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Nell’articolo di oggi analizzerò un argomento “politically uncorrect”: le droghe.
In particolare, voglio porre l’accento su un fortissimo divario tra percezione e realtà che permea le nostre tradizioni e di conseguenza le nostre priorità e la nostra stessa legislazione.

Fa maggiori danni l’alcol o la cannabis?

Definiamo “sostanze stupefacenti” quelle sostanze che, se assunte, sono “capaci di determinare artificiosi stati di benessere, ma che nell’uso ripetuto provocano dipendenza e assuefazione con conseguenze deleterie sul piano psichico e somatico”. Sostanze del genere sono tantissime; e tra queste, se leggiamo attentamente la definizione e pensiamo attentamente alle sue conseguenze, è impossibile non farci rientrare anche l’alcol.

Quando la cultura influenza la percezione dei rischi

La risposta alla domanda se fa maggiori danni l’alcol o la cannabis è dunque fortemenete influenzata dalla nostra cultura.

La società italiana è abituata all’alcol, che è una sostanza quotidianamente diffusa, consumata e prodotta. Se pensiamo al vino, siamo addirittura i migliori al mondo nel produrlo e tra i più assidui nel consumarlo, come se fosse una sostanza assolutamente innocua.

Eppure, se andiamo a vedere gli studi e le statistiche scopriamo che l’alcol è una delle sostanze stupefacenti più pericolose al mondo (paragonabile addirittura all’eroina), causa di numerose malattie, dipendenza, morti ed anche di episodi di violenza.

Ma siamo così abituati a consumarla e tollerarla da non farci molto caso. E’ vero, spesso diciamo ai nostri figli “non bere troppo stasera”, ma non ci rendiamo conto che, dal punto di vista medico e statistico, sarebbe come chiedere ai nostri figli di non “non pippare troppa cocaina”.

Allo stesso tempo, immagino che quasi tutti i genitori dicano ai loro figli “non fumarti le canne!” e non “fuma con moderazione”.
E facciamo questo nonostante l’evidenza scientifica affermi che l’alcol è 114 volte più pericoloso della cannabis; ma non solo: la cannabis risulta meno pericolosa addirittura del tabacco, altra sostanza stupefacente assolutamente legale ed estremamente diffusa e usata.

Le illogicità dettate dalla nostra cultura

Questo divario, che per noi è assolutamente normale, è invece un esempio estremamente chiaro di come una simile alterazione possa incidere in modo anche determinante sulla società, la politica e la legislazione: abbiamo da un lato una sostanza estremamente pericolosa che causa dipendenza, rende violenti, abbassa la concentrazione, provoca incidenti in auto, causa diverse malattie e può portare alla morte, ma nonostante tutto ciò essa è assolutamente legale, prodotta da migliaia di aziende e regolarmente consumata da tutti (anche i minorenni).

La sua diffusione è tanto accettata che, pur di non vietarla, siamo addirittura costretti ad intervenire con “rattoppi” per arginarne i rischi (leggi che vietano il consumo di alcol dopo un certo orario, divieto di acquisto per i minori, innalzamento delle pene per chi guida in stato di ebrezza,…). 
Dall’altro abbiamo invece una sostanza la cui dannosità è quasi nulla (la cannabis) ma che risulta vietata e denigrata come lo è una droga pesante come la cocaina.

Come conseguenza di questo approccio, proprio negli ultimi mesi l’idea lanciata da alcuni imprenditori di mettere sul mercato cannabis a basso contenuto di THC (che sarebbe la sostanza dopante contenuta nella cannabis), idea che potrebbe spingere i giovani a limitare l’uso della cannabis “Illegale”, aiutare la salute pubblica, combattere la criminalità e creare un nuovo mercato capace di portare ricchezza e lavoro, viene immediatamente bocciata dal Governo e crea allarme addirittura nel Consiglio Superiore della Sanità perché “non ne conosciamo gli effettivi rischi”. Eppure quelli dell’alcol li conosciamo bene, ma lo possiamo consumare tutti a tonnellate… E infine contrastata dal Governo e dalla stessa Cassazione, come analizzato a suo tempo sempre su questo blog con alcuni articoli (come questo e quest’altro).

A volte, le abitudini e le percezioni alterate ci portano a fare scelte sconsiderate e completamente prive di buon senso, oltre che dannose, ritenendole nonostante questo perfettamente normali.

P.T.