La data del voto al referendum sul taglio dei parlamentari si avvicina. Ho già avuto modo di affrontare il tema in questo articolo e in quest’altro approfondimento, mentre una più completa analisi delle conseguenze del taglio dei parlamentari la potete trovare in questo video del mio canale YouTube:
Proprio in quel video, avevo spiegato come la questione del taglio dei parlamentari si intrecciasse profondamente con la legge elettorale, concludendo che non fosse possibile stabilire a priori se il taglio fosse opportuno o meno senza sapere a quale legge elettorale si applicasse. Legge elettorale e referendum, infatti, costituiscono due facce della stessa medaglia.
Mi è dunque sembrato il caso di fare un nuovo aggiornamento alla luce della notizia di queste settimane che la Commissione Affari Costituzionali avrebbe dato il primo via libera alla proposta di modifica dell’attuale legge elettorale – il Rosatellum – che sarà presto discussa nelle camere.
Si tratta di una proposta già depositata il 9 gennaio 2020, rimasta però lettera morta fino a questo settembre. Dal momento che legge elettorale e referendum si intrecciano, mi pare opportuno analizzare questa proposta, così da aiutare a orientarvi in vista del voto.
Nuova legge elettorale referendum: cosa dice?
La proposta di legge elettorale in questione prende il nome di Brescellum – dal nome del suo propositore, On. Giuseppe Brescia – ed è sostenuta dai partiti di maggioranza. Potete trovare qui il testo completo.
Molto brevemente, i punti essenziali della legge elettorale sono:
- Il ritorno ad un proporzionale puro, ossia ogni lista eleggerà un numero di deputati e senatori proporzionale al numero di voti raccolti. Questa soluzione dovrebbe venire incontro ai problemi dati dalla riduzione del numero di parlamentari, che come spiegato nel video avrebbe comportato una minore rappresentatività delle istanze sociali, impedendo ai partiti più piccoli di raggiungere quella soglia naturale di sbarramento necessaria ad ottenere almeno un seggio;
- una soglia di sbarramento al 5%, ossia la condizione che, per ottenere un seggio, il partito debba avere ottenuto almeno il 5% dei voti; le soglie di sbarramento vengono spesso usate nei sistemi proporzionali proprio per evitare un eccessivo frastagliamento delle forze politiche rappresentate, rendendo più complesso individuare una maggioranza stabile. Naturalmente, ha come rovescio della medaglia quello di penalizzare i partiti più piccoli, e per “piccoli” si intende quelli che non superano il milione e mezzo di voti (partiti come Italia Viva e LEU, ad esempio, con questa legge non avrebbero ottenuto seggi);
- la soglia di sbarramento è però compensata da un “diritto di tribuna“: con questo termine si intende in sostanza che in base ad alcuni complicati calcoli, le forze politiche che dovessero ottenere buoni risultati in almeno due regioni per la Camera e in una per il Senato, potranno eleggere alcuni deputati anche se non dovessero complessivamente raggiungere il 5 per cento dei voti;
- vengono eliminati i collegi elettorali uninominali, ossia le circoscrizioni che eleggono un solo candidato; ciò, in linea con un sistema proporzionale, garantisce una maggiore rappresentatività del sistema, poiché i singoli collegi dovranno sempre eleggere più seggi e non uno solo, garantendo rappresentanti anche per i partiti che in assoluto non avranno la maggioranza in quel collegio;
- la legge continua a prevedere i “listini bloccati“: in pratica, l’elenco dei candidati al seggio proposti per ogni partito saranno preventivamente scelti dal partito stesso, non essendo prevista la possibilità per l’elettore di esprimere una preferenza diretta. Questo aspetto, però, è ancora aperto alla discussione nelle camere, e quindi potrebbe essere modificato.
Un giudizio sul Brescellum
Come cambia l’equilibrio tra legge elettorale e referendum, in base a questa nuova proposta? Sicuramente in meglio: il passaggio a un sistema proporzionale puro, senza collegi uninominali, e il contemperamento della soglia di sbarramento al 5% – piuttosto alta – con questo “diritto di tribuna”, mi pare possa essere astrattamente in grado di compensare almeno in parte la riduzione dei rappresentanti, che con un sistema come quello del Rosatellum, che per un terzo è di tipo maggioritario, avrebbe seriamente compromesso la rappresentatività sia a livello nazionale che regionale.
A mio avviso, però, restano aperte ancora delle incognite:
- Si tratta di una proposta che ancora dovrà essere discussa, emendata e approvata da entrambi i rami del Parlamento, iter complesso durante il quale le modifiche proposte potrebbero anche snaturarla del tutto. E poi, a modificarla saranno gli stessi parlamentari di cui non ci fidiamo e che infatti vogliamo ridurre, questo aspetto non è da tralasciare…;
- Resta almeno al momento in piedi il principale problema della rappresentatività del sistema, ossia le liste bloccate, che sono il vero motivo per cui il nostro sistema elettorale difetta di rappresentatività. Si parla di modificare questo aspetto, ma al momento sono solo parole;
- la questione del “diritto di tribuna” è interessante, ma non abbiamo precedenti in merito quindi non abbiamo idea di come modificherà la ripartizione di voti in seggi;
- l’iter di modifica potrebbe durare anni vista la bagarre che sempre si crea quando si tratta di modificare la legge elettorale, col rischio che il governo possa finire il mandato prima della sua approvazione – sia per scadenza naturale che per crisi di governo -; in tal caso, potremmo ritrovarci a dover votare il prossimo parlamento ridotto con la legge vigente, che creerebbe risultati profondamente distorti in punto di rappresentatività;
- in ultimo, non va comunque dimenticato che il passaggio a un proporzionale puro, pur utile a garantire maggior rappresentatività, si porta dietro il rischio di governi più instabili, soprattutto in un sistema così frastagliato come il nostro.
Insomma: mi pare di poter dire che questa possibile modifica sia capace di controbilanciare il rapporto tra legge elettorale e referendum sul taglio ai parlamentari, contemperando in qualche modo la riduzione del numero di parlamentari con il passaggio a un sistema proporzionale, quindi più attento alla reale rappresentatività che potrebbe limitare conseguenze nefaste sulla rappresentanza democratica.
Si tratta però pur sempre di una proposta, che non sappiamo che fine farà, come sarà emendata e quando sarà in vigore. Come detto anche nel mio video, il sì al taglio continua a costituire una scommessa, il cui esito dipende da ciò che decideranno di fare i parlamentari, ossia gli stessi soggetti che vogliamo tagliare perché non ci fidiamo abbastanza di loro.
E’ pur sempre un passo avanti, ma personalmente resto dell’idea che tutto questo andasse fatto prima, o almeno contestualmente alla modifica costituzionale, per evitare salti nel buio.
P.T.
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