Con l’articolo di oggi apriamo una nuova rubrica sulle cospirazioni mondiali, parlando del famigerato complotto delle scie chimiche. Lo faremo in 6 articoli, ognuno dei quali tratterà uno degli aspetti della logica dei troppi.
Scie Chimiche: il piano dei “Poteri Forti”
Per cominciare analizzeremo un aspetto che va necessariamente sviscerato per primo e che consiste nell’eccessiva complessità della logistica e dell’organizzazione di un simile “piano di sterminio mondiale“.
I complottisti, infatti, continuano a fornire presunte prove, testimonianze, immagini e quant’altro, ma nessuno di loro si premura di fare l’unica cosa davvero logica: provare a ricostruire la teoria del complotto per verificare se essa sia davvero realizzabile. Siccome loro si guardano bene dal farlo, cercheremo di farlo noi in questo articolo.
Come sarebbe strutturato il complotto delle scie chimiche
Proviamo a entrare nella mente del complottista e riordiniamo un attimo le idee.
Secondo la teoria del complotto delle scie chimiche, i “poteri forti” userebbero i voli aerei di linea – ma anche quelli militari – per irrorare il cielo con sostanze dannose, al fine di ucciderci/farci ammalare/renderci stupidi (su questo punto non c’è chiarezza).
Acquisto e trasporto del materiale
Bene. Se così fosse, dovremmo ipotizzare una serie di meccanismi e circostanze che inevitabilmente dovrebbero verificarsi, e che come vedremo rendono la complessità del complotto di un livello straordinario.
Innanzitutto, questi “poteri forti” sarebbero d’accordo con le industrie che si occupano dell’estrazione e della lavorazione di quelle sostanze, dalle quali verrebbero acquistati alluminio e bario (in quantità estremamente ingenti, come vedremo nei prossimi articoli).
Naturalmente, non è una passeggiata trasportare quantità così ingenti di sostanze in tutti gli aeroporti del mondo; motivo per cui la logistica imporrebbe la creazione di una vera e propria “flotta” di trasportatori che si preoccupino di fare arrivare queste sostanze nei vari aeroporti del pianeta.
Stoccaggio del materiale
Ma non solo: una volta che questi trasportatori hanno raggiunto le varie destinazioni, dove scaricherebbero il materiale? Parliamo di centinaia e centinaia di tonnellate, che oltre a passare ben difficilmente inosservate, necessitano di un luogo apposito dove essere custodite.
Dobbiamo quindi immaginare che in ogni aeroporto vi sia almeno un hangar – ovviamente il luogo deve essere nascosto agli occhi dei migliaia di turisti e addetti che visitano giornalmente gli aeroporti – adibito allo scopo.
Altrettanto ovviamente, le sostanze non possono essere buttate lì a caso, anche perché sarebbe necessario custodirle in un luogo – delle cisterne, ad esempio – che consentano poi di rifornire i vari aerei prima di ogni viaggio, visto che consumerebbero quasi più alluminio che benzina.
Si tratterebbe poi di accordarsi con il personale aeroportuale e le torri di controllo per dirottare ogni aereo, prima del decollo, verso questi hangar per il rifornimento di alluminio e bario, perché ovviamente non è che i piloti di aerei possano spostare sulla pista di atterraggio dei mastodonti da centinaia di tonnellate così come gli pare senza che nessuno degli addetti se ne accorga o si chieda dove stiano andando. Una volta in questi hangar, ci sarà anche del personale – preciso: in ogni aeroporto del pianeta – che provveda a quel rifornimento (dubito che caricare migliaia di tonnellate di alluminio su un aereo sia come fare benzina all’Autogrill…).
Predisporre i velivoli
Abbiamo detto che per realizzare il complotto delle scie chimiche gli apparecchi devono ovviamente essere riforniti delle sostanze per poter irrorare. Anche questo si porta dietro delle conseguenze logistiche non da poco, come stiamo per vedere.
Se infatti gli aerei vengono riforniti di alluminio e bario, è gioco forza che ogni aeroplano di linea del mondo sia provvisto di un complesso sistema ingegneristico, fatto di serbatoi e condutture, per caricare le sostanze, trasportarle sulle ali e rilasciarle nell’atmosfera durante il volo attraverso i motori.
Non trattandosi di qualcosa che si può fare con due cannucce e un po’ di nastro adesivo, mi pare evidente che dietro questo meccanismo debba esserci un progetto e una realizzazione fatta da un ingegnere aeronautico, che come tale deve necessariamente essere a conoscenza del complotto perché non può non sapere a cosa quel sistema serva e soprattutto quanto appesantisca l’aereo, visto che il peso incide sull’aerodinamica.
Inoltre, dopo averle progettate, queste strutture qualcuno deve averle assemblate, qualcuno trasportate nei cantieri delle compagnie aeree e qualcun altro montate materialmente sugli apparecchi, coinvolgendo intere aziende in tutto il globo.
E non stiamo considerando che, come vedremo nel capitolo sui costi, questi aerei emetterebbero tonnellate e tonnellate di alluminio per ogni volo, il che comporterebbe capire anche quanto diavolo debbano essere grossi questi serbatoi e dove poterli piazzare in modo che non siano visibili.
Tutti fattori che aumentano non poco la complessità del complotto delle scie chimiche.
Complessità del complotto delle scie chimiche sul lungo termine
Ancora una volta, è necessario non dimenticare che questo enorme sistema, che si disloca lungo tutti gli aeroporti del mondo e coinvolge compagnie aeree, industrie metallurgiche, personale aeroportuale, ditte di trasporti, ingegneri aeronautici e ditte manifatturiere, funzionerebbe costantemente, ogni singolo giorno dell’anno, in ogni singola città di ogni singolo Stato del pianeta, senza sosta da almeno 70 anni.
Più di mezzo secolo durante il quale nessun pilota obietta alcunché; nessun addetto all’amministrazione delle industrie di alluminio si pone domande sul fatto che il 90% della loro produzione sia destinata alle compagnie aeree; neanche un ingegnere aeronautico e nessuno dei progettisti delle cisterne di rifornimento si chieda a cosa servono le strutture che stanno costruendo e facendo piazzare negli aeroporti e negli aerei; nessun addetto alle torri di controllo si chieda perché tutti gli aerei prima del decollo passino da questi hangar che nessuno gli ha mai spiegato a cosa servano.
Non solo, ma nessuno di coloro che provvedono al rifornimento di alluminio e bario nei serbatoi degli aerei si chiedano cosa stiano facendo e perché; nessuna delle persone che per un qualunque motivo frequentano gli aeroporti si accorgano di nulla; nessuno degli addetti alla manutenzione e il controllo degli aerei si avveda dell’esistenza di questi serbatoi pieni di allumino e bario; nessun passeggero e nessuno steward scopra nulla.
Ma questo lo vedremo più nel dettaglio nei prossimi articoli dedicati al complotto delle scie chimiche.
E’ il miglior piano possibile?
In chiusura, è ancora necessario analizzare un ultimo aspetto del complotto delle scie chimiche.
Come vedremo, il piano di irrorazione prevede il coinvolgimento di milioni di persone, aziende, esperti, materiali e strutture; necessiterebbe di un investimento economico spropositato; comporterebbe la predisposizione di una logistica estremamente complessa, laboriosa, radicata.
A fronte di tutto ciò, la prima domanda che dovremmo porci è: ma il complotto delle scie chimiche sarebbe davvero efficace? Questo sistema di irrorazione funzionerebbe?
No.
L’ipotesi di contaminare in qualche modo gli organismi umani, che stanno a terra, spargendo a decine di migliaia di metri sopra le nostre teste molecole di sostanze come alluminio e bario, nella speranza che cadano perpendicolarmente sul terreno esattamente dove vuoi tu, ignorando i fattori atmosferici, l’esiguo peso delle particelle e tutte le altre variabili del caso, sarebbe semplicemente senza senso.
Lo sarebbe perché la stragrande maggioranza del materiale verrebbe disperso nell’atmosfera e non arriverebbe mai a terra, e lo sarebbe perché la restante parte finirebbe in punti a caso della superficie terrestre, non preventivabili con alcuno strumento – si parla di microparticelle spostate dal vento per migliaia di metri! – col risultato che quelle sostanze non avrebbero alcuna influenza sull’organismo umano. Comunque molta meno di quella già presente nei cibi, nell’acqua e nel terreno a prescindere dalle scie chimiche.
Il complotto si tradurrebbe cioè in una perdita di tempo e denaro senza precedenti.
Si tratta del solito rapporto “costi-benefici”, sconosciuto ai complottisti; una spesa di migliaia di miliardi di euro, con tutti i connessi rischi, difficoltà e sacrifici, non sarebbe di alcuna utilità per un piano che non dà alcuna garanzia di successo. Soprattutto se, con cifre estremamente più contenute, si potrebbero ottenere quegli stessi risultati in maniera estremamente più efficiente.
Strategie migliori e meno complesse del complotto delle scie chimiche
Per riuscire a fare ammalare o sterminare la popolazione, vi sono infatti centinaia di soluzioni estremamente più semplici e meno costose del complotto delle scie chimiche, che i “poteri forti” potrebbero mettere in pratica con maggiore facilità e garanzie di successo decisamente superiori. Senza barcamenarsi nella complessità del complotto delle irrorazioni.
Risaputo è ormai l’esempio dell’avvelenamento degli acquedotti; un piano del genere potrebbe essere realizzato con estrema semplicità, anche in una sola notte – altro che 70 anni! – e da un manipolo appena di persone, garantendo tutti i principi della logica dei troppi ed assicurando il risultato nel giro di qualche settimana con un investimento in denaro minimo.
Ma in realtà qualunque strategia sarebbe più utile di quella delle scie chimiche.
Ad esempio, ho immaginato il complotto delle “patate contaminate“: i “poteri forti” potrebbero decidere di contaminare le partite di patate per avvelenare la popolazione. Perché? Perché praticamente tutti mangiano le patate, e per realizzare il piano basterebbe corrompere i produttori di patate affinché le contaminino. Non ci sarebbe bisogno di coinvolgere anche la grande distribuzione, i ristoranti, i supermercati, i trasportatori: questi continuerebbero a trasportare e commercializzare patate senza notare la differenza né maturare dubbi di alcun tipo.
Inoltre, chi è coinvolto scongiurerebbe ogni tipo di rischio semplicemente smettendo di mangiare patate per un certo periodo; nel giro di qualche settimana, contaminando appena qualche migliaio di partite di patate, si potrebbero intossicare milioni e milioni di persone.
Del resto, anche creare un super virus in laboratorio, per quanto complesso e costoso, sarebbe più economico del complotto delle scie chimiche.
Insomma: la complessità del complotto delle scie chimiche è tale che un piano del genere non lo metterebbe in pratica neppure un pazzo schizofrenico.