Breve viaggio logico all’interno del metodo scientifico

Premessa (I di II)

È soltanto nelle relazioni che l’obiettività dev’essere cercata: sarebbe vano cercarla negli enti considerati isolatamente gli uni dagli altri. Dire che la scienza non può aver valore obbiettivo perché essa ci fa conoscere solo rapporti, è ragionare alla rovescia, perché precisamente solo i rapporti possono essere considerati obiettivi

Henri Poincaré

Tra logica e scienza

Un argomento a mio avviso molto interessante, la cui importanza viene troppo spesso sottostimata all’interno del panorama scientifico, è quello relativo alle strutture logiche soggiacenti alla scienza ed al suo metodo di indagine della realtà.

Infatti la scienza ed il metodo scientifico non possono prescindere da tali strutture, che ne determinano l’efficacia e l’efficienza in termini di validità matematica, correttezza predittiva ed accuratezza sperimentale . D’altro canto, però, la scienza non può essere banalmente ridotta alla mera applicazione di una sequenza di regole logiche corrette, e necessita anche della presenza di elementi euristici quali inventiva, intuizione, fantasia ed immaginazione, che sono ben lungi dal costituire uno svantaggio; anzi, forniscono un valore aggiunto al metodo stesso, consentendo di ideare ipotesi e/o prevedere risultati, i quali verranno successivamente controllati e convalidati in maniera rigorosa.

L’intento di questa rubrica settimanale sarà dunque quello di discutere delle strutture logico-filosofiche delle teorie scientifiche e del metodo scientifico, di come tali strutture siano in correlazione con le altre caratteristiche di natura euristica su menzionate, rendendo così la scienza quell’insieme di conoscenze ordinate e coerenti, organizzate secondo principî logicamente validi, a partire da premesse stabilite mediante l’ausilio di metodologie rigorose e conclusioni verificabili/falsificabili, riproducibili e controllabili.

Scienza e scientismo

A tal proposito, è doveroso specificare, onde evitare qualsiasi tipo di fraintendimento, che la scienza non va intesa come una sorta di “panacea dell’ignoranza”, oppure uno strumento infallibile o immune da errori, in grado di rispondere a qualsiasi domanda in ogni momento, e meno che mai come un “sapere perfetto” e/o “assoluto” (qualsiasi cosa possa intendersi con un tale termine).

Anzi, paradossalmente, una tale concezione della scienza è completamente antiscientifica, figlia di un becero scientismo finalizzato ad una fanatica, puerile e semplicistica esaltazione della scienza che si rivela essere, come vedremo, epistemologicamente incosistente, gnoseologicamente inadeguata ed ontologicamente ingenua. Onde evitare di essere irretiti dalla su menzionata concezione “scientista” è essenziale abbracciare quello che io definisco “relativismo maturo” che, a differenza del “ relativismo ingenuo ”, non si presenta come una posizione basata sullo scetticismo (assoluto) fine a se stesso, sull’irrazionalismo e sul nichilismo (cosa che, di fatto, lo renderebbe antiscientifico oltre che logicamente autocontraddittorio), bensì come una posizione fondata su un “sano scetticismo”.

Quest’ultimo è a fondamento di una ricerca rigorosa e scevra da pregiudizi, che ci permette di giungere non a delle verità assolute ed immutabili proclamate dogmaticamente , ma a “verità relative e mutabili”.

Tutto ciò, però, non significa che il valore della “verità scientifica” e/o la sua efficacia/efficienza possano essere messe in discussione in futuro, nel senso che una teoria scientifica dichiarata “vera” oggi possa poi essere detta “falsa” domani; bensì nel senso più specifico e profondo (che sarà adeguatamente enucleato nei prossimi interventi) che ogni teoria può essere “ migliorata”, “estesa ” e definita in maniera più rigorosa relativamente al suo campo di validità. Tale concezione permette di combattere efficacemente il su menzionato scientismo (con conseguente assolutizzazione ed idolatria delle scoperte scientifiche), che costituisce un elemento estremamente dannoso per la conoscenza in generale e per quella scientifica in particolare.

La scienza come “strumento dinamico”

Tutto ciò rende la scienza uno “strumento dinamico”, nel quale le ipotesi, le teorie ed i modelli si dispiegano non per assolutizzazioni ma per continue, sistematiche e rigorose relativizzazioni, e dove si esegue l’analisi critica e la messa in relazione di tutti gli elementi che intervengono nel fenomeno studiato.

Non a caso, uno degli aspetti fondamentali della conoscenza scientifica è la sua fallibilità, intesa come una caratteristica che consente alla scienza di imparate dai propri errori, i quali non possono (e non devono) mai essere esclusi; anzi, a volte sono indispensabili per il suo stesso progresso.

Un altro aspetto di fondamentale importanza è l’intimo ed indissolubile legame esistente tra scienza e filosofia (anche in questo caso tale legame sarà adeguatamente evidenziato nei prossimi interventi). Infatti, contrariamente a quello che si potrebbe scorrettamente ritenere a primo acchito, le scoperte scientifiche non possono prescindere dalla riflessione filosofica; a sua volta, la riflessione filosofica non può esimersi dal considerare le scoperte scientifiche. In caso contrario avremmo, da un lato, una scienza “arida” e fine a se stessa e, dall’altro lato, una filosofia cieca e limitata. Il conseguimento degli obiettivi sopra elencati sarà attuato seguendo prima un percorso “cronologico”, nel quale cercherò di illustrare le relazioni esistenti tra logica, matematica, fisica, chimica e filosofia.

Naturalmente tale percorso deve necessariamente prendere in esame sia il contesto storico in cui determinate idee si sono sviluppate che le concezioni filosofiche che le hanno influenzate.

Λόγος