I rischi del complotto delle scie chimiche

Nei precedenti capitoli, e in particolare nel primo, abbiamo rilevato come la realizzazione del complotto delle scie chimiche necessiti di una serie di meccanismi e procedure estremamente complesse, che perdurerebbero da più di mezzo secolo. Se questo non bastasse logicamente a dimostrare l’inconsistenza della teoria per l’evidente impossibilità pratica di metterlo in atto, possiamo ora passare alla valutazione dei rischi del complotto connessi con la realizzazione dell’intero piano.

Come vedremo, una simile cospirazione si esporrebbe infatti ad una quantità infinita di rischi di essere svelato o di fallire, che cercheremo di fare emergere passo passo, a titolo esemplificativo, ripercorrendo la procedura analizzata nel primo articolo della rubrica.

Tutti i rischi del complotto

Cominciamo dall’inizio.

Le industrie di alluminio

Abbiamo dedotto che i poteri forti dovrebbero acquistare le sostanze – alluminio e bario – dalle industrie metallurgiche che lo estraggono o rivendono. Abbiamo anche rilevato che le quantità necessarie per tutto il piano sarebbero mastodontiche; ciò comporterebbe che le compagnie aeree, o chi per loro, sarebbero il principale cliente di quelle industrie, o comunque uno dei principali.

Ora. Quantità di materiale del genere deve uscire da quelle industrie con delle bolle di trasporto; le industrie o aziende esterne dovrebbero mettere a disposizione flotte di tir e l’amministrazione di quelle industrie dovrebbe provvedere alla fatturazione.

rischi del complotto

La probabilità che almeno uno di quegli addetti – tra amministrazione, trasportatori e inservienti – si ponga qualche domanda sul perché la stragrande maggioranza delle sostanze vendute vadano alle compagnie aeree, soprattutto visto che del complotto delle scie chimiche si sente spesso parlare, è ovviamente altissima.

Ma ovviamente farebbero tutto in nero!” Certo: migliaia di tonnellate di alluminio, pari al 90% del materiale estratto o acquistato dall’industria e stoccato nei magazzini, verrebbe venduto in nero e nessuno in 70 anni se ne accorgerebbe…

I trasportatori

In seguito, quel materiale verrebbe caricato sui tir e trasportato verso gli aeroporti. Anche qui, le probabilità che qualche trasportatore si ponga il problema del trasferimento di tonnellate di alluminio verso le compagnie aeree e gli aeroporti sono altissime nell’arco di 70 anni.

Ugualmente altissime sarebbero le probabilità che la polizia stradale – che notoriamente esegue migliaia di controlli l’anno sui trasportatori – possa fermare uno di quei tir, rilevare contenuto e destinazione, e farsi venire qualche dubbio; a maggior ragione se, come alcuni sosterrebbero, questi trasporti avverrebbero clandestinamente, quindi senza bolle, fatture e documentazioni di ogni tipo.

E si tratta di una eventualità non preventivabile e quindi non gestibile preventivamente, salvo corrompere tutta la polizia stradale del mondo, da 70 anni.

Ingegneri e addetti delle compagnie aeree

rischi del complotto

Andiamo avanti. Abbiamo visto parlando della complessità del complotto che per l’irrorazione sarebbe necessario dotare gli aeromobili di cisterne per contenere alluminio e bario e di sistemi e tubazioni per l’irrorazione; tali marchingegni devono essere progettati, assemblati e montati sugli aerei da qualcuno. Da qui derivano ulteriori rischi del complotto, quali:

  • La possibilità che gli ingegneri progettisti possano, in qualunque momento, pentirsi e decidere di parlare con qualcuno del piano in atto;
  • l’eventualità che i disegni e i brevetti di questi sistemi finiscano nelle “mani sbagliate”
  • l’eventualità che a parlare siano gli addetti alla manodopera che installano queste cisterne sugli aerei, o coloro che le trasportano dalla casa produttrice alle compagnie aeree;
  • il rischio che chiunque lavori al montaggio dei velivoli – elettricisti, ingegneri, montatori, addetti alla fusoliera, arredatori degli interni, informatici, addetti alle pulizie e tutti coloro che materialmente mettono piede sull’aereo durante il montaggio – possano “inciampare” su queste cisterne e quindi notarle e parlarne con qualcuno;
  • la possibilità che a notare queste cisterne siano stewards, hostess e addetti alla manutenzione e al controllo e che possano essere indotti a diffondere la notizia;
  • l’eventualità che a fare questo siano gli addetti al rifornimento a terra negli hangar nascosti, ma anche i responsabili delle torri di controllo e in generale il personale aeroportuale;
  • il rischio che dopo ogni eventuale disastro aereo possano emergere tra i resti parti di questi meccanismi e venirne svelato l’utilizzo durante le successive perizie.

Dei rischi che, si ribadisce, sussisterebbero costantemente, ogni giorno, in ogni angolo del mondo, da 70 anni.

Rischi “esterni”

Naturalmente, i rischi del complotto non si esauriscono all’interno del sistema congegnato per la sua realizzazione, ma anche all’esterno.

In qualunque momento, infatti, gli esperti di meteorologia, i ricercatori del settore o gli ambientalisti potrebbero individuare anomalie nelle sostanze contenute nell’aria, facendo emergere dubbi e perplessità; vi è l’alto rischio che tali soggetti diffondano i loro studi scientifici creando una forte eco nel mondo su quello che hanno scoperto.

Ancora, in ogni momento qualcuno potrebbe denunciare il problema e coinvolgere le autorità – ricordo l’esempio delle ben tre interrogazioni parlamentari mosse solo in Italia o le eventuali cause in tribunale – costringendo i poteri forti a rimanere costantemente vigili e pronti ad intervenire per corrompere giudici, parlamentari, periti, esperti, giornalisti.

In ogni parte del mondo, costantemente, da 70 anni.

Troppi rischi

Mi sembra logico e naturale che un complotto del genere avrebbe pressoché nulle possibilità di restare nascosto per così tanto tempo, riuscendo a scongiurare una quantità tale di rischi ai quali il piano sarebbe esposto quotidianamente da più di mezzo secolo.

La maggior parte di questi rischi, come visto, non sono preventivabili o gestibili in anticipo; ciò comporterebbe quindi un’ulteriore logistica – che si aggiungerebbe a quella già esistente per la realizzazione pratica del complotto – che dovrebbe costantemente monitorare tutti gli addetti, gli ingegneri, i trasportatori, il personale e in generale tutti coloro che avrebbero i mezzi per svelare il complotto, attraverso un sistema tanto penetrante da fare invidia al Grande Fratello di George Orwell.

Solo che quello era un libro, questa è la realtà.

In nessun modo si può ragionevolmente sostenere che un impianto logistico del genere non incapperebbe in nessuno di questi rischi nell’arco di 70 anni.