Oggi è mia intenzione analizzare di nuovo – dopo averlo fatto in questo articolo – il metodo complottista con riguardo alla questione del virus di laboratorio.
Cosa si intende per “metodo complottista“?
Si tratta di una particolare forma di Antimetodo utilizzata per sostenere un complotto, ossia le modalità con cui i complottisti costruiscono le loro teorie, interpretano le prove e forniscono le argomentazioni a sostegno delle loro tesi.
Soprattutto in questi giorni, nel pieno della pandemia di Coronavirus, stanno circolando senza sosta le teorie complottistiche più disparate sull’origine del virus; a tale scopo, può essere utile analizzare in generale le impostazioni di queste teorie per dimostrare come siano tutte formulate con le stesse identiche modalità, fondate su banali errori metodologici, fallacie logiche e ricorso ai soliti bias cognitivi.
Per dimostrarlo analizzerò, come ho già fatto in altri articoli in passato, una conversazione avuta con uno dei sostenitori di queste teorie, e in particolare una breve ma significativa discussione avuta sul mio account Quora (per chi fosse iscritto al social, qui trovate il mio account… seguitemi anche lì!). Potrete poi voi stessi applicare le dinamiche che analizzeremo in questo articolo a tutti i post, i video e gli articoli complottisti, per scoprire che le metodologie sono sempre le stesse. E sono totalmente sbagliate.
La discussione riguardava le mie considerazioni sull’ipotesi del virus creato in laboratorio, di cui avevo già parlato in modo esaustivo in questo articolo. Il complottista, come prevedibile, è arrivato per smentire le mie considerazioni. Vediamo come.
Confondere le congetture con le prove
Il più classico degli errori del metodo complottista è quello di confondere le congetture con le prove; come spiega benissimo K.R. Popper nel suo libro “Congetture e Confutazioni”, questo è un errore molto comune, con cui i complottisti vanno a nozze.
Dunque. Il complottista parte fornendo alcuni argomenti che dovrebbero suggerire la validità della teoria dell’origine artificiale del virus. Analizziamole.
Il medico che ha scoperto il virus per primo è stato zittito e poi è morto
Questo dovrebbe dimostrare che il Governo cinese era nel dolo, al punto da cercare di zittirlo e poi ucciderlo per non far fuoriuscire la notizia. Il punto è che un atteggiamento simile la Cina lo ha sempre avuto e non solo in circostanze simili – si veda la diffusione della SARS o dell’aviaria, per le quali il Governo cinese è stato restio molto a lungo a fornire informazioni all’esterno, e anzi in entrambi i casi per molto più tempo che non per il Sars-Cov-2 – ma in generale come parte integrante della sua politica estera. Che la Cina nasconda gran parte delle cose che accadono nel proprio Paese è infatti risaputo in ogni ambito. Se dunque la Cina ha sempre tentato di nascondere quello che accadeva nel suo territorio – comprese le epidemie -, se questa fosse una prova del complotto allora dovrebbe esserlo anche per le altre circostanze, e di conseguenza anche la SARS e l’aviaria sarebbero un complotto.
I servizi segreti ne sanno più dei virologi
Questa affermazione, riferita al fatto che la teoria è stata diffusa per la prima volta da un esponente dei servizi segreti israeliano – Dany Shoham -, è una fesseria: i servizi segreti possono avere accesso a documenti segreti che i ricercatori non conoscono, possono avere contatti occulti, relazioni con gente influente, ma non hanno nozioni di virologia superiori ai virologi. Anzi: se nei servizi segreti esiste qualcuno addetto alla creazione di virus di laboratorio, questi sarà necessariamente un virologo, perché solo un virologo può avere le nozioni e le competenze per analizzare e creare virus. E Shoham non lo è.
Ci sono un sacco di laboratori per la guerra biologica
Certo, ce ne sono un sacco. Quindi? Ci sono anche un sacco di organizzazioni che truccano le gare sportive, ma questo non fa dedurre in automatico che qualunque partita di calcio del mondo sia truccata. Allo stesso modo, il fatto che esistano numerosi laboratori del genere non significa automaticamente che quel virus sia artificiale. Perché dovrebbe esserlo il Sars-Cov-2 e non qualsiasi altro virus? Quale sarebbe il collegamento specifico che ci farebbe dedurre che il Coronavirus di oggi sia stato fatto in uno di quei laboratori? Nessuno, è solo una congettura.
Andiamo avanti. In questo secondo commento, oltre ad emergere una palese contraddizione dato che da un lato afferma che l’Europa è il miglior cliente della Cina e quindi non avrebbe senso creare contro di lei un’arma biologica, ma subito dopo dice che la Cina ha creato quest’arma biologica per colpire le economie occidentali – ci decidiamo? – viene finalmente fuori la possibile ricostruzione dei fatti secondo la teoria complottista.
In effetti, la sua ricostruzione appare sensata, visto che il virus ha fatto danni medi in Cina ma ora ne farà di rilevanti in Europa. Quindi, come dice lui stesso, “è un’ipotesi plausibile, visto che nel caso fosse reale, starebbe centrando perfettamente l’obiettivo“.
Il principio di riadattamento
La verità è che il nostro complottista, come tutti i suoi colleghi, compie un errore metodologico clamoroso: invece di raccogliere le prove per verificare un’ipotesi, parte dall’ipotesi e riadatta le prove a quella ipotesi. Così facendo, però, è possibile dimostrare qualunque ipotesi. Verifichiamolo.
Avevo già fatto sulla mia pagina l’esempio della teoria – che avevo inventato di sana pianta – per cui il virus sarebbe stato messo in giro dagli ambientalisti per abbassare i livelli di Co2. In effetti, i livelli di Co2 si sono abbassati davvero, quindi “è un’ipotesi plausibile, visto che nel caso fosse reale, starebbe centrando perfettamente l’obiettivo“.
Oppure: avete notato che il virus uccide soprattutto i vecchi? E se fosse un complotto degli Stati per abbassare i costi della previdenza? Non potete negare che “è un’ipotesi plausibile, visto che nel caso fosse reale, starebbe centrando perfettamente l’obiettivo“.
E se invece fosse un complotto delle case farmaceutiche per commercializzare un nuovo vaccino e fare miliardi? In effetti “è un’ipotesi plausibile, visto che nel caso fosse reale, starebbe centrando perfettamente l’obiettivo“.
E potrei andare avanti per giorni. Insomma: quello che il complottista non capisce è che ricostruire la teoria ex post, valutando se gli effetti sono adeguati alla causa, è logicamente scorretto.
Qualunque tipo di catastrofe naturale – un’epidemia, un terremoto, un uragano, un disastro nucleare – arreca danno a qualcuno e crea opportunità per qualcun altro; è una circostanza fisiologica, che non comporta che allora ogni singola catastrofe naturale sia un complotto. Limitandoci ad usare il criterio “Tizio ci perde e Caio ci guadagna” ci sarebbero almeno una ventina di complotti dietro il Coronavirus. E’ ovvio che questo argomento non abbia alcuna validità nel dimostrare la teoria complottista.
Il fatto che piova non significa necessariamente che ci sia dietro un complotto dei venditori di ombrelli.
Paolo TuttoTroppo
Questo argomento sembra valido solo se si ragiona col metodo complottista, ossia valutando tutto alla luce della mia ipotesi iniziale, ignorando tutte le altre ugualmente possibili. Il ruolo del bias di conferma, in questo, è palese.
In generale, ricordate sempre questo principio fondamentale:
Se un’argomentazione dimostra più tesi contemporaneamente, allora non ne sta dimostrando nessuna
Paolo TuttoTroppo
Metodo complottista e prove scientifiche
Un aspetto importante delle teorie del complotto – che dovete sempre ricordare di verificare quando vi imbattete in una di quelle teorie – è che se il complotto in qualche modo chiama in causa argomenti scientifici, qualunque congettura, circostanza o notizia smette totalmente di avere valore: il complotto scientifico ha bisogno di una prova scientifica – ne avevamo parlato bene qui.
In questo caso si parla infatti di virus di laboratorio; se così è, questa circostanza può e deve essere dimostrata con uno studio scientifico e non semplicemente cercando di capire se qualcuno ci guadagna o riadattando circostanze casuali al mio complotto. Se un virus è artificiale, infatti, è possibile per gli esperti capirlo analizzandone il genoma e la sua evoluzione.
Questo è ciò che ho spiegato al complottista di turno, che ha risposto così.
In primo luogo, afferma che in ambito scientifico vi sia incertezza sulla sua origine; fa cioè presumere che vi siano studi scientifici che ne attestano l’origine naturale e altri che ne attestano l’origine artificiale. Ciò non è affatto vero, come a breve approfondiremo; come non sono vere neppure le sue elucubrazioni sul “virus selezionato per successive mutazioni” nel senso che, se anche fosse, sarebbe comunque possibile riscontrarlo con delle analisi sul genoma.
Per dimostrargli che non c’è alcuna incertezza nel mondo scientifico, gli ho linkato alcuni studi e alcune notizie, alle quali ha risposto così.
Notate bene: i link che gli avevo proposto erano uno studio pubblicato sul Lancet, un’altro studio pubblicato su Nature, un articolo di debunking preso da Bufale.net – con tutte le fonti – un’intervista al Dott. Galli su Rainews e un articolo di Repubblica che parla di un’altra pubblicazione (di cui ci sono tutti i riferimenti).
Il complottista liquida facilmente le mie prove screditandone la provenienza senza neanche verificare che all’interno ci sono le fonti, dicendo che non sono pubblicazioni scientifiche. Guarda caso, però, dimentica di dire qualcosa rispetto ai due studi che gli ho linkato, pubblicati su due delle riviste più accreditate del mondo…Mannaggia, si è perso proprio quei due link, che sfortuna, eh?
Nessuna sfortuna, questo è tipico del metodo complottista: non potendo contestare i risultati di pubblicazioni scientifiche accreditate – non avendo alcuna competenza in merito – ma nell’esigenza di confutare comunque la tesi avversa, si attacca a quello che può, pensando che facendo notare che alcune delle mie fonti non sono scientifiche in automatico vengano screditate anche le altre due e quindi la mia intera teoria. In realtà, egli dimostra solo che il suo bias di conferma è così potente che le prove avverse neppure le legge.
Anzi, come stiamo per vedere adesso, anche quando le legge riesce con un incredibile volo pindarico a traviarne il significato totalmente.
Quando gli ho fatto notare che si era perso due studi scientifici e che fino a quel momento aveva fatto tante parole, ma non era stato in grado di produrre uno solo degli studi che secondo lui attesterebbero un’origine artificiale, finalmente mi gira il link di una pubblicazione scientifica.
Lo studio da lui postato lo trovate qui; cosa dice la parte che mi dice di andare a guardare? La incollo qui sotto:
The novel coronavirus originated from the Hunan seafood market at Wuhan, China where bats, snakes, raccoon dogs, palm civets, and other animals are sold, and rapidly spread up to 109 countries. The zoonotic source of SARS-CoV-2 is not confirmed, however, sequence-based analysis suggested bats as the key reservoir.
I ricercatori dicono cioè che, alla luce delle loro analisi, l’ipotesi zoonotica non è confermata al 100%, ma suggeriscono che la derivazione sia dai pipistrelli. Il complottista è così riuscito, su uno studio di una decina di pagine in cui si parla praticamente solo della derivazione del virus dagli animali, a prendere le 3 parole “is not confirmed” e usarle per dimostrare la sua tesi.
Tesi che continua a non stare in piedi per 2 ragioni:
- la medicina e la biologia non sono scienze esatte, ma probabilistiche; è dunque perfettamente normale che raramente un ricercatore si lanci nell’affermare qualcosa con la certezza del 100%; ciononostante, lo studio fa una precisa analisi del genoma del virus e ne conclude che, con ogni probabilità, esso derivi dai pipistrelli. Del resto, tutti gli studi di questo tipo sono sottoposti a peer review, ossia alla verifica di altri esperti, e trattandosi di un tema nuovissimo è normale che, nonostante le risultanze inequivocabili, il ricercatore preferisca non sbilanciarsi;
- soprattutto, la formula dubitativa non lascia trasparire da nessuna parte che il virus possa essere stato invece creato in laboratorio. Questa circostanza non si evince, nemmeno come probabilità remota, da nessuna parte nello studio da lui citato. Al più, i dubbi dei ricercatori sono sul fatto che effettivamente sia una mutazione di un virus dei pipistrelli o di qualche altro animale (altri studi parlano del pangolino). A dedurre che il dubbio stia comportando il lasciare aperta l’ipotesi del virus artificiale è solo il complottista, pur non essendoci scritto da nessuna parte. Ecco un’altra prova del principio di riadattamento indotto dal bias di conferma (parto dalla mia ipotesi e decido che qualunque dubbio sulla versione avversa sia una prova della mia teoria).
Metodo complottista e assenza di prove
Il risultato è dunque che in base al metodo complottista è possibile ritenere plausibile una tesi:
- senza avere alcuna competenza in materia;
- ignorando ogni prova contraria;
- confondendo le congetture con le prove;
- confondendo i fatti con le opinioni;
- travisando il contenuto delle prove da lui stesso proposte;
- nonostante tutti gli esperti interessati alla faccenda l’abbiano esplicitamente esclusa;
- continuando a ritenere plausibile la teoria nonostante non abbia uno straccio di prova, argomento, opinione di esperto o documento che la renda anche solo lontanamente probabile.
“Non possiamo comunque escluderlo al 100%“, continua a dire il complottista: ma cosa non possiamo escludere al 100%? Ragionando così, non possiamo nemmeno escludere che il virus sia frutto di un esperimento alieno. Anzi, mentre gli esperti hanno già escluso che il virus possa essere artificiale, la derivazione aliena non può essere esclusa con la medesima certezza, quindi questa seconda ipotesi è anche più probabile…
Ecco su cosa si regge il metodo complottista. Verificate queste dinamiche, quando vi approcciate a una di queste teorie.
P.T.