Parliamo ancora di bias cognitivi. Il Sistema WYSIATI (che crea schemi e “storie coerenti” nel nostro cervello in base alle sole informazioni che possiede, ritenendole le uniche possibili) è così radicato nel nostro istinto ed è in grado di costruire teorie così coerenti che ognuno di noi pone in essere delle scelte o esprime dei giudizi che, di fatto, in alcuni casi risultano completamente illogici e irrazionali, ma di cui non ci accorgiamo affatto.

Per dimostrarlo, il premio Nobel Kahneman, insieme allo psicologo Tversky, ha elaborato un esperimento che potete fare anche voi.

Leggete questa descrizione e rispondete alla richiesta al fondo:

“Linda ha 31 anni: nubile, estroversa, brillante, laureata in filosofia, da studentessa molto impegnata politicamente e di ideologia anti-nucleare”.

Ora mettete in ordine di probabilità i seguenti enunciati:

1) Linda è una cassiera di banca;

2) Linda è una cassiera di banca iscritta al movimento femminista.

In che ordine li avete messi? Almeno il 75% delle persone sottoposte all’esperimento ha ritenuto più probabile che Linda fosse una cassiera di banca iscritta al movimento femminista, e presumibilmente lo avrete fatto anche voi: una ragazza single, laureata in filosofia e impegnata politicamente, è plausibile possa essere iscritta al movimento femminista, giusto?

Tuttavia, questa deduzione è completamente contraria ai più elementari principi della ragione: stiamo infatti considerando un sotto insieme di qualcosa come più probabile del suo sovra insieme, sfidando qualunque legge statistica.

Un simile dato non è preso in considerazione dal nostro intuito perché è portato a ragionare come se le informazioni in suo possesso siano le uniche possibili. Al contrario, una corretta analisi probabilistica, precisa Kahneman nel suo libro, avrebbe dovuto partire dalla cosiddetta “probabilità a priori”: se l’1% delle cassiere di banca è anche iscritta al movimento femminista, Linda ha il 99% delle probabilità di essere semplicemente una cassiera e solo l’1% di essere anche iscritta al movimento femminista. Questo dato di base da cui partire (appunto la probabilità a priori) dovrà poi essere “aggiustato” in base alle ulteriori informazioni che abbiamo più specificamente su Linda.

Vediamolo meglio: le tre caratteristiche che potrebbero farci propendere per il suo essere iscritta al movimento femminista (l’essere single, l’essere laureata in filosofia e l’essere una attivista) non vanno considerate come la base da cui partire per ragionare, ma usate per riadattare la probabilità a priori, che va necessariamente presunta. In questo modo, Linda si collocherebbe nel quarto cerchio del diagramma qui sotto, che dimostra come le probabilità che lei sia iscritta al movimento femminista siano tutt’altro che superiori a quelle che sia una cassiera non iscritta a quel movimento.

La confusione che il nostro cervello fa tra plausibilità e probabilità deriva inoltre, ancora una volta, proprio dal sistema WYSIATI: abbiamo infatti tutti ragionato sulle percentuali fondando ogni ragionamento solo su quelle due righe della descrizione iniziale, come se le informazioni ivi contenute fossero le uniche possibili sulla vita di Linda nell’arco di 31 anni. Ci abbiamo così costruito una storia intorno che fosse coerente, che ha però ignorato i principi della statistica e l’esistenza di una enorme quantità di informazioni a noi sconosciute (31 anni di informazioni su una persona…), rendendo in questo modo le nostre conclusioni completamente illogiche e irrazionali. Nessuno di noi, leggendo la descrizione, ha infatti pensato “queste però sono solo alcune delle informazioni che ci sono su Linda; dovrei ragionare considerandole solo parziali e presumendo l’esistenza di molte altre informazioni su di lei”; potrebbero infatti in ipotesi esistere altre informazioni sulla sua vita che, diversamente da quelle in nostro possesso, potrebbero portarci ad escludere categoricamente la possibilità che Linda sia iscritta al movimento femminista.

Ma quasi nessuno ha fatto questo ragionamento proprio per via del sistema WYSIATI, che ci ha indotto a concentrare la nostra analisi solo sulle informazioni in nostro possesso allo scopo di riuscire a creare una storia coerente su Linda che ci permettesse di dare una risposta.

Che ripercussioni ha tale distorsione sulla nostra società? Questo è esattamente quello che accade, ad esempio, quando l’opinione pubblica ci porta a dover stimare il numero degli immigrati presenti sul territorio o la percentuale dei crimini da questi commessi: ignoro i numeri di base e la probabilità a priori, non ho possibilità di svolgere delle verifiche accurate e le informazioni che ho sono per lo più negative.

In tv e sulle testate cartacee e on-line, per ovvie ragioni di share ma anche per dovere di cronaca, non si parla certo dell’immigrato che stira la camicia, cucina il pollo o va al bagno; ma dell’immigrato che rapina, uccide o stupra. Quell’insieme di informazioni che riceviamo dall’esterno sono solo una piccola parte della realtà, ma il cervello ci costruisce sopra una storia perché è strutturato per fare esattamente questo, e lo fa anche contro la nostra razionalità: da quello che leggo, soprattutto se mi informo in modo partigiano (bias di conferma), deduco che gli immigrati sono tutti stupratori e criminali (rappresentatività), e il fatto che si parli di questi accadimenti in continuazione mi induce a pensare che gli immigrati (criminali) siano tanti.

Ed ecco che nasce la storia: è coerente, supportata da prove che inevitabilmente troverò (bias di conferma) e confermata dalla mia percezione. Quindi è più valida anche della statistica.

Questo è il potere dell’informazione mediatica su un cervello come quello umano che fonda il suo approccio metodologico sul principio “quello che vedo è tutto ciò che esiste“.

P.T.