Questo articolo è dedicato a tutti quelli che, già da marzo, insinuavano che “i conti si devono fare alla fine” e che non vedessero l’ora di vedere i dati finali sul tasso di mortalità nel 2020 per verificare se davvero l’epidemia di Covid abbia inciso sul numero di morti rispetto agli anni scorsi.
Bene: siamo ormai alla fine dell’anno e l’ISTAT ha iniziato a fare i conti che tanto volevate vedere. Ve li sottopongo, invitandovi a considerare che siamo nel pieno di una seconda ondata che sta facendo attualmente più di 700 morti Covid al giorno e che manca ancora un mese alla fine dell’anno. Un mese che sarà durissimo – forse anche peggiore di marzo – ma che nei conteggi che stiamo per vedere non sarà ovviamente considerato.
Il tasso di mortalità 2020 tra marzo e aprile
I dati ISTAT ad oggi sono aggiornati al periodo gennaio – agosto, ma i dati più evidenti sono chiaramente quelli di marzo e aprile (qui lo studio dell’ISTAT sul primo quadrimestre 2020).
Nonostante una flessione iniziale dei decessi nei primi due mesi dell’anno, pari a -7,2% rispetto alla mortalità media dello stesso periodo negli anni 2015-2019, con marzo, e quindi l’arrivo dell’epidemia, i dati si sono velocemente capovolti: nel solo mese di marzo la mortalità è aumentata del 47,2%, con picchi al nord, che ha raggiunto il 74% in più, e aumenti più bassi al centro (+12%) e al sud (+6%).
Se si guardano le singole Regioni, l’incidenza del Covid è ancora più marcata: sono infatti le Regioni del nord quelle che registrano un aumento eclatante dei decessi. Si legge nello studio dell’ISTAT che
a livello regionale è in Lombardia che si riscontra l’incremento dei decessi più marcato: si passa da una diminuzione del 6,9% nel periodo gennaio-febbraio 2020 – rispetto alla media nello stesso periodo 2015-2019 – a un aumento del 188% nel mese di marzo; seguono l’Emilia-Romagna, con un aumento del 71%, il Trentino Alto-Adige (69,5%), la Valle d’Aosta (60,9%), la Liguria (54,3%), il Piemonte (51,6%) e le Marche (48,9%)
ISTAT
Chiaramente, più si entra nel dettaglio delle zone colpite, più l’aumento dei decessi si fa evidente. Scendendo a livello provinciale, infatti, l’ISTAT ha riscontrato dati ancora più allarmanti:
all’interno della classe di province ad alta diffusione dell’epidemia, le più colpite hanno pagato un prezzo altissimo, con incrementi percentuali a tre cifre dei decessi nel mese di marzo 2020 rispetto al 2015-2019: Bergamo (571%), Cremona (401%), Lodi (377%), Brescia (292%), Piacenza (271%), Parma (209%), Lecco (184%), Pavia (136%), Pesaro e Urbino (125%) e Mantova (123%)
ISTAT
L’aumento del tasso di mortalità in queste zone è talmente alto che, nonostante siano solo una piccola percentuale dell’intero territorio nazionale – che per la maggioranza è stato risparmiato dalla prima ondata – anche a livello generale, come si legge in questa analisi, nel periodo marzo-aprile:
si registra comunque un eccesso nei dati, se paragonati con quelli degli scorsi anni, in condizioni di normalità. Si registrano circa 40 mila morti in più. Calcolando solo i numeri nelle zone più colpite si vede come, se è vero che i decessi (totali, non solo per coronavirus) passano dai 44.998 di marzo ai 32.931 di aprile, questi siano comunque di gran lunga superiori agli anni passati. A marzo si registra infatti un 113,1% in più rispetto al periodo 2015 – 2019, mentre ad aprile un 73,9% in più.
I dati di maggio – agosto e le previsioni per settembre – dicembre
A maggio la mortalità è poi tornata a diminuire grazie alle misure di lockdown dei mesi precedenti, ma anche in questo periodo si è comunque registrato un aumento del 2,1% sulla media 2015-2019.
A far data ad agosto 2020, la media della mortalità in Italia è quindi salita dell’8,6% rispetto agli anni precedenti – e ricordiamo ancora che, prima dell’arrivo del Covid, la mortalità era più bassa del 7% -, ma se si considera solo il nord, zona più colpita dal Covid, l’aumento è sensibilmente più alto: il 19,2%. Più del doppio della media nazionale.
E va ricordato ancora che questi dati non considerano la seconda ondata in atto, iniziata a fine settembre, che sta facendo 700 morti al giorno a novembre e che potrebbe portare il mese di dicembre a riscontrare un nuovo aumento della mortalità simile a quello del periodo di marzo-aprile.
In ogni caso, se anche l’aumento del tasso di mortalità del 2020 restasse quello individuato ad agosto – ossia l’8,6%, cosa improbabile vista la situazione attuale -, se consideriamo che in media in Italia muoiono circa 650.000 persone all’anno, quell’aumento significa 56 mila morti in più; e stiamo sempre parlando di una causa di morte che ha colpito solo un terzo del territorio. Almeno fino ad agosto.
Insomma: spero che tutti coloro che “volevano fare i conti alla fine“, che postavano meme con numeri inventati insinuando addirittura una diminuzione della mortalità rispetto al 2019, che facevano previsioni a mo’ di santoni, nella speranza che i dati dessero loro ragione o che, in caso contrario, gli altri si dimenticassero delle loro farneticazioni fatte a marzo, ora non si nascondano o facciano gli gnorri, ma i conti li facciano davvero. E poi si tacciano per sempre.
P.T.
Supportate il nostro progetto di istituire corsi nelle scuole iscrivendovi alla nostra pagina Patreon!