La Guerra in Ucraina sta destando grande preoccupazione, come è normale che sia. Al di là dell’andamento degli eventi, quello che vorrei riuscire a spiegare a chi mi legge, sfruttando le mie conoscenze in Geopolitica, non è tanto comprendere cosa stia accadendo e come, quanto rispondere alla domanda che sicuramente tutti ci stiamo facendo: perché?

Perché Putin ha invaso l’Ucraina in barba a tutte le minacce di sanzioni economiche, blocchi commerciali, ecc…? A cosa gli serve l’Ucraina? Cosa vuole ottenere? Qual è la spiegazione geopolitica di tutto ciò?

In questo articolo cercherò di chiarire questa questione sul piano geopolitico; per farlo, però, è necessario un lungo passo indietro nel tempo. Cercherò di essere comunque il più breve e conciso possibile, lasciandovi ogni riferimento per eventuali approfondimenti, al fine di riuscire a spiegare a tutti la natura profonda della guerra in Ucraina.

Il Crollo dell’URSS e la strategia occidentale

Partiamo dal 1991. Quell’anno crolla l’Unione Sovietica. Come certamente sapete, fino al 1991 il mondo era diviso in due grandi blocchi: quello occidentale e quello sovietico i quali, a seguito della vittoria della Seconda Guerra Mondiale, si erano sostanzialmente spartiti il mondo e in particolare l’Europa.

Il nostro continente infatti era stato nettamente diviso in due: la parte ovest sotto influenza occidentale e la parte est sotto influenza sovietica. Le due aree di influenza, che coincidevano sostanzialmente con le rispettive aeree di invasione del Terzo Reich, per liberare l’Europa, erano separate da quella che venne definita “cortina di ferro“.

I Paesi della parte ovest costituirono la NATO (organizzazione militare sotto l’egida degli USA, finalizzata a garantire la protezione dell’Europa da un possibile attacco sovietico) e poi l’Unione Europea; i Paesi della parte est finirono invece nella federazione sovietica e siglarono il Patto di Varsavia, alter ego della NATO.

Guerra in Ucraina

Questo duopolio – il famoso sistema “bipolare” – durerà tra alterne vicende appunto fino agli anni ’90, quando l’Unione Sovietica cadrà. Col crollo dell’Unione sovietica, la potenza russa entrerà in una fase di grande crisi economica, politica e sociale, lasciando un vuoto geopolitico: il mondo, da quella data, smetterà di essere retto dall’equilibrio di due grandi potenze e diventerà invece un monopolio, gestito dall’Occidente e in particolare dagli USA.

Si sarebbe paventato un lungo periodo di dominio occidentale sul mondo, che in effetti ne ha approfittato per “regolare alcune questioni” (vedi la Guerra del Golfo, nel 1992, l’attacco all’Afghanistan del 2001 e l’invasione dell’Iraq nel 2003, per ogni approfondimento vi suggerisco questo mio saggio), sapendo di poter agire indisturbato, stante l’incapacità di reagire della potenza Russa.

Un’incapacità che tutti gli analisti occidentali sapevano bene essere però solo momentanea, perché la Russia restava un Paese enorme, pieno di risorse, preparato militarmente, che quindi inevitabilmente, prima o poi, sarebbe tornata a ricoprire il ruolo di potenza che meritava.

Consapevoli di questo, gli Occidentali hanno deciso di avviare una strategia preventiva: fare in modo che tutte le Repubbliche ex sovietiche, uscite dal giogo russo, finissero ad orbitare nell’area di influenza occidentale, così da guadagnare un vantaggio strategico nell’attesa che la Russia tornasse a “creare problemi”. In questo modo, infatti, l’Occidente avrebbe potuto appropriarsi dell’area cuscinetto che separava le due potenze e avvicinare la sua presenza ai confini russi, per godere di un vantaggio strategico, economico e militare nell’attesa che la Russia si riprendesse dalla crisi.

E così, ecco che vari Stati di quell’area cuscinetto sono finiti vuoi nell’UE, vuoi nella NATO, vuoi in ogni caso nell’orbita di influenza occidentale: Repubbliche Baltiche, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Ungheria, Bulgaria.

Praticamente tutte, tranne 2: la Bielorussia e (guarda un po’) l’Ucraina.

Putin e il ritorno della Russia

Come detto si trattava di una situazione momentanea. Già a partire dai primi anni del nuovo millennio, infatti, Putin ha assunto il potere in Russia e si è letteralmente preso in spalle la nazione, riportandola al rango di grande potenza. Senza entrare nel merito specifico delle modalità con le quali ci è riuscito, quello che conta è che Putin ha avviato, ormai da decenni, una vera e propria strategia per “riprendersi l’area di influenza sovietica” e ristabilire gli equilibri geopolitici.

In effetti, da anni Putin sfrutta ogni risorsa per cercare di riattrarre le ex Repubbliche sovietiche verso la Russia, cercando di minare la stabilità interna dell’Unione Europea. Finanziare ed appoggiare governi “sovranisti” in Europa, diffondere fake news, fare il possibile per fare emergere tutte le contraddizioni del blocco europeo sono tutte strategie ben congegnate per cercare di disgregare l’Europa dall’interno, favorendo il riavvicinamento di quelle Repubbliche nell’orbita russa.

Ma l’occasione d’oro, il banco di prova perfetto per mettere in pratica la sua strategia, sarebbe arrivato proprio con la crisi Ucraina.

La crisi Ucraina

Non c’è tempo qui di spiegare cosa sia accaduto in Ucraina tra il 2004 e oggi. Vi lascio una serie di link per approfondire le questioni specifiche e mi permetto di sintetizzare al massimo la questione (due interessanti video sul tema, del canale Nova Lectio, li trovate qui e qui).

In soldoni, in Ucraina si sono create nel tempo due fazioni politiche: una pro Europa e una pro Russia. Nel 2004 la fazione pro Europa ha vinto le elezioni ed ha avviato una serie di trattative di carattere economico e commerciale con l’Unione Europea, avvicinandosi così al blocco occidentale; poi quella coalizione ha perso le successive elezioni presidenziali e il nuovo presidente filo russo, Victor Janukovich, ha revocato gli accordi. Questo ha scatenato numerose proteste che, tra alterne vicende, hanno portato alla guerra civile, costringendo lo stesso Janukovic alla fuga.

Perché un’occasione d’oro? Perché la salita al potere dei filo europei era stata una vittoria importante per il blocco occidentale, che poteva così sottrarre anche l’Ucraina all’influenza russa e magari inserirla non solo nell’Unione Europea, ma addirittura nella NATO, con la possibilità di piazzare basi missilistiche in un Paese che confina direttamente col nemico russo. Un’ipotesi che ovviamente Putin non poteva accettare.

Così, si è deciso ad intervenire nella crisi ucraina dapprima prendendo il controllo della Crimea – regione a maggioranza russofona ma anche punto strategico fondamentale, dato lo sbocco sul Mar Nero che apre la strada all’Europa e al Medio-Oriente – poi iniziando ad appoggiare le frange separatiste di due regioni dell’Ucraina: Luhansk e Donetzk, a maggioranza russa e quindi in contrasto con il governo pro europeo di Kiev. Dal 2014 ormai le due repubbliche separatiste sono in guerra col governo centrale, supportate da Putin, mentre il governo di Kiev è finanziato dall’Occidente.

Una tensione che, ovviamente, non poteva durare per sempre.

Guerra in Ucraina: perché Putin ha invaso l’Ucraina?

Ed eccoci così ai giorni nostri. Di fronte alla difficoltà delle frange separatiste di vincere la guerra contro Kiev, e dell’interesse di tutte le parti in causa non tanto per le sorti del Paese, quanto per lo spostamento degli equilibri tra i due grandi blocchi, Putin ha deciso di rompere gli indugi e invadere l’Ucraina, col pretesto di difendere il diritto delle repubbliche separatiste di garantirsi un’indipendenza ingiustamente osteggiata dal governo ucraino.

Non a caso, due giorni prima di scatenare la Guerra in Ucraina Putin ha fatto un discorso col quale ha ufficialmente riconosciuto l’indipendenza delle due repubbliche, chiaro modo di giustificare ex ante un intervento armato che aveva già in programma da tempo (e che forse solo la pandemia lo aveva costretto a rinviare).

Ma perché invaderla, rischiando ripercussioni e sanzioni?

Semplicemente perché sapeva che il blocco Occidentale non era in grado di fermare l’invasione, e quindi poteva agire a cuor leggero. Vero, ora rischia sanzioni da parte di tutta la Comunità Internazionale, ma ha anche ottenuto l’obiettivo di “spaccare” il mondo in due: di fronte all’aggressione, è inevitabile che gli altri Paesi prendano una posizione, pro o contro.

A favore della Russia sembra essere ad esempio la Cina – ottimo alleato geopolitico – ma non la Turchia. Lentamente, tutti i Paesi stanno prendendo una posizione rispetto al conflitto.

Soprattutto in Europa; è lì, infatti, che l’azione di Putin sta riuscendo nel suo intento iniziale, ossia spaccare l’unità dell’Unione Europea: se i Paesi occidentali condannano con forza l’aggressione, lo stesso non sembra potersi dire con altrettanta tranquillità per tutti i Paesi ex sovietici: la Bielorussia appoggia nettamente l’intervento, l’Ungheria ha già dichiarato che non fornirà aiuti all’Ucraina, altri Paesi come la Polonia – da poco sanzionata proprio dall’Unione Europea, incrinandone i rapporti – nicchiano. L’Unione Europea si sta cioè separando in due fazioni.

Ed era questo il vero obiettivo di Putin. A quanto pare la sua strategia sta funzionando. Ecco il perché della Guerra in Ucraina: un’azione mirata a destabilizzare l’alleanza occidentale per porre le basi necessarie per una ripresa del controllo delle regioni cuscinetto perse con il crollo dell’URSS.

Come precipiteranno gli eventi non è possibile prevederlo così presto; del resto, le guerre si sa come iniziano ma non si sa come finiscono, e certamente la Guerra in Ucraina sposterà di molto gli equilibri mondiali a prescindere da quale sarà l’esito. Quel che secondo me è importante capire è che la questione non è tanto, o non solo, il controllo dell’Ucraina, ma tutto l’antico retaggio geopolitico che il ritorno della “Guerra Fredda” si sta portando dietro.

P.T.

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