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Premessa: dato che ogni volta che parlo di percezione e realtà vengo accusato di essere pagato dal PD (partito che non ho mai votato in vita mia) e di fare falsa informazione per fini politici (oggi al Governo c’è Salvini e quindi parlo di lui; domani ci sarà un altro e parlerò di quell’altro), ho deciso che oggi farò un esempio di divario tra percezione e realtà che non ha alcuna implicazione politica.

Quante persone scompaiono in Italia?

Tutto parte da un’esperienza personale. Un giorno ero a casa di mia madre, che segue il programma “Chi l’ha visto?” e mi raccontava di quante persone scompaiano nel nulla. Io non ho mai visto la trasmissione e quindi non mi sono mai preoccupato di questo problema, e chiacchierando siamo arrivati a ipotizzare quante persone scompaiano ogni anno in Italia.

Abbiamo scommesso su una cifra prima di controllare su internet: io ho pensato le persone che scompaiono ogni anno in Italia non fossero più di 2000, lei ha detto che non erano meno di 20 mila.

Ebbene: abbiamo sbagliato clamorosamente entrambi, ma all’opposto: in Italia ogni giorno scompaiono 24 persone in media, il che significa che in un anno sono quasi 9 mila.

In base a cosa facciamo stime?

Cosa dimostra questo esempio? Che le informazioni che riceviamo dai media e sulle quali ci basiamo per farci un’idea del mondo circostante incidono sulla nostra percezione della realtà, alterandola.

Io che non ho mai visto quel programma e non mi sono mai interessato di quella tematica, ho fortemente sottostimato la cifra, non ricevendo tante informazioni sulle sparizioni della gente e quindi inducendo il mio cervello a ritenerla una problematica quasi ininfluente; mia madre invece, che vede quel programma tutte le settimane e se ne interessa, ha fortemente sovrastimato il dato, perché ricevendo maggiori informazioni sull’argomento il suo cervello ha finito per ritenerlo più incidente del reale.

Attraverso l’informazione passiva, questa dinamica si verifica quotidianamente con qualunque argomento. Per questo, non dovete mai ignorare questo fattore quando vi ponete domande o volete esprimere giudizi su ciò che vi circonda.

La realtà non è necessariamente la percezione che abbiamo di essa

L’influenza del WYSIATI sulle nostre abilità estimatorie

Per chi segue questo blog da tempo, risulta chiaro che questa problematica, che ci porta a stimare in modo errato dei dati a causa della limitatezza e parzialità delle nozioni che possediamo, è riconducibile a quella particolare distorsione cognitiva nota come WYSIATI.

Il nostro cervello, cioè, tende a fare stime e interpretare fatti e avvenimenti sulla sola base delle informazioni che possiede, dando per scontato che esse siano le uniche disponibili. Ignora, cioè, quelle che Taleb chiama “prove silenziose“, ossia tutti quegli avvenimenti che entrano a sistema e “fanno media” con l’avvenimento che stiamo stimando ma che il nostro cervello non conosce, quindi ritiene non esistano.

L’esempio della criminalità

Questa dinamica non è spiegata solo dall’esempio delle persone che scompaiono in Italia ogni anno. Un altro esempio può essere fornito da questo articolo del Corriere.it. Esso parla del fatto che nonostante la criminalità sia percentualmente scesa tantissimo nel nostro Paese negli ultimi anni, la popolazione ritiene che invece essa sia in aumento.

Le ragioni di questo divario tra percezione e realtà è ben spiegato nell’articolo; viene infatti analizzata la percentuale con cui l’argomento “criminalità” è comparso sulle reti nazionali nei principali Paesi europei.

persone scompaiono ogni anno

Come potete notare, l’Italia, che è il Paese nel quale la percezione dell’aumento della criminalità è più accentuata, è anche il Paese nel quale l’argomento criminalità è maggiormente trattato dai media (36,4%, contro il 26,3% del Regno Unito, e il 17-18% di Francia e Germania).

Una correlazione che dimostra proprio quanto spiegato con l’esempio iniziale di questo articolo: più sentiamo parlare di qualcosa, più percepiamo quel qualcosa come importante, influente, presente. Il cervello non può infatti verificare tutti gli accadimenti per fare una media corretta; questo lo si può fare solo attraverso un’analisi statistica che coinvolge dati, archivi, sondaggi, verifiche.

Ma dal momento che il cervello tende sempre e comunque a trovare soluzioni e fare stime per permetterci di interpretare la realtà circostante, questi si attiverà lo stesso, traendo conclusioni sulla sola base delle informazioni che ha a disposizione. E non si chiederà se esse siano davvero le uniche e davvero sufficienti a fornire una risposta.

Per questo i media hanno una profonda influenza sul nostro modo di percepire ciò che ci circonda.

P.T.