Torno a parlare del referendum sul taglio ai parlamentari.

Ho letto da poco un articolo di Marco Travaglio sulle ragioni del sì al referendum (a questo link); mi spiace che un soggetto che ritengo preparato, data anche la sua laurea in giurisprudenza, sostenga un referendum sulla base di affermazioni “benaltriste” e “sbagliate” dal punto di vista giuridico.

Ho quindi pensato di rispondere con un articolo, data l’imminenza del voto, per chiarire alcuni aspetti.

L’articolo di Travaglio si disloca in 7 punti, che analizzerò separatamente.

“La riforma di Renzi…”

Questo è un argomento populista e benaltrista. Quale che fosse l’intento di Renzi o le intenzioni su come si modifica una Costituzione, questo non incide minimamente sul merito di questa riforma, che va valutata per quello che è e non in base a cosa gli altri abbiano fatto in passato.

“Non è una riforma populista”

Curioso che Travaglio usi un argomento populista per dire che la riforma non è una questione populista. Attaccare chi accusa i riformisti di essere populisti, non mi pare sia una ragione per spingere verso il sì. Come ho detto al punto prima, l’unica cosa che conta è il merito di questa riforma, a prescindere da chi l’abbia proposta e perché. Volevano farlo anche gli altri? Chi se ne frega: se una cosa è giusta è giusta sempre, se è sbagliata è sbagliata sempre, che a proporla sia Hitler o Gesù Cristo.

“L’assetto parlamentare è obsoleto e va cambiato”

Questo mi può anche stare bene, ma di nuovo: qui in valutazione è questa riforma e i suoi effetti; il fatto che il numero di parlamentari sia stato designato per un tempo passato non significa che questa riforma sia giusta a prescindere. Va valutato il nostro contesto, il nostro sistema politico, il nostro sistema elettorale e le conseguenze sulla distribuzione dei seggi nel nostro Paese. Il fatto che a giustificazione della riforma si adducano presunti “progetti” di riforma anche in altri Paesi non c’entra assolutamente niente, ogni realtà fa storia a sé.

“Questa riforma imporrà una nuova legge elettorale”

Dopo un trio di argomenti del tutto fuori luogo, finalmente si entra nel merito.

E’ vero: la riforma impone anche una modifica della legge elettorale: ma è proprio questo il punto! Sarà la nuova legge elettorale a stabilire che tipo di effetti avrà sulla rappresentatività il taglio ai parlamentari, quindi è del tutto impossibile stabilire se la riforma sia buona o meno finché non conosceremo la nuova legge elettorale: prima si cambia la legge elettorale, poi si cambia la composizione del Parlamento, non il contrario.

“Il Parlamento sarà più efficiente e credibile perché oggi tanto la maggioranza dei membri diserta le sedute”

Questo è un fantastico contro-argomento: siccome tanto molti disertano le sedute, allora noi li riduciamo, come se questo convincesse i pochi rimasti a presentarsi sempre. In base a quale principio però lo sa solo Travaglio. Se alle sedute si presenta solo il 30% dei Parlamentari, se riduci i parlamentari quanti si presentano? Sempre il 30%, quindi il risultato sarà avere ancora meno gente che decide per tutti.

Lui dice: “Difendere un’assemblea-monstre di quasi mille persone, di cui un terzo diserta una votazione su tre, due terzi non ricoprono alcun ruolo e solo il 10% assomma più di un incarico, è ridicolo“.

Bene, io rispondo “Difendere un’assemblea-monstre di 600 persone, di cui un terzo diserta una votazione su tre, due terzi non ricoprono alcun ruolo e solo il 10% assomma più di un incarico, è ridicolo

Trova le differenze.

“Il Paragone con gli USA”

Questo punto è concettualmente errato: Travaglio paragona il bicameralismo paritario italiano con quello statunitense, dimenticando che i due sistemi costituzionali sono completamente diversi: gli USA sono uno Stato Federale, nato come Confederazione di Stati. Negli USA gli Stati membri hanno un potere enorme e regolamentano in autonomia la maggioranza delle materie. Nel loro sistema, ha perfettamente senso un bicameralismo paritario in cui una camera è su base nazionale e rappresenta tutti i cittadini mentre l’altra rappresenta i singoli Stati e di conseguenza, data l’importanza costituzionale di questi ultimi, entrambe le camere debbano approvare gli stessi testi di legge.

Il più basso numero di parlamentari in USA è peraltro giustificato dal fatto che non solo la maggior parte delle materie sono gestite a livello statale, ma che gli USA sono una Repubblica Presidenziale, dove cioè il cittadino vota anche l’esecutivo.

E’ un sistema completamente diverso, paragonarli significa non aver mai studiato diritto costituzionale comparato.

“L’efficienza di una camera è inversamente proporzionale al numero di persone”

Questo argomento contraddice il punto 5): se così fosse, allora Travaglio dovrebbe essere contento che un terzo dei parlamentari diserta le sedute, perché questo rende la camera più efficiente…

La verità è che a rendere lento e laborioso il lavoro delle camere in Italia non è tanto il numero di parlamentari (come lui stesso dice, i parlamentari disertano le sedute in continuazione, ma le leggi a quanto pare ci mettono comunque anni ad approvarle…) ma la nostra struttura costituzionale, che prevede un bicameralismo paritario che impone alle camere di approvare lo stesso testo invece di dividersi i compiti come accade ad esempio in Germania, raddoppiando i tempi di approvazione delle leggi.

In chiusura del punto 7, Travaglio fa poi notare che il Parlamento si è impegnato a cambiare la legge elettorale, evitando tutte le possibili storture di cui parlano i favorevoli al no.

Certo: che è un po’ come il tipo che ti dice “pagami l’auto adesso, vedrai che poi domani te la porto esattamente come la volevi tu“. E tu ti fidi delle promesse del Parlamento? Quello stesso parlamento che vuoi ridurre perché sono tutti raccomandati e scaldano le poltrone senza fare niente, quelli che disertano le sedute e fanno gli interessi di partito? Non è un po’ contraddittorio?

Come ho detto all’inizio: prima mi fai vedere qual è la legge elettorale che applicheremo al taglio, poi fai il taglio. Prima mi fai vedere l’auto, poi ti do i soldi.

Accettare una riforma costituzionale sperando che poi la legge elettorale sia in linea con quelle che vorrei fossero le conseguenze di quella riforma significa fare una scommessa, e con la Costituzione non si scommette.

Scusate lo sfogo, ma da avvocato laureato in diritto costituzionale io certe cose non riesco proprio a leggerle.

Presto pubblicherò sul mio canale YouTube un video sulla riforma: iscrivetevi al canale per restare aggiornati!

https://www.youtube.com/channel/UC-ikAS3pF1ueWVfzUrQ6-ww

P.T.