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Breve viaggio logico all’interno del metodo scientifico

Logica e filosofia; aspetti ontologici della scienza

«L’immagine logica dei fatti è il pensiero»

Ludwig Josef Johann Wittgenstein

Cos’è la logica?

Per comprendere le strutture logiche alla base della scienza e del suo metodo di indagine è necessario capire, almeno per sommi capi, cosa sia la logica. Il termine “logica” deriva dal greco “λόγος” (logos), il quale presenta un’interessantissima natura polisemica.

Infatti, esso assume un significato relativo al linguaggio naturale, sia orale che mentale, quindi può essere inteso come “parola”, “argomentazione”, “discorso” razionale, o addirittura “racconto”. Non a caso, per Diogene di Babilonia e Crisippo, il logos costituiva l’insieme di appellazione, articolo, connettivo, nome e verbo; mentre per Dionisio Trace esso era una combinazione linguistica atta a rilevare il pensiero, composto da articolo, avverbio, congiunzione, nome, participio, preposizione, pronome e verbo; ed infine, per Boezio era “orazione” intesa in termini di parlare, scrivere e pensare.

Ma, soprattutto, il logos esibisce un significato tipicamente matematico, relativo al concetto di “rapporto”, di “contare” ed “enumerare”, di “misurare” e di “relazione” e, più in generale, poteva essere inteso anche come “ragione” e “razionalità”.

In Eraclito, ad esempio, il logos assumeva un significato metafisico, andando a costituire il seme dell’ordine universale ovvero il cosiddetto archè (principio), che ha in sé la propria ragione d’essere e che costituisce il fondamento ontologico di qualsiasi altra cosa, regolandone tutte le trasformazioni e congiungendo tutti gli opposti e complementari; ma nel presocratico il logos rappresentava anche il concetto di rapporto misurabile e di proporzionalità tra gli elementi, fungendo da elemento cardine delle trasformazioni reciproche nelle figure geometriche.

La logica da Platone a Euclide

Fu però in Platone che il logos si sviluppò in tutta la sua profondità, palesandosi in termini di “spiegazione”, “definizione” e di tutto ciò che può essere “vero o falso” con conseguente separazione tra gli opposti. La spiegazione era intesa dal filosofo greco in senso “analitico”, ossia come manifestazione orale del pensiero, avente lo scopo precipuo di individuare l’essenza di qualcosa mediante l’enumerazione degli elementi che lo costituiscono; la definizione era invece riferita ad una vera e propria tecnica diaretica, consistente nella progressiva e sistematica distinzione in generi, non basata su una mera enumerazione (come nel caso della catalogazione), bensì su un percorso costituito da ipotesi e successive suddivisioni in categorie.

Infine, la dicotomia verità/falsità, considerava l’aspetto squisitamente predicativo, dove un’asserzione è significante solo se lo è anche la sua negazione, permettendo in questo modo di eludere le difficoltà logiche esternate dei predecessori di Platone i quali ritenevano che, ad avere senso, fosse solo la predicazione di identità, mentre tutte le altre (inclusa la negazione) costituissero un “nonsense”.

Per Aristotele il logos possedeva la natura linguistica di “suono significante” o “suono vocale dotato di senso”, ma le parole variano con i popoli pur rappresentano le immagini dei pensieri, che invece sono uguali per tutti, ne consegue che verità e falsità sono predicati appartenenti ai soli pensieri e derivano da questi. Il logos era quindi la causa in grado di definire e spiegare la natura, determinando le combinazioni esistenti tra gli elementi, in relazione tra loro, che intervengono nei processi sia fisici che biologici, riuscendo a cogliere l’essenza delle “cose” che risiedeva proprio nei rapporti tra le stesse.

Euclide, invece, si rifaceva innanzitutto al numero, intendendolo come una collezione di unità, che non poteva essere ritenuta un numero come tutti gli altri, bensì era ciò secondo cui un ente è detto uno: la monade. Essa svolgeva il ruolo di principio della misura, permettendo di relazionare reciprocamente numeri e grandezze; la misura, infatti, consiste proprio nello stabilire quante volte un numero è contenuto in un altro.

La logica nell’era moderna

Pertanto lo scopo principale della teoria euclidea del logos era quella di salvaguardare l’integrità dell’unità. Ma il logos era anche inteso come “discorso razionale”, cosa che fu confermata ed evidenziata dalle filosofie del linguaggio e della logica matematica sviluppatesi nel XIX e XX Secolo ad opera di Frege, Peano, Peirce, Russell, Whitehead, passando per Carnap, Dedekind e Weierstrass, fino ad arrivare a Cantor e Quine, che cercarono di esprimere il concetto di numero in termini di insiemi, rendendo la matematica “qualcosa” che tratta di classi e di relazioni tra classi.

Ontologicamente parlando, quindi, la scienza ed il suo metodo è intrisa di logos, la cui polisemicità si è manifestata più volte nella storia del pensiero umano, rivestendo i significati più disparati. Tutto questo, però, non va inteso in senso di applicazione del metodo dialettico alla scienza, poiché ciò condurrebbe inevitabilmente a dogmatismi che collocherebbero la verità scientifica sotto l’egida della non confutazionabilità, ponendola così a riparo da qualsiasi critica (rendendola, di fatto, antiscientifica).

Λόγος