Quando il contesto influenza il nostro giudizio

Quello che chiamiamo effetto framing è una distorsione cognitiva che porta il nostro cervello a valutare, giudicare o interpretare le informazioni in base al contesto in cui sono fornite e in determinati casi addirittura dal modo in cui il quesito in questione viene posto. Alcuni studiosi definiscono questa distorsione come “dipendenza da incorniciamento“.

“Il termine dipendenza da incorniciamento significa che il modo in cui si comportano le persone dipende dal modo in cui i loro problemi decisionali sono stati incorniciati”.


Shafir
effetto framing

Frame” in inglese significa appunto “intelaiatura”, “cornice”, e pone l’accento sull’impatto che il contesto di riferimento ha sull’interpretazione soggettiva che abbiamo delle informazioni che riceviamo. La stessa questione, infatti, può essere interpretata in modo diverso dal nostro cervello a seconda di come la stessa sia posta alla nostra attenzione. Per questo, simile distorsione è spesso utilizzata in ambito marketing per influenzare le nostre scelte.

Un esempio di effetto framing: la carne è grassa o magra?

L’esempio scolastico tipico è il seguente: se vi dico “questa carne è per il 20% grassa” oppure “questa carne è per l’80% magra” sto dicendo la stessa identica cosa; tuttavia il nostro cervello farà una valutazione differente nei due casi, a seconda della frase che sentirà.

Nel primo caso, infatti, il cervello tenderà a considerare le parole usate e a soffermarsi sul termine “grassa” tendendo a dare ad esso maggior risalto, nonostante di fatto quella affermazione sottintenda che, per la stragrande maggioranza, quella carne sia magra. Nel secondo caso, invece, si dà risalto al termine magra mentre non figura il suo contrario, il che potrebbe portarci a pensare che la prima carne sia più grassa della seconda.

Se sono in cerca di una carne magra, insomma, il nostro macellaio farebbe meglio a descrivercela con la seconda affermazione piuttosto che con la prima.

Queste sono le conseguenze dell’effetto framing, che ci porta appunto a interpretare le informazioni in base al contesto in cui sono inserite.

A quale operazione preferiresti sottoporti?

Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia

Nei loro studi, KAHNEMAN e TVERSKY hanno posto ad alcuni soggetti, separatamente, le due seguenti domande:

1. “Devi sottoporti ad una operazione che ha il 10% di probabilità che ti risulti fatale. Accetteresti di farla?”;

2. “Devi sottoporti ad una operazione che nel 90% dei casi non avrà alcuna conseguenza. Accetteresti di farla?”.

Ebbene, la stragrande maggioranza dei soggetti a cui è stata posta la prima domanda ha risposto che avrebbe rifiutato l’operazione; al contrario, la maggioranza dei soggetti a cui è stata posta la seconda domanda ha risposto che avrebbe accettato. E ciò nonostante, come è evidente, l’operazione in questione fosse assolutamente la stessa.

Effetto framing: l’esperimento di Bazerman

L’effetto framing può avere anche effetti paradossali, come ha dimostrato un altro studioso, Bazerman, il quale ha predisposto il seguente quesito ad alcuni soggetti:

“Un famoso gruppo automobilistico è stato oggetto di recente di numerose difficoltà economiche. Esse, sembra, porteranno alla chiusura di tre stabilimenti e al licenziamento di 6000 dipendenti”.

A quel punto, Bazerman fornì ai soggetti due diverse coppie di possibili soluzioni al problema, chiedendo loro di scegliere quale ritenessero migliore. Al primo gruppo propose questi due piani:

piano A: salvataggio sicuro di 1 dei 3 stabilimenti e di 2000 posti di lavoro;

piano B: 1/3 di probabilità di salvare tutti e 3 gli stabilimenti e tutti i 6000 posti di lavoro, ma 2/3 di probabilità che non venga salvato nessuno stabilimento e nessun posto di lavoro”.

Al secondo gruppo, invece, fornì questi due piani:

piano A: perdita sicura di 2 di 3 stabilimenti e di 4000 posti di lavoro;

piano B: 2/3 di probabilità di perdere tutti e 3 gli stabilimenti e tutti i 6000 posti di lavoro, ma 1/3 di probabilità che non vada perduto nessuno stabilimento e nessun posto di lavoro.

A ben vedere, le soluzioni prospettate sono le stesse: il piano A della prima coppia corrisponde al piano A della seconda, e il piano B della prima coppia corrisponde al piano B della seconda; eppure, paradossalmente e contrariamente alla logica, l’80% degli interrogati preferì il piano A nel primo caso e il piano B nel secondo.

Risposte diverse allo stesso quesito

Questo semplicemente per come erano illustrati i due piani, in senso positivo nel primo caso e in senso negativo nel secondo. Il diverso approccio che il nostro cervello ha di fronte a una prospettiva di guadagno (prima coppia di soluzioni) e ad una prospettiva di perdita (seconda coppia di soluzioni), influenza a tal punto la nostra valutazione del problema da indurci a dare due risposte opposte nei due casi, nonostante il quesito sia esattamente il medesimo.

L’effetto Framing non si può evitare, si può solo correggere

Anche l’effetto Framing dimostra come le distorsioni cognitive siano in grado di indurre il nostro cervello a formulare giudizi e valutazioni contrarie alla logica; nonostante questo, basandosi sull’intuito e su schemi mentali ciò accade senza che neppure ce ne accorgiamo.

E’ stremamente importante, dunque, attivare la nostra razionalità quando ci troviamo a dover interpretare, giudicare o analizzare una situazione; è necessario ricordarsi sempre che l’intuito tende a farci interpretare le informazioni in base al contesto di riferimento. Come per le altre distorsioni cognitive, infatti, si tratta di un approccio attivato in automatico dal Sistema 1, sul quale non possiamo agire razionalmente.

Tutto quello che possiamo fare è prenderne consapevolezza e ricordarsi sempre di riequilibrare l’effetto framing con una analisi razionale e libera da preconcetti.

P.T.