Una delle principali distorsioni cognitive del nostro cervello, che incide profondamente sul nostro approccio metodologico, è il bias di conferma.

Come ho già specificato negli scorsi articoli, il nostro cervello primordiale rifiuta il caos ed ha anzi bisogno di appigli e certezze per districarsi nella complessa realtà che lo circonda, per poterla interpretare e prevedere. Per questo, per il cervello gli schemi acquisiti tramite l’esperienza sono così importanti che farà estrema fatica ad abbandonarli. Anzi, avrà al contrario la forte tendenza a consolidarli, rifiutando l’idea di rimetterli continuamente in discussione. Se lo facesse, sarebbe costantemente esposto all’incertezza e dunque all’incapacità di giudizio.

Solo con un sistema di credenze e convinzioni consolidato l’essere umano può sperare di orientarsi nella natura e garantirsi la sopravvivenza.

Per questo, quando il cervello acquisisce uno “schema”, attraverso il WYSIATI, esso tenderà a non metterlo più in discussione ed anzi a individuare argomentazioni e situazioni che lo possano rafforzare e confermare. E lo farà attraverso un approccio metodologico confermativo che è il contrario del metodo scientifico.

Tale circostanza costituisce il principale colpevole degli errori metodologici che tutti noi – scienziati compresi – rischiamo di commettere quando ci troviamo a dover analizzare la realtà.

Considerato quanto poco sappiamo, la certezza che abbiamo delle nostre convinzioni è assurda; ed è anche essenziale


D. Kahneman

Attraverso il bias di conferma, infatti, il nostro cervello tenderà a preferire, prestare attenzione, ricordare e cercare solo le informazioni che già confermano i suoi preconcetti; tralasciando, ignorando o considerando non valide o non importanti tutte le altre.

Questo approccio crea il circolo vizioso espresso dall’immagine sottostante.

Alcuni esempi di bias di conferma

bias di conferma

Numerosi esperimenti hanno ripetutamente confermato che le persone tendono a verificare a senso unico la validità delle ipotesi, cercando prove coerenti con le stesse. Piuttosto che cercare tutte le prove rilevanti e valutare acriticamente la situazione, ossia prescindendo dalla loro convinzione iniziale (e tutti ne abbiamo inevitabilmente una), gli esseri umani tendono a costruire le domande su ciò che li circonda in modo da ricevere risposte che sostengano le loro idee.

Il cervello non ama il dubbio e dunque ragiona al fine di trovare conferme e risposte e non per aprire la strada ad altre domande.

A chi affidare la custodia? Dipende da come è posto il quesito

In questo stesso senso, in un esperimento condotto da Shafir è stato usato un caso fittizio di custodia infantile.

I partecipanti hanno letto che il Genitore “A” era moderatamente adatto ad avere la custodia da diversi punti di vista. Il Genitore “B” aveva invece un mix di qualità particolarmente positive e negative; in particolare, un’ottima relazione con il bambino ma un lavoro che l’avrebbe tenuto lontano per lunghi periodi di tempo.

Quando è stato chiesto “Quale genitore dovrebbe avere la custodia del bambino?” la maggioranza dei partecipanti ha scelto il Genitore “B”, guardando principalmente alle qualità positive. Tuttavia, quando è stato chiesto “a quale genitore deve essere negata la custodia?” i partecipanti hanno guardato alle qualità negative e la maggioranza ha risposto che al Genitore “B” doveva essere negata la custodia, implicando che questa dovesse essere assegnata al Genitore “A”. Semplicemente trasformando la stessa domanda da positiva a negativa, gli intervistati hanno dunque modificato la loro risposta.

Questa dinamica, peraltro, è connessa anche con un’altra distorsione cognitiva, detta “effetto framing“.

Caratteristiche dell’approccio confermativo

Il bias di conferma è una distorsione estremamente comune, che ognuno di noi può sperimentare quotidianamente.

Noterete infatti che se siete convinti di una determinata teoria, tenderete istintivamente ad accettare per vera ogni prova che la conferma e ad approcciarvi con diffidenza ad ogni prova che la confuta, anche se non avete la minima competenza in quella determinata materia che possa permettervi di stabilire razionalmente perché una prova sia valida e credibile e l’altra no. Il criterio di discernimento indotto dal nostro Sistema 1 non dipende infatti da un approccio critico-scientifico competente e analitico, ma solo dal fatto che quella prova confermi o no la nostra idea iniziale.

Il cervello si basa insomma su un approccio confermativo, che sballa completamente le nostre capacità di analisi.

Ed è proprio questa distorsione ad essere alla base della creazione dei pregiudizi cui siamo tutti affetti, anche per quanto riguarda complotti, pseudoscienze e verifica delle notizie in generale.

Il bias di conferma nei complotti

Avete notato, ad esempio, che i complottisti prendono a prescindere per oro colato qualunque articolo che conferma il complotto e tacciano di falso qualunque articolo che lo smentisce, senza alcuna argomentazione razionale? Il motivo per cui lo fanno è appunto il bias di conferma.

Una volta che il nostro cervello ha ricostruito un’ipotesi plausibile su un argomento, spesso basata necessariamente su dati solo parziali (WYSIATI), il nostro cervello inizierà ad usare quell’ipotesi come parametro di valutazione (ancoraggio) perché l’intuito gli suggerirà di avere bisogno di un punto di riferimento. Rivelandosi la ricerca completa delle informazioni troppo complessa e dispendiosa, quello schema acquisito diventerà un elemento fondamentale per permettergli di valutare la questione. Per tale motivo il cervello farà il possibile per non abbandonarlo.

Meglio avere uno schema che non averlo

Ecco perché la natura ci ha conferito questa particolare capacità di costruire storie coerenti in base alle poche informazioni a disposizione; ecco perché ci consente anche di riadattare la realtà e le informazioni successive a quella storia, così da non dover perdere lo schema acquisito.

Il nostro cervello lavora per costruire, confermare e consolidare gli schemi che ha creato, non per analizzare la realtà alla ricerca degli schemi corretti; per il cervello avere uno schema qualsiasi per interpretare la realtà è meglio che non averne alcuno.

Chi, come gli pseudoscientisti o i complottisti, si ostina a ritenere valida la sua ipotesi anche di fronte alle evidenze contrarie, dunque, non lo fa semplicemente perché conosce poco la materia o perché “non vuole ammettere di avere torto nonostante sostenga cose illogiche”; lo farà invece in modo del tutto inconscio, attraverso il bias di conferma.

Anzi il consolidarsi di quegli schemi, grazie al riadattamento della realtà ad essi, lo convinceranno dell’assoluta logicità e validità delle sue conclusioni (illusione di validità); ed è per questo che non si accorgerà mai della fallacia delle sue argomentazioni e al contrario vedrà errori logici nella tua.

Prima di smontare il suo schema, è necessario che il soggetto comprenda con la riflessione (Sistema 2) che quello schema è mero frutto del bias di conferma, e solo dopo sarà possibile illustrargli le falle della sua ricostruzione.

Impresa non facile, perché il bias di conferma è una distorsione potentissima.

P.T.