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Breve viaggio logico all’interno del metodo scientifico

La scienza in Mesopotamia

«Ho imparato una cosa nella mia lunga vita, e cioè che rispetto alla realtà tutta la nostra scienza è primitiva e infantile, eppure è la cosa più preziosa che abbiamo»

Albert Einstein

I primi elementi che andranno poi a costituire ciò che diventerà la scienza ed in suo metodo di indagine fanno la loro comparsa in Mesopotamia.

Le civiltà che vivevano in questa regione erano essenzialmente agricole, e possedevano delle conoscenze scientifiche importanti se rapportate al contesto storico ed agli strumenti a loro disposizione. Le prime testimonianze di tali conoscenze risalgono circa al 3500 a.C. I popoli che vivevano in questi territori possedevano nozioni di alchimia e metallurgia , che venivano utilizzate per la produzione di vetro sia tradizionale che colorato, ricette per la fabbricazione di smalti e pitture, e procedure per la forgiatura dei metalli.

La matematica in Mesopotamia

In origine utilizzavano un tipo di numerazione orale, che poi si trasformò in scritta per consentire una migliore gestione della contabilità dei beni. In particolare, i sumeri introdussero il sistema di numerazione sessagesimale che, a causa delle influenze accadiche , venne poi sostituito da quello decimale.

Tale numerazione non era posizionale, essa fece la sua comparsa circa nel 2000 a.C. anche se sprovvista dello 0 (che veniva inizialmente rappresentato con uno spazio vuoto, fino a quando vennero introdotti appositi segni per indicarlo). Notare come la numerazione posizionale, e soprattutto lo zero, non fossero presenti né nella cultura greca né in quella romana; voglio specificare, però, che con questa osservazione non intendo dire che “scienziati” e filosofi greci non possedessero le capacità e/o gli strumenti intellettivi per sviluppare tali notazioni, ma solo che mentre nei popoli mesopotamici esse venivano utilizzate sistematicamente, nella cultura greca non presero piede (vedi numerazione posizionale), questo perché le due culture presentavano delle concezioni diverse della matematica, e di conseguenza degli approcci differenti: numerico per i mesopotamici e geometrico per i greci .

I popoli mesopotamici erano abili nel calcolo e nella misura di lunghezze, superfici e volumi; per trovare un sistema altrettanto semplice ed avanzato bisognerà attendere l’introduzione del sistema metrico. Possedevano inoltre ottime conoscenze di aritmetica, che condussero allo sviluppo delle tavole di calcolo per le moltiplicazioni, gli inversi, le radici quadrate e cubiche e le potenze .

I mesopotamici, infatti, erano perfettamente in grado di risolvere problemi di natura aritmetica, algebrica e anche geometrica come, per esempio, la risoluzione di equazioni di primo grado ad un’incognita, sistemi di equazione di primo grado a due incognite, equazioni di secondo grado ad una incognita, calcolo di superfici e volumi, e conoscevano (naturalmente esposto in termini differenti) il concetto di progressione aritmetica. Erano note delle applicazioni di quello che verrà poi conosciuto come il teorema di Pitagora, che venivano esposte come “esercizi” ed esempi, sviluppando varie tecniche di risoluzione e facendo notare alcune proprietà caratteristiche utili per le applicazioni pratiche.

Nonostante questo, le loro nozioni esulavano le mere applicazioni in sé, infatti possiamo affermare che certamente conoscevano il teorema nella sua generalità, pur non avendolo mai formulato in maniera esplicita e rigorosa, ossia era sprovvisto di dimostrazione. Sorprendentemente erano a conoscenza anche di quello che sarà poi noto come il teorema di Talete che, come nel caso di quello di Pitagora, veniva solamente “utilizzato”, ma senza esplicita dimostrazione.

Vorrei rammentare che ci stiamo riferendo al 1300 a.C. circa. A mio parere, l’assenza di dimostrazioni è dovuta principalmente al fatto che i mesopotamici possedevano, come detto, una diversa concezione della matematica, che veniva vista unicamente come “strumento” per risolvere problemi pratici, e quindi non era ritenuto strettamente necessario fornire delle dimostrazioni.

L’astronomia in Mesopotamia

Quella che oggi chiamiamo astronomia non esisteva; c’era invece l’equivalente di quella che oggi è l’astrologia. Le loro conoscenze in merito al “sistema solare” erano estremamente limitate – ed andavano a costituire un coacervo di mito, magia e generiche nozioni “scientifiche” –, anche a causa di strumenti di osservazione enormemente inadeguati.

Dal loro punto di vista il cielo era costituito da stelle fisse, ed il Sole si spostava lungo i segni dello zodiaco; i metodi di calcolo del moto dei pianeti erano delle semplici descrizioni aritmetiche, non permettevano di spiegare in alcuna maniera tale moto, e possedevano delle finalità di natura sostanzialmente mistica e magica.

Nonostante questo, le nozioni accumulate da questi popoli andranno a costituire la base di quella che poi si trasformerà nell’astronomia dell’antica Grecia. In definitiva, possiamo affermare che la “scienza” mesopotamica non può essere sconsiderata “scienza vera e propria”. Essa consisteva sostanzialmente in una serie di tavole sulle quali venivano annotate liste di esercizi e metodologie di risoluzione degli stessi, osservazioni, risultati utili, ed in generale tutto ciò che potesse servire per la soluzione di problemi pratici.

In particolare, la “scienza” mesopotamica era sprovvista di una componente necessaria (ma non sufficiente) affinché si possa parlare di scienza: la ricerca e l’organizzazione sistematica e razionale delle leggi che regolano il mondo in cui viviamo. Ciò rende la “scienza” mesopotamica una sorta di “scienza catalogativa”.

Tutto ciò, come detto, andrà poi a costituire la base di quella che diventerà la scienza nell’antica Grecia. Nel prossimo capitolo analizzerò, alla stessa stregua di come ho fatto in questo intervento, la scienza nell’antico Egitto, per poi passare a quella della Grecia antica, che ci riserverà numerosissime sorprese.

Λόγος