Il termine “populismo” è ormai alla ribalta dell’opinione pubblica e tutti quanti, in modo più o meno improprio, ne fanno corrente uso. Il significato del termine è però molto più complesso da afferrare di quanto l’apparente semplicità della parola potrebbe suggerire; anzi, proprio la banalità della parola si presta a facili semplicismi.

La parola “populismo” ha infatti assunto significati sempre diversi a seconda del contesto storico, politico e geografico in cui è stata utilizzata, cambiando anche sensibilmente; inoltre, come detto, molti ne fanno un uso scorretto, contribuendo ad accrescere la confusione. Se chi ne vuole difendere la legittimità tende a definire il populismo semplicemente come il “volere il bene del popolo“, chi invece lo usa in senso sprergiativo tende troppo spesso a paragonarlo ad altri termini come demagogia – rispetto alla quale sta in realtà in rapporto di genere a specie, come vedremo – o sovranismo, che come visto in questo articolo ha un significato molto diverso da populismo.

Non è quindi semplice riuscire a individuare in modo esaustivo il significato del termine populismo, e nel farlo è inevitabile infarcire la spiegazione con opinioni personali.

Cercherò comunque di farlo in questo articolo, ripercorrendone il significato in prospettiva storica e semantica ma anche approfondendo la questione dal punto di vista che più sta a cuore a questa pagina, ossia il populismo come risvolto e mezzo della manipolazione dell’opinione pubblica.

Le definizioni

Iniziamo, come è giusto, con la sua definizione da dizionario.

La prima cosa da dire è che il populismo, nella sua prima accezione, identifica un preciso movimento politico sviluppatosi in Russia alla fine del XIX secolo e che, secondo la Treccani:

Si proponeva di raggiungere, attraverso l’attività di propaganda e proselitismo svolta dagli intellettuali presso il popolo e con una diretta azione rivoluzionaria (culminata nel 1881 con l’uccisione dello zar Alessandro II), un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, specialmente dei contadini e dei servi della gleba, e la realizzazione di una specie di socialismo rurale basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale.

Come avrete certamente capito, non è ovviamente questa l’accezione nella quale è utilizzato oggi; ma è comunque importante farla presente poiché è dal nome di questo preciso movimento politico che verrà mutuato il significato più in voga oggi.

La stessa Treccani fornisce altri significati del termine; per estensione infatti, il populismo indica anche

l’atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi.

Ed è sicuramente da questo significato che sarà necessario prendere le mosse dei nostri ragionamenti.

Tuttavia, è bene precisare anche un terzo significato riconosciuto alla parola populismo, ossia la specifica manifestazione che questo atteggiamento ideologico ha avuto in america latina, ad esempio con il Peronismo:

forma di prassi politica, tipica di paesi in via di rapido sviluppo dall’economia agricola a quella industriale, caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari, con il consenso dei ceti borghesi e capitalistici che possono così più agevolmente controllare e far progredire i processi di industrializzazione

Insomma: gli elementi essenziali per comprendere il significato di populismo nella sua accezione più recente sono la presenza di un contatto diretto tra un leader e una massa che si sviluppa e consolida secondo sistemi demagogici.

Populismo e demagogia

In questo senso, il populismo entra in rapporto con un altro elemento importante: la demagogia.

Per comprendere il rapporto tra i due, è quindi necessario passare anche dalla definizione di demagogia; sempre la Treccani ci fornisce quella più esaustiva:

pratica politica tendente a ottenere il consenso delle masse lusingando le loro aspirazioni, specialmente economiche, con promesse difficilmente realizzabili

Come vedete, vi sono non poche similitudini tra le definizioni di populismo e demagogia: entrambe si rivolgono alle masse ed entrambe esaltano il valore delle stesse lusingandole e connotandole sempre in modo assolutamente positivo.

populismo

Già solo con queste prime nozioni è possibile iniziare a scartare alcuni significati che vengono dati al termine al giorno d’oggi: il populismo non è l’atteggiamento di chi vuole il bene del popolo, ma il sistema attraverso il quale i leader esaltano il popolo per il proprio tornaconto elettorale. Non è dunque un atteggiamento del popolo, ma al più un atteggiamento sul popolo; ossia un sistema delle classi governanti per manipolare l’opinione pubblica.

Parlare alla pancia degli elettori: i bias cognitivi

Abbiamo visto che per populismo si intende l’atteggiamento del leader politico che, per guadagnarsi la fiducia e l’appoggio del popolo, tende ad esaltarne le qualità, cercando di mostrarsi il più vicino e sensibile possibile a lui e fondando la sua campagna elettorale su promesse – frutto di demagogia, quindi spesso irrealizzabili – che sappiano suscitare l’interesse e l’appoggio delle masse.

Per fare questo, il politico di turno adotterà generalmente degli accorgimenti particolari, quali:

  • utilizzare un linguaggio semplice, che sia compresibile da una massa generalmente sotto il livello culturale medio e quindi incapace di comprendere linguaggi complessi;
  • fornire soluzioni immediate e semplicistiche, per fare in modo che la massa possa comprenderle, figurarsele e quindi riconoscersi in esse;
  • puntare ad argomenti che, più che la razionalità e la competenza, sappiano colpire la pancia delle masse, per essere sicuri che le masse li ascoltino e li interiorizzino;
  • fare il possibile per mostrarsi “un uomo del popolo” per aumentare il senso di vicinanza e la sinergia col popolo stesso.

Gli elementi che ho indicato, che stanno alla base della demoagogia e quindi del populismo, hanno non pochi elementi in comune con un altro argomento oggetto di questo blog: i bias cognitivi.

In effetti, le regole che reggono il ragionamento intuitivo, cui la massa fa inevitabilmente largo ricorso per via della generalizzata carenza di competenze specifiche e di uno scarso sviluppo della capacità di adottare ragionamenti logico-razionali, sono proprio finalizzate a individuare soluzioni semplici e a interpretare i fenomeni che abbiamo intorno in modo immediato, pur in assenza di tutti gli elementi necessari per farlo.

I leader populisti faranno dunque largo ricorso alle distorsioni indotte dai bias: proporranno interpretazioni dei fenomeni sociali e politici molto elementari, fondate su quei pochi elementi comprensibili alla massa come se fossero gli unici importanti (WYSIATI); tenderanno a semplificare enormemente qualunque questione all’osso, così da precostituire una spiegazione banale ed effiacce per la massa (semplificazione); indurrano la massa a vedere il problema come una scelta netta tra “bianco e nero”, polarizzando lo scontro politico e inducendo così il popolo a prendere una posizione; creeranno correlazioni apparenti tra fenomeni per giustificare le loro azioni (apofenia); esalteranno continuamente le qualità del popolo, per stimolarne le istanze irrazionali ed emotive e spingerlo a seguire il leader.

In questo senso, possiamo quindi fornire una definizione ulteriore di populismo, più in linea con gli argomenti di questo blog:

Il populismo è l’arte di alcuni leader politici di fare demagogia sfruttando l’azione dei bias cognitivi per stimolare le istanze irrazionali del popolo, convincendolo dell’esistenza di soluzioni semplici a problemi complessi e indurlo così ad appoggiare la sua parte politica e i suoi programmi politici.

Populismo “digitale”

Questa prassi demagogica, che ha sempre fatto parte della politica sin dai tempi dell’antica grecia, sta oggi vivendo una diffusione ancora maggiore grazie soprattutto all’avvento di internet e dei social network.

L’esigenza dei leader populisti di mostrarsi vicini al popolo, ed anzi parte integrante dello stesso, è infatti oggi largamente favorita dai mezzi di comunicazione di massa, che permettono oggi a quei leader – in particolare grazie ai social – di mantenere un contatto pressoché diretto e continuativo con il suo elettorato. In questo modo, quei leader possono mostrarsi giornalmente al loro pubblico anche nello svolgimento delle loro faccende quotidiane, proprio per immedesimarsi col suo elettorato e farsi sentire “uno di loro”, ma anche promuovendo una costante campagna elettorale fatta di proclami, dichiarazioni, considerazioni che possono essere facilmente caricate sui social e diffuse a macchia d’olio senza alcun problema logistico. Assicurandosi che il messaggio arrivi in modo chiaro, semplice e comprensibile al più elevato numero di persone possibile.

Queste dinamiche hanno così favorito enormemente il populismo, che assume oggi una dimensione propriamente digitale che lo rende estremamente più incisivo, penetrante ed efficace di quanto non fosse stato in passato.

Sovranismo vs populismo

Sulla base di queste considerazioni, possiamo dunque concludere tornando a paragonare la definizione di populismo con quella di sovranismo, analizzata in un precedente articolo: in effetti, come ho anticipato c’è una forte tendenza, soprattutto tra i denigratori del sovranismo, a confondere i due termini in questione come se fossero sinonimi; in realtà, come ho cercato di spiegare, non solo non lo sono, ma stanno proprio su due piani differenti.

Il sovranismo è infatti un’ideologia politica che consiste nel preferire la sovranità nazionale in contrasto con la nascita di organizzazioni sovranazionali e internazionali come l’Unione Europea; il populismo, invece, non è un’ideologia, ma un sistema di manipolazione dell’opinione pubblica operato da alcuni leader politici per il proprio tornaconto elettorale.

Vero è però che l’ideologia sovranista è per lo più frutto di una visione molto semplificata ed emotivamente esasperata della realtà: essa fa infatti leva sul risentimento dei popoli nazionali, scatenato dalla crisi istituzionale europea e da quella economica dei decenni passati, offrendo alle masse una soluzione semplicistica e sbrigativa e come tale facilmente comprensibile da tutti, ma di dubbia efficacia e realizzabilità.

Sovranismo e populismo, quindi, stanno in un certo rapporto tra loro: l’ideologia sovranista è infatti generalmente propugnata da leader populisti, e quindi portata avanti e diffusa attraverso i sistemi tipici della demagogia e del populismo.

Ciò non significa, però, che solo il sovranismo sia assimilabile al populismo: il populismo è infatti un mero strumento di propaganda, e come tale può essere adottato da qualunque parte politica.

P.T.