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Breve viaggio logico all’interno del metodo scientifico

La scienza nell’antica Grecia

«Non il possesso della conoscenza, della verità irrefutabile, fa l’uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta, della verità»

Karl Raimund Popper

La nostra (brevissima) storia comincia dalla Grecia continentale, dall’Asia Minore e dall’Italia meridionale, in particolare da Creta. I cretesi possedevano un sistema di numerazione in base 10 che consisteva nel giustapporre e addizionare i simboli, ed era di due tipi: acrofonico (più antico) e alfabetico, entrambi utilizzati per lungo tempo ed in contemporanea; il primo sistema andò in disuso all’incirca nel 100 a.C., mentre il secondo fu utilizzato sino al Medioevo. Ambedue le scritture erano in realtà poco pratiche, ma nonostante questo i Greci riuscirono a fondare su di essi aritmetica e geometria.

Sia addizioni e sottrazioni, che moltiplicazioni e divisioni, venivano eseguite in maniera molto simile a quella moderna. Per le addizioni e sottrazioni scrivendo i numeri uno sotto l’altro, per le moltiplicazioni calcolando prima i prodotti parziali e poi eseguendo le addizioni; le divisioni, invece, potevano essere eseguite solo da specialisti, questo perché la numerazione non era posizionale, e ciò rendeva tali operazioni notevolmente complesse.

Le scuole greche

Per tali ragioni i Greci si aiutavano nel calcolo mediante delle apposite tavole contenenti alcuni risultati già calcolati. Fu però a cavallo tra il 600 ed il 350 a.C. (circa) che il mondo greco diede il meglio di sé, grazie a personaggi come Talete di Mileto, Anassimandro, Anassimène, Eraclito e Diogene di Apollonia, appartenenti alla Scuola di Mileto (a rigore Eraclito non appartenne effettivamente a nessuna scuola, quello che si sa è che ne condivideva in buona parte le idee); Pitagora, Ippaso, Alcmeone di Crotone, Filolao, Ippocrate di Chio e Archita, facenti parte della Scuola Pitagorica; Senofane, Parmenide, Zenone e Melisso, della Scuola di Elea; Anassagora, Empedocle, Leucippo e Democrito, seguaci delle correnti pluraliste ed atomiste; fino ad arrivare ad Ippocrate di Kos ed ai notissimi Socrate, Platone e Aristotele.

Inutile sottolineare (ma per eccesso di zelo lo farò comunque) che ciascuno dei suddetti personaggi meriterebbe una trattazione a sé stante, che ne inquadri il contesto storico e (per quanto possibile) il pensiero. Purtroppo una tale trattazione (pur essendo estremamente interessante), da un lato, richiederebbe moltissimo tempo, e dall’altro lato ci condurrebbe su tematiche che esulano dagli scopi di questi interventi. Pertanto mi limiterò ad esporre quello che ritengo essere l’aspetto più importante e che dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, la presenza della scienza nella Grecia antica.

Il concetto di “dimostrazione”

In estrema sintesi, in base alle notizie a nostra disposizione, Talete si spostò in Egitto per ragioni commerciali, dove apprese le conoscenze “scientifiche” presenti e, dopo essere stato a contatto con persone che gli trasmisero anche quelle mesopotamiche, ritornò in patria divulgandole. Come detto in precedenza il famoso teorema di Talete era già noto empiricamente, ma fu con i successori del filosofo che emerse l’idea rivoluzionaria che diede inizio alla nascita della scienza: il concetto di dimostrazione. Quindi, la Scuola di Mileto ebbe non solo il merito di apprendere queste nozioni e divulgarle, ma anche di svilupparle in maniera più rigorosa, tentando di spiegare una natura svincolata dal mito.

Questo passaggio delle conoscenze, da una concezione meramente empirica ed applicativa ad una basata su una “teoria” ed un metodo rigoroso (dimostrazione) che spiegano il perché si ottengono determinati risultati, determinò la nascita della scienza.

Fu poi la Scuola Pitagorica, con la sua rappresentazione geometrica dei numeri, che diede inizio allo studio delle proprietà degli stessi indipendentemente dalle applicazioni pratiche, ossia allo studio dei numeri in quanto tali, distinguendo tra numeri pari, dispari, irrazionali, primi, secondi, perfetti, laterali e diagonali, con relativa dimostrazione e ricerca di rigore a razionalità; alla ricerca della proporzioni aritmetiche, geometriche, armoniche; ed allo sviluppo di metodi aritmetici e geometrici per la risoluzione dei problemi.

Ad esempio, in geometria la dimostrazione che la somma degli angoli interni di un triangolo è uguale a due angoli retti fu effettuata non sulle conoscenze portate da Talete, bensì sfruttando le proprietà delle rette parallele; oppure il notissimo Teorema di Pitagora, diversamente da come era conosciuto in Mesopotamia ed Egitto, cioè come una mera conoscenza pratica, questa volta era provvisto di dimostrazione, e quindi veniva formulato nella sua generalità.

Insomma, la Scuola Pitagorica aveva inaugurato lo studio della natura mediante il linguaggio della scienza, cioè la matematica. Tutto ciò scatenò una sorta di “effetto domino”, che condusse inevitabilmente allo sviluppo del metodo ipotetico-deduttivo, allo svolgimento di misure qualitative e quantitative, nonché alla creazione di tutti gli strumenti di calcolo necessari e sufficienti allo sviluppo dell’astronomia, dell’idrostatica, della meccanica e dell’ottica, con i relativi progressi tecnologici ad esse correlati.

La scienza greca e quella moderna

Ma se tutto ciò è vero, allora qual è la differenza tra la scienza ellenistica e quella moderna? La differenza sostanziale è che la scienza ellenistica era sprovvista del concetto di esperimento e di metodo sperimentale (nell’accezione moderna dei termini). Attenzione! Non si sta sostenendo che la scienza ellenistica non possedesse l’idea di metodo sperimentale (che invece era presente), e/o che non venissero effettuati esperimenti (che infatti venivano eseguiti, ed anche in maniera all’avanguardia considerando gli strumenti a loro disposizione), bensì che esso non era rigoroso dal punto di vista della concezione stessa del metodo, intesa come idea di esperimento volto a determinare la validità di una teoria espressa nel linguaggio matematico.

Quindi possiamo affermare che il metodo sperimentale ed il concetto di esperimento erano presenti in forma “embrionale”. Per il conseguimento della suddetta concezione “moderna” bisognerà attendere Galileo Galilei, che decreterà la nascita del metodo scientifico (nell’accezione moderna) – anche a causa di ciò nacque il fraintendimento, piuttosto diffuso ancora oggi, che la scienza ed il metodo sperimentale siano nate (dal nulla?!) con il fisico italiano –, fino al raggiungimento della maturazione conseguita ai nostri giorni.

Dopo questo brevissimo “excursus storico” compiremo un balzo in avanti di migliaia di anni fino ai nostri giorni, e sin dal prossimo intervento tenterò di illustrare in maniera dettagliata quello che la scienza è diventata ai giorni nostri.

Λόγος