L’attuale conflitto Ucraino ha fatto inevitabilmente riemergere le antiche tensioni tra NATO e Russia e la loro rivalità geopolitica; al di là delle considerazioni e delle posizioni sul conflitto ucraino, e alla polarizzazione che ne è derivata – e che abbiamo cercato di “sedare” con questo video sulla Crisi Ucraina -, l’analisi geopolitica dello scontro tra NATO e Russia ci indica come il conflitto in Ucraina sia solo un tassello di una questione più ampia, che riguarda i rapporti di forza tra i due blocchi e le stesse questioni rilevanti sul piano strategico e geografico di questo scontro, che trovano il loro punto nodale nel cosiddetto “Istmo d’Europa“.

Data la situazione in essere, che ha fatto in qualche modo riesplodere una rivalità e una tensione che sembrava ormai sopita con il crollo dell’URSS, ritengo sia importante conoscere le questioni legate all’Istmo d’Europa, concetto di cui si sente troppo poco parlare ma che ci fornisce una chiave di lettura più completa dell’intero conflitto in essere.

La questione sicurezza

Avevo già avuto modo di illustrare in questo articolo e prima ancora in quest’altro – in maniera inevitabilmente generale – le ragioni per cui la Russia di Putin considera una minaccia l’allargamento della NATO e il progressivo passaggio delle ex Repubbliche facenti parte del Patto di Varsavia verso la sfera di influenza Occidentale.

In effetti, i due blocchi si sono trovati, almeno fino al crollo dell’URSS, a diretto contatto geografico uno con l’altro, su quella linea che Winston Churchill ribattezzò “Cortina di ferro“. Trattandosi di punto di contatto diretto tra i due blocchi, quello era da sempre considerato il punto centrale delle tensioni tra le due potenze avverse e quindi il principale punto di attrito.

Con il crollo dell’Unione Sovietica, però, quel confine si è progressivamente spostato verso est, visto il progressivo passaggio di Paesi come Polonia, Cecoslovacchia, Bulgaria, Ungheria, Romania e Pasi baltici verso l’orbita Occidentale. A fronte di questo progressivo spostamento, la “cortina di ferro” si è così spostata sempre più verso i confini russi, costringendo la potenza russa a indietreggiare.

Per una potenza di carattere continentale – per le differenze tra potenze continentali e marittime vi rimando a questo post di Facebook che le spiega in modo semplice – il controllo dello “spazio” territoriale intorno alla stessa costituisce un elemento fondamentale della sua logica di potenza, in quanto le potenze continentali esercitano la loro potenza proprio attraverso il controllo dello spazio e delle aree cuscinetto che li separano dai propri rivali. Ed è per questo che, a prescindere dalla buona o mala fede di chi ha favorito quell’allargamento, nella geopolitica russa tale spostamento è vissuto come una potenziale minaccia.

Ma se è così: perché la Russia ha deciso di rompere gli indugi, e trasformare quelle tensioni in guerra aperta, solo con l’emergere della questione ucraina e non negli anni precedenti? Da un lato, una ragione non trascurabile riguarda le condizioni socio-economiche in cui si trovava la Russia nell’ultimo decennio dello scorso secolo, a seguito del crollo del comunismo, che le impediva sostanzialmente di reagire alla fuga degli Stati che, fino al giorno prima, erano sotto il suo controllo, verso l’orbita di influenza del nemico.

Dall’altro, però, una ragione sta anche nel fatto che, nella visione strategica russa, quell’allargamento è stato “tollerabile” solo fino a un certo limite geografico, costituito appunto dall’Istmo d’Europa.

Istmo d’Europa: cos’è?

istmo d'europa

Per Istmo d’Europa si definisce in sostanza il punto geografico dell’Europa nel quale la distanza tra le coste a nord e quelle a sud copre la lunghezza minore. Tale caratteristica rende quell’area la più “semplice” da difendere, trattandosi di una sorta di stretto tra Europa e Asia e quindi dove sarebbe più semplice operare un contenimento del nemico. Pertanto, sul piano banalmente geo-strategico, l’eventuale superamento di quella linea immaginaria costituisce, per la strategia geopolitica della potenza continentale russa, una seria minaccia alla sua sicurezza nazionale. Se l’Occidente dovesse infatti ampliare il controllo oltre quella linea, e quindi piazzarvi uomini, basi militari e basi missilistiche, la Russia avrebbe maggiori difficoltà di difendersi da un’eventuale attacco diretto. Si tratta dunque di un vero e proprio “ultimo baluardo” oltre il quale la potenza russa non può accettare ingerenze.

Come vedete dalla figura qui sotto, tale punto si trova poco oltre la ex cortina di ferro e passa sostanzialmente per: Kaliningrad, Bielorussia, Ucraina e Moldavia. E non è affatto un caso che la linea passi proprio per zone che hanno, ognuna a modo suo, valore strategico.

istmo d'europa

Partendo da nord, la necessità di difendere l’Istmo d’Europa è infatti la principale motivazione che ha spinto l’Unione Sovietica, una volta sconfitto il nazismo e spartitasi l’Europa con gli USA, a pretendere di mantenere il controllo di Kaliningrad, enclave russa in territorio europeo necessaria non solo per garantirsi uno sbocco sul mar Baltico dove piazzare la propria flotta, ma anche, appunto, per mantenere una testa di ponte sulla linea dell’Istmo.

Proseguendo sull’asse nord-sud, sotto l’enclave di Kaliningrad, dopo una piccola porzione di terreno detta “Corridoio di Suwalki“, si incontra la Bielorussia; si tratta di un fedelissimo alleato russo, al punto da poter a tutti gli effetti considerare anche quel Paese come parte integrante dell’area di controllo della potenza russa (e motivo per cui per la stessa Russia la fedeltà della Bielorussia è così importante).

Sotto la Bielorussia, invece, c’è proprio l’Ucraina, che attraversa l’Istmo d’Europa per almeno il 70% della sua estensione. Ed ecco perché l’Ucraina è così importante per la geopolitica russa: copre gran parte dell’ultimo baluardo che separa i “contendenti”, quindi un eventuale passaggio del Paese nell’orbita occidentale costituirebbe una minaccia ancora più grande di quella percepita con l’allargamento della NATO avvenuto negli ultimi 20 anni.

Ecco quindi una chiave di lettura che ci spiega perché la reazione russa si sia verificata con l’esplodere della crisi ucraina e non prima.

Istmo d’Europa, Transnistria e strategia russa

Ma l’Istmo d’Europa non si limita a spiegare il perché del conflitto ucraino. Come visto nella cartina quella linea passa, nella parte sud, esattamente sopra il confine tra l’Ucraina e un altro Stato: la Moldova. In particolare, l’istmo passa per un’altra zona estremamente strategica, chiamata “Transnistria“.

Rimando a questo interessante video di “Nova Lectio” un opportuno approfondimento storico e politico su questa particolare regione, limitandomi qui ad alcuni aspetti generali.

La Transnistria è una regione formalmente parte integrante della Moldova, ma che ha al suo interno una forte presenza russofona e non trascurabili tendenze secessioniste. La regione aveva già infatti votato nel 1990 un referendum che, con il 90% di voti favorevoli, aveva sancito la propria indipendenza dalla Moldavia. Un referendum ribadito con risultati simili anche nel 2006, ma mai riconosciuto dalla Comunità Internazionale, con risultato che, oggi, la Transnistria non è considerata uno Stato indipendente nonostante abbia di fatto un’amministrazione indipendente da quella moldava; anzi, proprio per questo – e anche per il fatto che la Transnistria produce gran parte dell’energia e dell’industria pesante di tutta la Moldova – non sono mancati tentativi da parte dell’esercito moldavo di riacquisire il controllo della regione, tentativi tutti falliti anche grazie al supporto economico e militare che la Transnistria ha sempre ricevuto proprio dalla Russia.

Infatti, grazie alla sua presenza russofona, alle tendenze separatiste e soprattutto alla sua posizione strategica sull’istmo (come vera e propria avanguardia in territorio europeo), la Transnistria può contare su un grande alleato: Vladimir Putin.

Su queste basi, è così possibile leggere meglio la strategia geopolitica di Putin in Ucraina: infatti la Russia, oltre a colpire le zone “secessioniste” come il Donbass e la Crimea, sta concentrando gli sforzi anche in aree che in realtà non hanno una grande presenza russofona, comunque non tale da giustificare il suo pretestuoso intervento “liberatore”: parliamo delle regioni di Mariupol, da poco conquistata dalla Russia, e di Kherson e Odessa, ancora sotto attacco.

L’obiettivo finale, a questo punto, apparirebbe più chiaro: l’occupazione della fascia ucraina che va da Mariupol a Odessa permetterebbe alla Russia non solo di acquisire per intero il controllo delle coste sul Mar Nero, con tutti i benefici strategici e commerciali che ne deriverebbero, ma anche di unire le aree sotto il suo controllo proprio con la Transnistria, creando un cordone intorno all’Ucraina che le permetterebbe, da un lato, di accerchiare il Paese nel caso di effettivo passaggio nell’area di influenza occidentale e, dall’altro, di ricollegare la propria area di influenza con il vertice sud dell’Istmo d’Europa, fissando così la “nuova cortina di ferro” su una posizione maggiormente favorevole alla Russia.

Si tratta chiaramente solo di una delle numerose chiavi di lettura del conflitto, ma che ci permette di constatare come l’invasione dell’Ucraina non sia un’operazione fine a se stessa, destinata ad esaurire ogni effetto una volta conclusa la guerra, ma che si tratti piuttosto di parte integrante di una strategia geopolitica molto più ampia, che con ogni probabilità non sarà destinata a chiudersi con la fine della guerra in Ucraina.

Per questo insisto con l’invitare tutti a valutare la situazione nel suo complesso, senza lasciarsi andare a facili polarizzazioni, perché solo così possiamo comprendere la vera natura di ciò che sta accadendo ed evitare di farci trovare nuovamente impreparati alla prossima mossa di un avversario che ha bene in mente quello che vuole e che sembra disposto a tutto, anche a violare il diritto internazionale e i diritti umani, pur di ottenerlo.

P.T.