Avete notato che pensiamo spesso che tutto accada per un motivo?
La scorsa settimana ho anticipato il tema dello schemismo, quale sistema di cui la natura ci ha dotato per interpretare la realtà attraverso l’intuito.
Una particolare forma di schemismo, di cui è importante parlare perché incide soprattutto sulle credenze e sui complotti in generale, è il cosiddetto “intenzionismo”, ossia
“la tendenza del cervello ad attribuire un’intenzione agli schemi che ha individuato”.
Michael Shermer
Come vedremo, è proprio l’intenzionismo a spiegarci perché pensiamo che tutto accada per un motivo. Come funziona? Abbiamo visto che il cervello deve interpretare la realtà e non avendo nozioni specifiche cerca di creare schemi e correlazioni plausibili; in assenza di quelle nozioni, per poter elaborare schemi coerenti non può dunque che affidarsi al suo intuito e alla sua esperienza diretta.
Per questo, il cervello si trova maggiormente a suo agio se può assimilare gli eventi cui assiste a qualcosa di già conosciuto o che risponda a dei preconcetti che facciano già parte della sua natura. In tal modo, infatti, gli risulteranno familiari e quindi più facili da maneggiare.
Dal momento che ciò che meglio l’essere umano conosce è se stesso, e dato che esso agisce secondo la sua volontà e quindi pone in essere le azioni in base alla sua “intenzione”, il cervello primitivo tenderà a individuare questo meccanismo in tutti gli eventi naturali cui prende parte e ad interpretarli sulla base di quel preconcetto.
Intenzionismo ed eventi naturali
Prendiamo ad esempio i fenomeni atmosferici. Il cervello primitivo non ha alcuna competenza in meteorologia, e pertanto non è assolutamente in grado di analizzare e interpretare eventi come la pioggia, il vento, i fulmini, la siccità o il gelo. Non è in grado di comprendere come certe situazioni siano derivate da determinate dinamiche di umidità, pressione, incontro di correnti calde e fredde, distanza della Terra dal Sole, ecc… Tutto quello che può fare è interpretare quegli eventi come qualcosa di simile a ciò che già conosce.
Pertanto, è facile per lui ritenere che anche quegli eventi debbano essere frutto dell’intenzione di qualcuno; trattandosi di eventi colossali, dalla forza immane e spesso provenienti “dall’alto” o “dalle viscere della terra”, ecco che tenderà a ritenere che gli stessi siano frutto della volontà di una qualche entità – non a caso generalmente antropomorfa – proveniente dal cielo o da sotto terra e che sia dotata di poteri sovrannaturali.
Ed è proprio per questo che, in assenza di conoscenze scientifiche sui fenomeni metereologici, la prima spiegazione data dagli umani per tali eventi è sempre legata all’esistenza di divinità. Non solo; è lo stesso intenzionismo a radicare nella nostra mente l’esigenza di individuare necessariamente un’intenzione nella nascita dell’universo, preconcetto che sta alla base di tutte le religioni rivelate. Il cervello non accetta che qualcosa possa nascere e comportarsi in un certo modo senza una ragione, un perché, un disegno razionale dietro; questo finisce per costituire un bias potentissimo, che consente alle religioni di persistere e di mantenere una loro logica e plausibilità anche di fronte alla confutazione scientifica.
Intenzionismo e teorie del complotto
Per altro verso, l’intenzionismo è anche alla base della diffusione delle teorie del complotto. Accade infatti che, di fronte ad evento condizionante e catastrofico – un disastro aereo, un’epidemia, il cambiamento climatico, un maremoto, una crisi economica, ecc… – e all’assenza di informazioni, competenze e nozioni specifiche sullo stesso, il nostro cervello necessiterà di uno schema comprensibile per interpretarlo. In base a quanto anticipato, sarà indotto a farlo riconducendolo all’intenzione di qualcuno di molto potente e influente.
Più l’evento sarà grande, più potente sarà il suo autore, secondo lo stesso ragionamento che ci porta a identificare gli dei come gli autori del lancio dei fulmini.
Si tratta di una distorsione innata in tutti noi e usata non solo per avvalorare complotti o religioni, ma anche nella vita quotidiana. Immaginate di essere svegliati di soprassalto durante la notte da un gran fracasso proveniente da un’altra stanza; immediatamente il vostro cervello vi metterà allerta, inietterà adrenalina nel vostro sangue e vi suggerirà di armarvi di qualcosa prima di andare a controllare. Perché? Perché istintivamente il cervello non accetta che un rumore del genere possa esserci stato per caso (si è semplicemente rotto lo scolapiatti, ad esempio) ma tenderà a creare uno schema e a suggerirci che a fare quel rumore debba essere stato qualcuno che deve essersi necessariamente introdotto in casa vostra.
Come detto parlando di schemismo, creare questa correlazione è meglio che non crearla, perché potrebbe essere vero e voi, a quel punto, dovreste essere preparati all’evenienza.
Creare uno schema qualsiasi è preferibile che non crearne alcuno.
Ecco dunque spiegato perché pensiamo che tutto accada per un motivo.
P.T.
- Michael Shermer / Homo Credens
- Michael Shermer / How we believe