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In tema di divario tra percezione e realtà, analizziamo oggi altri dati ISTAT per capire quale sia la reale incidenza dell’immigrazione sul tasso di omicidi, parlando appunto di omicidi da parte degli immigrati clandestini.

Stando alla nostra percezione, influenzata dai media e dalle notizie che circolano sul web, l’incidenza dell’immigrazione clandestina di questi ultimi anni sul tasso di omicidi ci appare elevatissima e in aumento; al punto che almeno una volta al mese si parla di un omicidio commesso da un clandestino.

I dati ISTAT confermano questa tendenza? Ho provato a fare alcuni conti in base a quei dati per verificare se la percezione corrisponde alla realtà.

Immigrazione e tasso di omicidi: cosa dicono i dati

Se guardiamo ai dati ISTAT e prendiamo a riferimento il 2017, rileviamo che in Italia ci sono stati 363 omicidi. Di questi, ben il 75% è commesso da un italiano (in un quarto dei casi per scopi familiari o per criminalità organizzata). Si tratta dunque di 272 omicidi.
Ne restano 91, che sono commessi da nati all’estero.

Colpa dell’immigrazione clandestina in tutti questi casi? No. Perché i dati disponibili (purtroppo relativi al 2014, ma possono essere usati come criterio per il 2017 non essendo variati di molto), affermano che tra le prime 15 nazionalità che si contendono il primato dei delitti in Italia, solo 3 di esse appartengono a paesi interessati dall’ondata migratoria di questi anni (precisamente Senegal col 3,4%, Nigeria col 3% ed Egitto con il 2,4%). E attenzione: non è affatto detto che queste percentuali riguardino solo i clandestini, potendo benissimo esserci anche immigrati regolari tra questi carnefici.

Pertanto, possiamo supporre che approssimativamente il numero di omicidi compiuti da clandestini derivanti dall’odierna ondata migratoria si aggiri intorno al 9-10% di quei 91 omicidi, ossia circa 9 vittime.

Ogni anno, insomma, l’immigrazione clandestina causa 9 omicidi sui 363 totali.

Si tratta di calcoli approssimativi a causa della difficoltà di reperire dati aggiornati e specifici, ma che statisticamente non si distaccano di molto dalla realtà dei fatti (se anche li raddoppiassimo, resterebbero comunque meno di 20 omicidi su 363).

Immigrazione e tasso di omicidi: il divario tra percezione e realtà

Quando temiamo per la nostra incolumità e abbiamo paura a camminare di fianco ad una persona di colore di sera (senza neanche sapere se sia davvero un immigrato), dovremmo tenere presente che gli immigrati sono causa di morte per noi per 9 casi all’anno sugli omicidi totali del nostro Paese; e magari non ci curiamo del fatto che abbiamo molte più possibilità di essere ammazzati dal nostro fidanzato geloso o al più, se proprio vogliamo guardare le etnie, da un rumeno (la Romania domina la classifica di cui sopra, col 22% dei delitti commessi da stranieri), ossia un cittadino europeo che può liberamente entrare e uscire dal nostro Paese in virtù degli accordi di Schenghen.

La causa è ancora una volta la percezione alterata della realtà indotta dal sistema informativo e dalla politica. Esse cavalcano l’onda degli omicidi degli immigrati per fare share e stimolare il dibattito dell’opinione pubblica sul tema immigrazione; così facendo, puntano ad ottenere i consensi necessari ad avviare le strategie politiche volute dalla maggioranza al Governo (o a screditarle, se a svolgere questa operazione sono le opposizioni).

Semplicemente parlando e dando risalto soprattutto agli omicidi compiuti dai soggetti di colore, si induce il nostro cervello a creare uno schema sulla base di quelle sole informazioni (WYSIATI) ignorando tutte le altre e portandoci così a sopravvalutare enormemente il fenomeno.

La capacità di questi schemi di radicarsi nel nostro cervello è tale che, una volta assimilati, essi prevarranno anche sull’evidenza statistica, nel senso che non sarà sufficiente la confutazione data dai dati obiettivi per farci abbandonare lo schema.

P.T.