Come funziona l’Antimetodo? Oggi ce lo spiegherà un negazionista del surriscaldamento globale.

Nello scorso articolo abbiamo acquisito gli elementi base delle distorsioni cognitive e degli errori a cui ci portano; oggi propongo invece un esempio per fare una lezione su come funzioni l’Antimetodo che scaturisce da questo approccio cognitivo.

La discussione che trovate negli screenshots è avvenuta sotto un mio post sui cambiamenti climatici, in cui sbeffeggiavo i negazionisti del surriscaldamento globale.

Come funziona l’Antimetodo: le fallacie logiche

surriscaldamento globale

Il negazionista esordisce in modo provocatorio, utilizzando un argomento fallace (una delle cosiddette fallace logiche); l’argomento su cui fonda la sua convinzione non è una prova contraria, uno studio o l’analisi competente dei fattori coinvolti; semplicemente, la sua opinione è valida perché non crede agli altri complotti.

E’ una sorta di principio di autorità; egli pretende di avvalorare la sua ipotesi sulla base del fatto che altre sue ipotesi sono vere, quindi la sua opinione è credibile.

Insomma: siccome io non credo alla terra piatta (e ho ragione), qualunque altra teoria su qualunque argomento mi passi per la testa è valida. Funziona così, in effetti: l’Antimetodo agisce inconsapevolmente, quindi lo rileviamo negli altri ma siamo incapaci di accorgerci quando siamo noi stessi ad usarlo. Capita spesso che qualcuno sbeffeggi i terrapiattisti perché non ragionano, ma poi non ragionino allo stesso modo quando sostengono la validità del complotto delle scie chimiche. Ma andiamo oltre.

Qui si passa all’argomento fallace che starà alla base di tutta la discussione: l’inversione dell’onere della prova. Chiede lui a me di mostrargli le evidenze di una teoria sostenuta e comprovata dall’intera comunità scientifica mondiale, mentre la sua è suffragata dalla solidissima prova che lui non è complottista.

Quando gli faccio notare che invertire l’onere della prova è sbagliato, lui rigira l’argomento su di me, come vedete dagli screenshots. Addirittura, riesce a dire che “l’onere della prova spetta a me perché sono io che affermo una teoria” senza rendersi conto che è lui che pretende da me l’inversione della.prova. La mia teoria sul surriscaldamento globale, che ovviamente non è mia ma quella dell’intera comunità scientifica mondiale, è tale proprio perché è ritenuta la più attendibile dagli esperti nel mondo, e quindi sta a lui dimostrare il contrario, non certo a me. Ma non si rende neppure conto di questo palese errore logico.

Per quanto ciò possa sembrare un mero artificio retorico da “troll”, per rigirare la frittata, in verità sono le distorsioni cognitive a convincerlo della bontà della sua impostazione metodologica. In questo caso, è il bias di conferma a indurlo a dare per scontato che la sua teoria, solo perché è coerente (WYSIATI), sia già ampiamente dimostrata. Di conseguenza, sono io a doverla confutare perché la sua ricostruzione è confermata dalla (sua) logica. E’ un atteggiamento diffusissimo, come avrete sicuramente notato.

L’approccio confermativo dell’Antimetodo

Questo accade perché, in base a come funziona l’Antimetodo, nel momento in cui il cervello crea uno schema attraverso il WYSIATI esso sarà di fatto già confermato in quanto tale; procedendo in senso confermativo, e cioè andando unicamente alla ricerca di prove che possano confermare il mio schema, non potrò far altro che individuarne qualcuna, in un modo o nell’altro.

Gli schemi creati dal cervello, quando si consolidano grazie al bias di conferma, diventano veri e propri dogmi, validi sulla semplice base del fatto che il cervello li ritiene tali. Questo approccio è alla base dell’Antimetodo ed è da questo che deriva la capacità del cervello di autoconvincersi di qualcosa; è inevitabile perché il bias di conferma ti fa cercare solo prove in tuo favore e tende a rifiutare quelle avverse.

L’approccio confermativo è una tutela del principio di conservazione degli schemi: li confermo per autoconvincermi che sono veri.

Bias di conferma

Vediamo cosa può fare l’approccio confermativo guardando allo screenshot qui a fianco..

Il bias di conferma è così forte da fargli ignorare completamente le evidenze scientifiche su cui si basa la teoria in cui non crede. Il semplice fatto che il suo cervello non le accetti per vere è condizione sufficiente per fargli presumere che questa teoria non sia dimostrata, ma “decisa” a tavolino da qualcuno.

In pratica: per l’Antimetodo, siccome io sono convinto che non è vero, se qualcuno dice che lo è, appare logico che lo faccia senza avere alcuna evidenza seria. Il metodo scientifico al contrario: decido quale sia la verità e la giustifico screditando tutti gli argomenti contrari sul presupposto che non hanno prove, senza neppure ascoltarli. Anche se sono sostenuti da tutti gli esperti del mondo.

Per giustificare la validità della propria teoria, l’Antimetodo tende a rinnegare l’autorità degli esperti e a vedere complotti dietro le “teorie ufficiali”, perché sono gli unici argomenti capaci di smentire l’evidenza scientifica.

Dunning-Kruger e complottismo

Come funziona l’Antimetodo: le ricostruzioni antimetodiche

Dopo alcuni scambi di commenti, arriviamo a comprendere ancor meglio come funziona l’Antimetodo. Finalmente sembra emergere la “prova madre” alla base della sua teoria: i cambiamenti climatici c’erano anche prima dell’industrializzazione, ergo l’uomo non c’entra.

surriscaldamento globale

Qui i bias si sprecano. Analizziamo l’iter del suo ragionamento.

Partiamo ancora dal WYSIATI: il negazionista, ovviamente, non è climatologo, quindi non ha alcuna nozione sull’argomento. Ma il suo cervello gli impone di prendere una posizione rispetto al problema, per via del WYSIATI e dell’istinto generato dal Sistema 1. Di conseguenza, egli non potrà far altro che trarre una conclusione sulla sola base delle informazioni che ha, in questo caso una sola: i cambiamenti climatici ci sono sempre stati.

Di fronte a questa sola informazione, l’unica conclusione è che l’uomo non c’entri nulla. Solo questa conclusione, infatti, è coerente con la premessa. Il cervello non può accettare come logica una ricostruzione simile: “i cambiamenti climatici ci sono sempre stati ma quelli di questi anni sono colpa dell’uomo”, perché, è evidente, messa in modo così semplicistico non avrebbe logicamente senso.

Dal WYSIATI all’effetto Dunning-Kruger

Non ce l’ha, però, solo perché il WYSIATI ignora completamente tutta l’enorme quantità di dati, circostanze, fenomeni, dettagli e analisi necessarie per comprendere a fondo il problema. Ecco come il WYSIATI genera il Dunning Kruger:

Meno cose so, meno so di non saperne.

Effetto Dunning Kruger

In questo caso, il Dunning Kruger Effect si manifesta attraverso un’altra distorsione cognitiva, la semplificazione. Il cervello non ama complicarsi la vita perché deve produrre risposte chiare e rapide; pertanto, di fronte ad una enorme mole di dati e conoscenze, di cui non dispone e che impiegherebbe troppo sacrificio acquisire, il cervello cerca la via più facile, che è quella di semplificare il problema all’osso giudicando solo sulla base del dato iniziale (“i cambiamenti climatici ci sono sempre stati”) così da poter produrre una risposta apparentemente coerente.

Se ha già senso in modo semplice, non serve complicare il ragionamento. L’obiettivo del cervello è quello di confermare il suo schema, ad ogni costo

WYSIATI e bias di confermsa

Come funziona l’Antimetodo nella confutazione delle prove contrarie: il principio di riadattamento

Ho così provato a spiegargli che la faceva troppo semplice, che il problema era più complesso e gli ho anche linkato un bellissimo video in merito, fatto dalla pagina: Chi ha paura del buio?, con tanto di fonti e tutto il resto.

Fonti che ovviamente lui non ha neanche letto; ha invece risposto insistendo sulla sua posizione, facendo emergere l’ennesima fallacia nella sua ricostruzione.

surriscaldamento globale

Come vediamo nei due commenti seguenti, la storia del surriscaldamento globale sarebbe una bufala, perché l’aumento è di un solo grado. Il suo argomento è un esempio di effetto Dunning Kruger; non ha alcuna nozione sull’argomento e quindi non sa cosa significhi davvero l’aumento di un grado e mezzo della temperatura media terrestre.

Come fa allora a giudicare? Non sparerà certo a caso, ma si affiderà alla sua percezione personale, usandola come riferimento per interpretare quella prova attraverso un effetto ancoraggio.

Insomma: per la mia pelle un grado e mezzo è quasi impercettibile, quindi deve esserlo anche per l‘intero pianeta. Questo è l’argomento che pone alla base della validità della sua ipotesi perché questo è l’unico che ha; è però sufficiente per produrre una risposta e creare uno schema coerente. Quindi è valido.

Riadattamento e selezione delle prove

surriscaldamento globale

Ma andiamo avanti. Il bias di conferma è così radicato in lui che il mio video non lo ha seguito con attenzione o si è limitato a prendere i pezzi che potevano essere “riadattati” di modo da confermare il proprio schema.

Il bias di conferma induce anche a riadattare le informazioni per renderle coerenti con lo schema da confermare

Principio di riadattamento

Dice infatti che il video si limita a mostrare i due grafici dell’aumento delle temperature e delle emissioni di CO2 senza che si capisca dove quei dati siano stati presi. In realtà ne dubita solo perché il suo bias di conferma non glieli fa accettare come veri. Se lo fossero, il suo schema verrebbe meno; infatti, come noterete non utilizza affatto lo stesso scetticismo verso le sue deduzioni personali, che a quanto pare valgono addirittura di più di tutte le analisi e le verifiche dell’intera comunità scientifica mondiale pur essendo fondate sul nulla cosmico.

Peraltro, non considera che, invece, il video sul surriscaldamento globale mostrava tutti i grafici di tutti i tipi di attività che incidono sul riscaldamento globale (vulcani, aerosol, attività solare, ecc…); che quei grafici erano tratti dai più accreditati studi condotti dai principali centri di ricerca mondiale (linkandoli tutti); che i risultati mostravano come solo la curva delle emissioni umane seguisse effettivamente quel repentino cambiamento climatico cui stiamo assistendo oggi. Ne deduceva dunque che l’apporto umano non era l’unico, ma era sicuramente il più determinante sul “recente” picco di temperature.

Il principio di conservazione dello schema

Come vedete, gli argomenti contrari sono stati ignorati; il suo cervello era troppo concentrato a cercare di cogliere possibili falle, incongruenze e difetti nella ricostruzione altrui, così da confermare il suo schema.

Il cervello ha la tendenza a conservare gli schemi acquisiti perché gli servono per produrre risposte.

Principio di conservazione dello schema
surriscaldamento globale

Ribadisce nuovamente che i cambiamenti climatici esistevano prima dell’uomo (quella è ormai la sua ancora, il “cavallo di battaglia” al quale si aggrappa con tutte le sue forze per consolidare il suo schema); come vedete, il nostro negazionista si è convinto di aver formulato una conclusione scientifica fondata su argomenti, prove e deduzioni logiche capaci di smontare completamente l’orientamento quasi unanime dell’intera comunità scientifica mondiale.

Ma lo avrà fatto forzando le prove e gli argomenti, ignorando le prove contrarie, ancorandosi a preconcetti e semplificando la realtà per adattarla alla sua idea.

Ecco come funziona l’Antimetodo: il bias di conferma cerca di confermare lo schema per poterlo conservare. In un modo o nell’altro ci riesce sempre, se lo si lascia lavorare, perché sarà sempre in grado di trovare argomenti utili allo scopo, soprattutto se può riadattarli alla sua teoria come più gli piace.

E la forza persuasiva di questo metodo sarà tale che, alla fine della discussione, si sentirà fiero di essere riuscito a smentire il suo ennesimo detrattore. Segno ulteriore che la sua teoria sul surriscaldamento globale “tiene”.

E invece, ha detto solo un sacco di fesserie.

P.T.

N.B.: come vedete, l’unica prova concreta da lui postata sul surriscaldamento globale in tutta la conversazione è un link della NASA, fonte sicuramente attendibile; tuttavia, essa si limita a rilevare le temperature degli ultimi anni, quindi non dice nulla in favore della sua tesi.Anzi, si tratta di quelle stesse temperature sulla base delle quali la comunità scientifica mondiale sostiene la teoria contraria alla sua…