Nell’articolo di oggi vorrei prendere spunto dalle statistiche sul calo dei migranti morti in mare per fondere insieme una “lezione” sul fact checking (o meglio ancora, su come si analizza una statistica) e una dimostrazione sul funzionamento del ragionamento in Antimetodo.

Una precisazione preliminare è necessaria: questo articolo non è politicamente schierato, non difende né critica le strategie politiche di Salvini, non si pone a favore o contro l’immigrazione, non paragona la gestione migranti del Governo precedente a quella attuale. Questo articolo usa solo un esempio (che combinazione riguarda i migranti) per illustrare le fallacie logiche nel verificare una statistica attraverso il bias di conferma.

Il punto di partenza è una vignetta del solito Ghisberto, condivisa sui social.

La vignetta di Ghisberto sul calo dei migranti morti in mare

calo dei migranti morti in mare

Analizziamola con attenzione al fine di cogliere il significato che intendeva dargli l’autore. Il grafico riporta il numero di migranti morti in mare nei vari anni considerati (2016 – 2017 – 2018 – 2019) mostrandone il netto calo progressivo.

L’autore ha poi cura di rapportare quel numero alla presenza di navi ONG nel Mediterraneo; infatti, riporta il numero di navi presenti sopra la colonna del 2016, indica sopra la colonna del 2018 disegnino e data di inizio della politica di contrasto alle ONG avviata dal Governo e conclude, nel 2019, con una considerazione che funge da deduzione finale dei dati considerati:

Meno ONG, meno morti…E meno casini

Insomma, non mi pare che questa vignetta possa prestarsi ad altre interpretazioni ma anzi mi sembra che l’intento dell’autore sia assolutamente palese: dimostrare che la politica dei porti chiusi ha abbassato il numero di morti in mare.

Cosa manca nel grafico?

In effetti, posta così notiamo come col diminuire del numero di navi ONG nel Mediterraneo è parallelamente diminuito anche quello dei migranti morti. Correlando dunque i due fattori, se ne deduce che il calo dei migranti morti in mare è correlato alla diminuzione delle ONG operanti. Corretto?

No.

Per un semplice motivo: il numero di morti in mare, preso da solo, decontestualizzato e in assoluto, non dice nulla. O meglio: ci direbbe qualcosa se il numero di persone che si avventura nel mare negli anni considerati fosse sempre lo stesso; mi pare altrettanto evidente che il numero di morti, prima ancora che dal numero di ONG che galleggiano in mare, dipenda dal numero di sbarchi in totale di ogni anno, che potrebbe non essere sempre lo stesso. E infatti, come vedremo, non lo è.

I numeri assoluti non valgono nulla se i campioni considerati sono sensibilmente differenti. Ad esempio, guardando i grafici del numero di case costruite in Cina e in Italia, potrei dedurre che la Cina ha un’edilizia decisamente più efficiente, dal momento che costruisce un numero di case nuove ogni anno che supererà di centinaia di volte (a dir poco) quello italiano. Ma una considerazione del genere è tanto ovvia quanto inutile, dal momento che l’Italia ha 60 milioni di abitanti mentre la Cina ne ha 2 miliardi, disseminati in un territorio grande 4 volte tutta l’Europa. Pertanto, il paragone dei numeri in assoluto non ha alcun senso.

Ovviamente, la stessa cosa vale per il numero di morti in mare valutato a prescindere dal numero di sbarchi totali.

Il calo degli sbarchi

E cosa ci dicono i dati sugli sbarchi dal 2016 al 2019? Vediamolo, anticipando che le tabelle che vi mostrerò mi sono state fornite dalle stesse persone che hanno difeso la vignetta di Ghisberto, giusto per farvi capire il livello di capacità di leggere una statistica.

Cominciamo da qui.

calo dei migranti morti in mare

Questa tabella illustra il numero di sbarchi, divisi per anno, dal 2013 al 2018.

Come vedete – tralasciando per un attimo l’evidente calo di sbarchi, su cui ci soffermeremo dopo – i tre anni considerati da Ghisberto (2016, 2017 e 2018) presentano un numero di sbarchi decisamente diverso tra loro. Come tale, il numero assoluto dei morti in mare non ci dice granché, se non viene ulteriormente sviscerato.

Proviamo allora ad abbandonare il dato assoluto e individuare invece la proporzione dei morti in mare di ogni anno in base al numero dei migranti partiti.

Se le mie reminiscenze di matematica sono ancora valide, dovrei calcolare che nel 2016 la percentuale di morti (4.500 : 181.000 = x : 100) è del 2,4%; nel 2018, invece, la percentuale (1.314 : 23.000 = x : 100) è del 5,6%.

Il che significa che in proporzione i morti nel 2018 non solo non sono affatto di meno, ma sono anzi più del doppio.

Se quindi devo forzatamente correlare numero di navi ONG con il numero di morti in mare, quello che dai dati proposti da Ghisberto dovrei concludere è che il contrasto alle ONG ha raddoppiato il numero di morti in mare e non il contrario. Curioso che ciò si evinca proprio dai dati proposti dall’autore della vignetta, vero? Vedremo nella seconda parte perché però questa strategia funzioni lo stesso nel convincere la gente che la legge.

Non basta prendere due dati a caso per fare una statistica

Per ora giova solo precisare che il calcolo fatto da me qui sopra è anch’esso errato, perché non tiene conto di centinaia di altri fattori che andrebbero considerati per stabilire davvero una possibile correlazione (e di che tipo) tra il numero di ONG e il numero di morti.

Con questo intendo dire che anche il fatto che la percentuale di morti sia aumentata dal 2016 al 2018 non significa necessariamente che quell’aumento sia correlato a Salvini o alle ONG; bisognerebbe considerare le condizioni del mare dei singoli periodi, l’accessibilità alle spiagge libiche, il tipo di imbarcazione e molti altri fattori collaterali.

Questo per dire che per la statistica non basta che due eventi siano entrambi in calo nello stesso periodo per stabilire che l’uno dipende dall’altro. Se così fosse, ci sarebbero altri migliaia di fattori che, essendo anch’essi in calo, potrebbero giustificare il calo dei morti; ad esempio, anche il numero di pesci nel Mediterraneo è diminuito tra il 2016 e il 2018… Quindi è ragionevole dedurre che il calo dei migranti morti in mare è dovuto al calo dei pesci?

Per quanto possa far sorridere, il ragionamento dell’esempio è assolutamente identico a quello di Ghisberto.

Il calo degli sbarchi è merito di Salvini?

Ma a questo punto, si potrebbe ancora sostenere che “ok, il calo delle morti è dovuto al calo degli sbarchi in generale; ma se gli sbarchi sono diminuiti è merito di Salvini, quindi il ragionamento vale lo stesso: grazie a lui abbiamo meno sbarchi, quindi meno morti“.

Il ragionamento è logicamente corretto: se il calo dei migranti morti in mare è dovuto al calo degli sbarchi, chi ha ottenuto il secondo risultato ha il merito anche del primo. Ma è davvero così?

Torniamo alla tabella precedente: quello che emerge chiaramente è che l’afflusso migratorio ha subito un forte aumento nel 2014 (da 43.000 a 170.000) e poi un netto calo tra il 2016 e il 2017 (da 180.000 a 119.000), per poi calare ancora drasticamente già dai primi mesi del 2018.

Ma entriamo più nel dettaglio e analizziamo quest’altra tabella, presa dal Ministero dell’Interno.

calo dei migranti morti in mare

Come si può notare dalla comparazione tra i grafici 2016-2017-2018 (per quest’ultimo anno i dati sono fermi al mese di giugno) possiamo constatare che l’inizio del drastico calo degli sbarchi deve farsi risalire al luglio del 2017, momento a partire dal quale gli sbarchi non superano più i 10 mila al mese, mentre fino ad allora si assestavano praticamente sempre oltre i 10 mila (toccando anche picchi di 20 mila nei mesi estivi). Quindi, a partire da luglio 2017 gli sbarchi hanno iniziato a diminuire. Merito della strategia dei porti chiusi di Salvini, che risale all’anno dopo? Giudicate voi.

Del resto, l’assoluta estraneità del ruolo di Salvini nel calo degli sbarchi emerge proprio da questo grafico: dallo stesso si vede infatti in modo evidente il calo degli sbarchi senza che neppure i dati relativi al periodo di Salvini siano indicati. Il grafico si ferma infatti al giugno 2018, mentre la strategia di Salvini “blocca porti” è iniziata proprio tra fine giugno e inizio luglio 2018. Se riusciamo ad evincere il calo degli sbarchi senza che neppure sia considerato il periodo di tempo che riguarda Salvini, potete capire quanta logicità ci sia nell’attribuire a Salvini il merito di quel calo.

E questo grafico, come preciserò dopo, me lo ha fornito proprio uno che sosteneva la teoria di Ghisberto…

Una conclusione illogica

Quindi, quale che sia stata la ragione di questo calo – e non è mio interesse in questa sede stabilirlo – essa va ricercata in qualcosa accaduto nel luglio 2017 o comunque poco prima. Salvini è invece Ministro dell’Interno da giugno 2018, e la sua strategia “anti-ONG” è iniziata almeno nel luglio 2018.

Non c’è dunque modo di collegare la diminuzione degli sbarchi alla strategia di Salvini, salvo non ritenere che il nostro Ministro sia riuscito a chiudere i porti con effetto retroattivo, tornando indietro nel tempo.

Per concludere: la vignetta di Ghisberto insinua il falso, reinterpretando i dati a suo piacimento, collegandoli a caso e tralasciando altri elementi molto più importanti per una analisi corretta. Voglio ribadire: non sto dicendo che la strategia di Salvini è sbagliata o giusta, non mi interessa; sto dicendo che il metodo usato da Ghisberto per analizzare quella statistica è errato, da bocciatura all’esame di statistica.

Nonostante questo, molta gente ha preso le sue conclusioni per vere, ed anzi le ha difese a spada tratta quando mi sono permesso di far notare queste incongruenze. Perché? Ora lo vedremo, analizzando brevemente alcuni screenshot estratti dalla conversazione con uno dei difensori della vignetta.

Vi assicuro che c’è da mettersi le mani nei capelli.

Il bias di conferma e il ragionamento a compartimenti stagni: le illogicità (inconsapevoli) dell’Antimetodo

Naturalmente, quando ho iniziato a spiegare queste cose sotto la vignetta incriminata sono stato attaccato da numerosi commentatori. Uno in particolare ho scelto di esaminarlo perché più degli altri dimostra le contraddizioni e le illogicità che il ragionamento in Antimetodo produce, senza che chi ne fa uso neppure se ne accorga.

Cominciamo.

Prima contraddizione logica

Il commentatore esordisce contestando la validità del rapporto “numero sbarchi / numero morti“, dicendo che quello che conta sono solo i numeri assoluti.

Tralasciamo le sue considerazioni completamente insensate sul piano matematico. Come visto correla il numero di navi impiegate nel salvataggio con il numero di morti, dimenticando che sta paragonando un campione di 180 mila persone con uno di 23 mila (quindi secondo lui questo dato di base è discutibile, le 12 navi invece no). poi, è inevitabile la deriva complottista del piano segreto delle ONG per invadere l’Europa.

Quel che invece mi interessa davvero rilevare è che, dopo aver detto in ogni salsa che il rapporto percentuale tra morti e sbarcati è privo di valore, per dimostrare che “è colpa del PD” posta lui stesso un grafico.

E cosa indica questo grafico che gli darebbe ragione? Il numero di morti in percentuale! Perché ovviamente si tratta di dati che vanno considerati necessariamente in proporzione e non in modo assoluto, tant’è che le stesse fonti che lui riporta indicano una percentuale per chiarire l’andamento del grafico, che altrimenti si rivelerebbe “spurio”.

Fantastico. Lui, ovviamente, neppure si accorge che si sta contraddicendo da solo, usando le percentuali quando gli danno ragione e dicendo che sono “discutibili” quando invece gli danno torto. Da notare oltretutto come nessuna delle percentuali da lui proposte (relative al governo precedente) supera mai la percentuale del 5,6% del 2018. Insomma: è la sua stessa prova a dargli torto.

calo dei migranti morti in mare
Riporto il grafico da lui postato per renderlo leggibile; come vedete, nel periodo 2002 – 2012 la percentuale di morti è oscillata tra lo 0,45% e il 4,44%, con una media del 2%.
Seconda contraddizione logica

Ma andiamo avanti. Chiaramente, l’esordio del commentatore è quello solito, ossia dimostrare come la realtà sia che tutti i problemi sono stati creati dal PD, che ha fatto una vera e propria carneficina in mare. Peraltro, afferma che secondo “noi” (evidentemente si riferisce a quelli che fanno le statistiche, visto che da nessuna parte nella conversazione io ho espresso un giudizio politico sulla cosa, ma facevo solo notare le incongruenze matematiche) il 2% è “godurioso” anche se si tratta di 15.000 persone, facendomi passare per un sadico. Insomma: godo nel vedere i morti in mare. Io che sto facendo osservazioni statistiche, mica coloro che vogliono impedire a questa gente di attraccare…ma va bé.

Nessun problema, comunque, dal momento che questa è solo una fallacia logica detta “argomento fantoccio“, ossia una strategia retorica volta a rappresentare scorrettamente l’argomentazione dell’avversario, esagerandola o riportandola in modo caricaturale di modo da screditarla con più facilità.

In pratica, secondo lui io sto dicendo che sono meglio 15 mila morti che 1.300, perché solo attribuendomi questa affermazione può sperare di farmi passare dalla parte del torto. Non una parola, invece, sull’interpretazione della statistica che è l’unica cosa di cui stavo veramente parlando.

Ma questo è il meno; la cosa divertente è che, dopo pochi minuti, di fronte alle mie osservazioni, che segnalavano che gli sbarchi erano già diminuiti almeno un anno e mezzo prima dell’arrivo di Salvini, quindi a prescindere da percentuali e numeri assoluti la ragione del calo va ricercata altrove, ecco che il nostro eroe risponde con questo commento.

calo dei migranti morti in mare

Notato qualcosa? A parte il fatto che lui stesso sta ammettendo, grafico alla mano (grazie per avermelo fornito) che gli sbarchi sono diminuiti da luglio 2017, quindi un anno prima dell’insediamento di Salvini e dell’avvio della chiusura dei porti. Ma soprattutto, attribuisce lui stesso il merito del calo degli sbarchi agli accordi Minniti – Al Serraj, cioè al PD!

Quindi: il PD è la principale causa dei morti in mare, ma è anche la principale causa del calo degli sbarchi e cioè del calo dei migranti morti in mare. E tutto questo è avvenuto nel 2017, mentre Salvini è al Governo da metà 2018. Pertanto, io ho torto a dire che Salvini non c’entra niente e la vignetta dice il vero.

Sì, questo è esattamente il suo ragionamento, ma il “lampante caso di analfabetismo funzionale” sarei io, ovviamente…

Terza contraddizione logica

E veniamo alla terza contraddizione. Abbiamo visto che il detrattore sta difendendo la teoria di Ghisberto, ossia il fatto che con meno ONG ci sono meno morti. Quando gli ho fatto notare la questione delle proporzioni, la sua prima risposta è stata questa.

Magicamente, i salvataggi avrebbero una “percentuale migliore”… Ma quindi le ONG salvavano più gente o ne salvavano meno?

Peggio ancora: le percentuali sono migliori con le ONG, ma contemporaneamente di migranti “ne morivano di più con le ONG” perché c’era tutto un complotto libico-giudaico-massonico per portarli qui e contemporaneamente ucciderli.

Di nuovo, si paragonano i morti del 2019 con quelli degli altri anni considerando il numero assoluto, che come visto non vale niente.

Insiste con questo argomento, completamente errato, perché questo è l’unico argomento che può usare per sostenere la sua tesi (che poi bisognerebbe anche capire quale sia la sua tesi, viste le numerose contraddizioni). L’unico dato che apparentemente è coerente con la sua posizione è il numero di morti assoluto, quindi il suo cervello usa quello anche se non ha alcun valore se preso decontestualizzato. Ma come vedremo, questo non importa: lo scopo è supportare la teoria, non sviscerare i dati.

La dimostrazione della sua confusione mentale si evince anche da quest’altro commento nel quale, dopo aver insistito nello spiegargli che il numero di morti dipende dal numero di sbarchi, è riuscito a “contraddirmi” così.

Insomma: la mia teoria “i morti dipendono dagli sbarchi” è sbagliata, e lo dimostra palesemente il fatto che l’anno con meno morti in assoluto è stato anche quello con meno sbarchi! Sì, ha scritto così, e secondo lui questa affermazione mi darebbe torto. notate peraltro come di nuovo stia buttando la questione sul politico (Berlusconi vs Renzi) senza considerare che io non ho mai parlato di strategie politiche, ma di come si fa un’analisi statistica. Lui va però avanti per la sua strada, perché il suo interesse è confermare lo schema e mi contraddice, come vedremo, solo perché la mia obiezione mette in dubbio indirettamente quel suo schema.

Peraltro, non mi sono preso la briga di spiegare al nostro amico che le statistiche fondate su campioni molto piccoli (come il caso del 2010, appena 4.000 sbarchi) sono spesso fuorvianti, come racconta magistralmente anche Kahneman del suo saggio “Pensieri lenti e veloci“; per questo, è plausibile in tali casi rilevare una percentuale “sballata” rispetto alla media, dal momento che è sufficiente una piccola variabile nel numero assoluto per modificare sensibilmente la percentuale.

Ma tant’è, e alla fine il nostro amico si è dileguato alzando bandiera bianca, perché “con un analfabeta funzionale come me è inutile parlare“.

Perché crediamo a cose illogiche?

Come è possibile che certi soggetti sostengano con tale convinzione teorie completamente illogiche, contraddicendosi da soli senza neppure accorgersene? E’ colpa dei bias cognitivi, ovviamente.

Il soggetto in questione supporta la strategia di Salvini, ritenendola corretta e utile. Pertanto, il bias di conferma lo induce a prendere per vero qualunque argomento, notizia, dato o meme che in qualche modo confermi quella sua convinzione, a prescindere da un’analisi razionale complessiva. Pertanto, un meme che insinua che la strategia di Salvini funzioni verrà preso per vero; poco importa che le statistiche riportate siano spurie, manchino di elementi fondamentali o siano ritoccate ad arte. I numeri scritti nel meme dicono che Salvini fa bene, quindi quei numeri sono validi e soprattutto sufficienti. Tanto basta.

Per l’Antimetodo il criterio per definire la validità delle prove è la corrispondenza delle stesse alla teoria che vuole dimostrare. L’esatto opposto del metodo scientifico. Per questo difende a spada tratta la vignetta di Ghisberto: non perché non sia d’accordo con la mia obiezione nel merito, ma perché il dubbio su quella “prova” metterebbe a rischio la stabilità del suo “schema”.

Questo è l’Antimetodo.

Per questo, il bias di conferma induce il cervello a validare una correlazione come “numero di navi ONG – numero di morti in mare” che è solo apparente, peccando di apofenia pur di tenere in piedi lo schema acquisito.

Più ancora, quando qualcuno armato di pazienza come me prova a fargli notare gli errori di valutazione, l’emotività prende il sopravvento e il cervello si barrica al fine di difendere il suo schema ad ogni costo. Anche al costo di produrre argomentazioni senza senso.

La dimostrazione sta in questo. Come potete notare dall’analisi dei commenti, il soggetto in questione non sta davvero difendendo la validità dell’analisi statistica di Ghisberto (ossia ciò che io ho contestato intervenendo sotto il meme) ma la politica di Salvini (di cui io ho avuto cura di non parlare affatto, proprio per evitare di spostare il dibattito sul piano politico). Infatti, i suoi argomenti sono per lo più rivolti a screditare le ONG; a insinuare un accordo con gli scafisti e a screditare l’operato del Governo precedente; ossia argomenti che nulla hanno a che fare con l’analisi statistica e quindi con le mie obiezioni.

Antimetodo e compartimenti stagni

Ma siccome io continuavo ad insistere su quel punto specifico senza buttarla sul politico, egli si è trovato costretto a trovare da qualche parte argomenti per smentirmi; e lo ha fatto “pescandoli a caso” dai dati che aveva o rigirando gli argomenti senza rendersi conto non solo che le sue argomentazioni non scalfiscono minimamente la logica matematica, ma che ancora più spesso questo “cherry picking” decontestualizzato produce argomentazioni illogiche e contraddittorie; come affermare da un lato che è colpa del PD e dall’altro è merito del PD, o dire che il calo degli sbarchi è merito di Salvini anche se sono diminuiti nel 2017 mentre Salvini è al Governo da metà 2018.

Evidenti contraddizioni che il suo cervello non rileva per un semplice motivo: l’Antimetodo ragiona a compartimenti stagni. A lui non interessa cioè sviscerare le prove per costruire una teoria sensata, a lui interessa solo trovare argomenti che supportino la sua tesi. Anche solo “pezzi di argomenti” vanno bene; poco importa se, mettendoli insieme, quello che ne viene fuori è un guazzabuglio di contraddizioni. L’importante è che resti in piedi l’idea che il calo dei migranti morti in mare è merito di Salvini.

Anzi, proprio perché mettendole insieme vengono fuori tutte le illogicità del caso, l’Antimetodo eviterà con cura di fare simile operazione, perché così riuscirà a confermare il suo schema. Smontando separatamente le argomentazioni avversarie si conferma lo schema, e tanto basta. Non importa il fatto che, per fare ciò, sia necessario usare argomenti che stanno in contraddizione tra loro.

E’ lo stesso principio per cui il terrapiattista dice che non si può andare sulla Luna perché la terra è avvolta da una cupola invalicabile, e allo stesso tempo dice che la Luna si trova all’interno della cupola.

Un “metodo” contro l’Antimetodo

Come volevasi dimostrare, di mezzo non c’è solo l’ignoranza: c’è l’Antimetodo.

Per dimostrare questo assunto sarebbe possibile fare un esperimento. Basterebbe cioè riprendere questo stesso errore statistico-concettuale e trasportarlo in un altro esempio che, a differenza di quello sui migranti, non susciti reazioni emotive e quindi non attivi l’approccio confermativo tipico dell’Antimetodo.

Ad esempio: poniamo che lo Stato abbia deciso di arrestare e chiudere tutti i rivenditori di noccioline del Paese. Dopo alcuni anni si vanno a guardare le statistiche del numero di persone che hanno avuto una reazione allergica alle noccioline e si nota che tale numero (assoluto) è drasticamente diminuito di anno in anno. Da questo, concludo che arrestare i produttori di noccioline abbassa il numero di soggetti allergici alle noccioline.

Ovviamente, in questo caso credo sia sufficiente aver finito la scuola dell’obbligo per constatare che la diminuzione di reazioni allergiche sarà dovuta alla diminuzione delle noccioline in circolazione, dal momento che da anni sono state rese illegali; per questo, è normale che in assoluto le reazioni siano meno, ma per capire se gli allergici siano davvero diminuiti bisognerà fare delle proporzioni tra il numero di reazioni e il numero di noccioline mangiate ogni anno.

In questo caso l’errore risulterebbe evidente perché il nostro cervello non ha una reazione emotiva o una posizione ideologica nei confronti delle noccioline; quindi il nostro approccio al problema sarà squisitamente critico-matematico, senza alcuna influenza “esterna”.

Quell’influenza subentra infatti solo quando il cervello ha già una posizione, un preconcetto, uno schema su quell’argomento, che finirà per usare come parametro di valutazione del resto (ancoraggio).

In determinati casi, dunque, illustrare a chi è in errore lo stesso problema argomentativo su una questione “neutrale” (le noccioline), per poi mostrarne la simmetria con il suo errore di approccio nel problema “emotivo” (i migranti), può essere un sistema efficace per dimostrare al suo cervello che sta sbagliando e fargli riattivare così le sue capacità critiche.

P.T.