mi legge da tempo sa che il principio di riadattamento è uno dei pilastri dell’Antimetodo.
Ma non è tutto: che gli USA e Bin Laden fossero nemici giurati è evidenza storica e ci sono innumerevoli prove che fosse così: sappiamo che ha creato il gruppo di Al Quaida nel 1988; sappiamo che ha organizzato e messo a segno i due attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania nel 1998 ed è stato il mandante di quello al cacciatorpediniere “Cole” nel 2000.
Inoltre, abbiamo addirittura ben 3 Risoluzioni ONU contro i talebani e precedenti all’attentato dell’11 settembre che dimostrano come non solo gli USA, ma l’intera Comunità Internazionale stesse da tempo dando la caccia a Bin Laden e cercando di sanzionare i talebani, segno che la guerra in Afghanistan fosse sul punto di scoppiare a prescindere dall’attentato (la n. 1267 del 1999, la n. 1333 del 2000 e la n. 1363 del 2001, potete verificarle sul sito ONU).
Incongruenze logiche
Ma al di là del debunking, il vero problema sta nella logica: se è vero che Bush e Bin Laden erano in affari insieme e che l’attentato doveva costituire una scusa per invadere l’Afghanistan, viene da chiedersi per quale assurda ragione la CIA, che poteva scegliere un capro espiatorio qualunque tra 34 milioni di afghani (compreso un governo dichiaratamente anti americano), avrebbe scelto di incolpare l’unico soggetto che, oltre a non essere neppure afghano, era anche palesemente colluso con gli Stati Uniti. Non vi pare la strategia più idiota della storia dell’umanità?
Come vedremo, questo è un problema che ricorrerà spesso nella teoria del complotto, così concentrata nel dover a tutti i costi trovare una prova della cospirazione da non rendersi conto che la ricostruzione generale dei fatti che ne deriverebbe sarebbe completamente senza senso. Siamo di fronte al classico “ragionamento a compartimenti stagni” che è tipico dell’Antimetodo
Gli errori di metodo nella ricostruzione alternativa sono dunque evidenti.
Secondo i complottisti, il possibile legame tra le due famiglie costituirebbe una prova da sola sufficiente della collusione; questa versione non si premura però di spiegare o smentire tutte le altre innumerevoli prove che attestano inconfutabilmente il contrario. Dal punto di vista metodologico, non basta cioè che la tua ricostruzione sia plausibile in astratto: è anche necessario smentire o spiegare tutte le prove contrarie che supportano l’altra ricostruzione e che inevitabilmente smentiscono la tua. Altrimenti, la tua è solo una congettura. Invece, qui abbiamo una prova (che abbiamo visto, prova non è neppure) che ne ignora in automatico almeno altre 8, in barba al rasoio di Ockham.
Una scusa per invadere l’Afghanistan? Perché questa congettura non ha senso
Ma andiamo oltre le prove e facciamo delle considerazioni logiche, che più mi premono: è chiaro che in geopolitica ogni Stato persegua il suo interesse e possa essere indotto ad inscenare complotti per giustificare determinate politiche, e nessuno dice che gli USA non l’abbiano mai fatto.
Pensate all’Iraq nel 2003. Proprio per invadere l’Iraq gli USA hanno infatti inscenato una farsa, portando all’ONU delle prove false che attestavano il possesso da parte di Saddam Hussein di armi chimiche. E quando il falso è stato svelato, se ne sono bellamente fregati e hanno invaso l’Iraq lo stesso, in violazione del diritto internazionale (costo del complotto: quello necessario per stampare un documento falso).
Questo episodio ci dimostra che, almeno in quel periodo storico, gli USA avevano un’influenza e un potere tale in ambito internazionale da consentire loro di fare il buono e il cattivo tempo anche contro la volontà di tutta la Comunità Internazionale.
Ma se le cose stanno così:
per quale motivo per invadere l’Afghanistan avrebbero dovuto inscenare l’attentato più maestoso e complesso della storia, corrompendo chiunque, distruggendo i loro simboli del potere, spendendo miliardi e sacrificando migliaia di concittadini, correndo enormi rischi di essere scoperti?
Sarebbe bastato premere sull’ONU affinché passassero alle “maniere forti” (espressamente previste dalla Carta ONU in caso di mancato adeguamento alle Risoluzioni), giustificando l’invasione in modo perfettamente legale, a costo zero, col pieno appoggio internazionale, senza subire alcun danno e senza rischiare di farsi scoprire facendo una figura di merda colossale di fronte al mondo intero.
L’Afghanistan, colpito da ben tre Risoluzioni Internazionali, di cui l’ultima (l’embargo) era proprio “l’ultima spiaggia” per costringere i talebani a consegnare Bin Laden, era ormai nemico dell’intera Comunità Internazionale e non c’era alcun bisogno di inventarsi un attentato di simili proporzioni per giustificarne l’attacco.
Il movente e il mandante non esistono
Come vedete, l’ipotesi di una collusione tra Bin Laden e Bush e la conseguente auto-organizzazione dell’attentato non solo non ha, di fatto, alcuna prova (ma solo congetture smentite da numerose prove contrarie), ma sarebbe addirittura irrazionale e completamente insensata sul piano logico e geopolitico.
Basterebbero queste considerazioni per logorare le fondamenta stesse dell’intero complotto; ma siccome il complottista ragiona a compartimenti stagni, egli continuerà a ritenere valido il complotto sulla base degli altri argomenti a sua disposizione, anche se essi smettono di avere senso per il semplice fatto che non è logicamente possibile che l’attentato sia stato ideato per giustificare l’invasione dell’Afghanistan.
Motivo per cui è necessario analizzare anche quegli altri argomenti, che come vedremo hanno la stessa consistenza di questo.
P.T.