Le dinamiche di alcune distorsioni cognitive come il bias di conferma e del congelamento non operano solo a livello di convinzioni personali; esse agiscono anche nelle dinamiche collettive come effetto band wagon. In questo senso, spesso ci ritroviamo a credere alle cose perché ci credono gli altri senza alcuna altra ragione specifica.

Perché tendiamo a usare l’effetto band wagon?

L’ insieme degli schemi e delle convinzioni che radichiamo nella mente e che utilizziamo per interpretare la realtà non derivano infatti solamente dal nostro pensiero personale; un ruolo determinante è svolto dalle idee e dalle tradizioni del nostro gruppo di appartenenza, ed anche questa dinamica ha una spiegazione “evolutiva”.

Soprattutto a livello primitivo, il consolidamento di schemi condivisi da parte del “branco”, e quindi il conformarsi ad essi, facilita l’individuazione di soluzioni e il perseguimento di idee e obiettivi comuni. Ciò assicura infatti una comune base di partenza e con essa la sopravvivenza del gruppo.

L’importanza di uniformarmi al gruppo

La tradizione e il consolidamento di credenze comuni sulle cose è infatti un fortissimo collante per gli esseri umani; come disse anche Aristotele, essi sono infatti “animali sociali”. Usando l’aggregazione come mezzo per facilitare la sopravvivenza – secondo il principio “l’unione fa la forza” – gli umani hanno già a livello istintivo la necessità di identificarsi con un gruppo e con una serie di valori e principi condivisi.

Per questo, buona parte delle convinzioni e delle credenze che si instaurano nel nostro cervello vengono mutuate da queste dinamiche di gruppo. Il nostro cervello ci spinge ad adottarle come schemi per interpretare la realtà in modo che sia in linea con il pensiero generale e dominante del mio gruppo di appartenenza. In questo modo, quelle convinzioni e quegli schemi finiscono per divenire un “tratto distintivo” di quel gruppo e quindi criterio di discriminazione degli altri gruppi:

Chi non condivide le mie credenze non è parte del mio gruppo, quindi costituisce una potenziale minaccia.

credere alle cose perché ci credono gli altri: effetto band wagon

Quando i pregiudizi che si radicano nella nostra visione del mondo non derivano da una personale convinzione dettata dai bias cognitivi più comuni, ma da un’interpretazione della realtà condivisa dal mio intero gruppo di appartenenza o comunque da un gran numero di soggetti di quel gruppo, si parla di una particolare forma di distorsione cognitiva chiamata appunto effetto band wagon (o effetto “carrozzone”).

Questa distorsione ci porta a fare sempre affidamento e a non mettere mai in dubbio le informazioni e le affermazioni condivise dalla maggioranza della gente; in particolare se provengono dal mio gruppo specifico di appartenenza (la mia città, la mia razza, il mio partito politico, la mia religione).

In questa situazione si finisce spesso per screditare e diffidare inevitabilmente delle informazioni, delle idee e delle tradizioni provenienti dall’esterno, creando quella insita “paura del diverso” sempre molto diffusa in tutte le culture, che è poi alla base del razzismo, del nazionalismo, del fanatismo religioso ma anche dell’omofobia e dell’intolleranza in generale.

L’effetto band wagon in ambito politico

L’effetto band wagon è una distorsione che funziona, al giorno d’oggi, soprattutto in ambito ideologico e politico; le affermazioni, le idee e i programmi proposti dai membri della mia parte politica costituiscono sempre “verità assodate” per il nostro cervello. Quelle provenienti dalle altre fazioni vengono invece generalmente tacciate di false o comunque guardate con maggiore diffidenza, senza alcuna concreta verifica delle singole circostanze considerate.

La mia parte politica, o in generale il mio gruppo di appartenenza, generalmente “non può sbagliare”; se lo facesse,-effetto-band-wagon— sarei costretto a rivedere i miei schemi, mandando il mio Sistema 1 in tilt.

Gli schemi sono troppo importanti per il nostro cervello. Come vedremo, lo sono al punto da fargli preferire uno schema sbagliato – soprattutto se condiviso dal mio gruppo – ad una reale conoscenza dei fatti che potrebbe invece farlo cadere nell’incertezza e soprattutto isolarlo dal suo gruppo, che ha ormai radicato quello schema e non accetta i soggetti che non lo condividono.

Per questo l’effetto band wagon è così forte e difficile da abbandonare razionalmente; è il nostro stesso istinto a suggerirci che restare nel gruppo sia più opportuno che restarne fuori. Anche quando è il gruppo ad essere in torto.

Ecco dimostrata l’importanza di credere alle cose perché ci credono gli altri, e perché il cervello ne fa uso.

P.T.