Secondo Michael Shermer, fondatore della Skeptic Society americana, il motivo per cui gli umani hanno una forte tendenza a credere a teorie antiscientifiche, credenze, complotti e altre circostanze completamente prive di un reale riscontro deriva da una dinamica che egli stesso definisce “schemismo”: la costante tendenza del nostro cervello primitivo a cercare di individuare schemi, correlazioni, rapporti causali agli accadimenti che osserva o cui prende parte. Questo perché l’individuazione di schemi e correlazioni permette al cervello di interpretare la realtà e quindi prevederla, facilitandoci la sopravvivenza.
Tuttavia, il cervello primitivo non ha alcuna nozione specifica delle regole della natura che reggono quegli accadimenti, ne’ conosce istintivamente i principi del metodo scientifico; per questo, si affida ad una serie di ragionamenti primordiali che, non essendo necessariamente reali, vengono definiti “distorsioni cognitive” perché ci portano spesso a conclusioni “distorte” rispetto alla realtà, capaci di creare un circolo vizioso che ci impedisce di uscire dai pregiudizi che ci siamo formati.

Tra le tante, ho pensato di selezionare e spiegarvi le 6 che più delle altre incidono sulla creazione di credenze, teorie antiscientifiche e complotti.

1) Bias di conferma: il nostro cervello, per consolidare gli schemi, tende sempre a preferire, prestare attenzione, ricordare e cercare solo le informazioni che già confermano i nostri preconcetti (es. se istintivamente credo a un complotto/credenza, tenderò a leggere e preferire le fonti che ne sostengono la validità, ignorando o dimenticando quelle che la confutano).

2) Ancoraggio: il nostro cervello ha la propensione a prendere decisioni basandosi sulle prime informazioni trovate, o comunque a farsi condizionare da queste più che da tutte quelle successive (es. se la prima notizia che leggo su un complotto/credenza è a favore della sua esistenza, quella notizia, essendo la prima “messa a sistema”, condizionerà la mia valutazione di tutte le altri fonti che leggerò sull’argomento).

3) Apofenia: lo schemismo ci spinge a individuare pattern significativi tra dati casuali (es. nel gioco d’azzardo la convinzione di aver individuato “schemi” nelle uscite dei numeri, come quando puntiamo forte sul rosso perché per più volte di fila è uscito nero, senza considerare che statisticamente ogni lancio di pallina è indipendente dai precedenti).

4) Appartenenza al gruppo: tendenza a considerare vera una teoria per il semplice fatto che la sostengono le persone che ritieni appartenere al tuo gruppo e di cui ti fidi (es. se il membro del partito politico per cui parteggio fa una affermazione, tenderò a ritenerla giusta senza una concreta verifica delle sue argomentazioni).

5) Polarizzazione: al fine di facilitarci le scelte, il cervello umano tende a elaborare la realtà in modo binario, priva di gradazioni intermedie che renderebbero più complesso individuare una soluzione (es. se sono contrario all’immigrazione, chiunque non la pensi come me lo considero un buonista, e viceversa se sono favorevole chiunque dica qualcosa di negativo sull’immigrazione lo considero un razzista, senza valutare possibili vie di mezzo);

6) Semplificazione: il nostro cervello difficilmente accetta di non poter comprendere un concetto, per questo tende sempre a semplificare situazioni complesse per permetterci di interpretarle e consentirci di formulare un giudizio su di esse (un esempio tipico che consegue alla semplificazione è l’effetto Dunning-Kruger, che ci spinge a semplificare concetti complessi inducendoci a ritenere le materie su cui si fondano più semplici di quelle che sono, facendoci sopravvalutare le nostre capacità in quel settore.

Sebbene ne sia un vettore importante, l’ignoranza non è l’unica condizione che spinge gli umani a credere a teorie antiscientifiche: è piuttosto uno “scherzo” del cervello primordiale che, come visto, può colpire tutti, dagli analfabeti ai premi Nobel. Non sottovalutate mai questo aspetto.

P.T.