La scorsa settimana è andato in onda un servizio de Le Iene – che trovate a questo link – che suscitava non poco allarmismo su una presunta sindrome che colpisce diversi addetti e passeggeri degli aeroplani: la sindrome aerotossica.

Non è tanto il tema in sé a interessare ai fini di questo blog, quanto il metodo di indagine adottato dalla iena in questione. Il servizio mi ha infatti offerto un chiarissimo esempio di Antimetodo.

Sin dalle prime battute, infatti, il servizio punta proprio a suscitare allarmismo, a spaventare il pubblico e soprattutto ad insinuare palesemente un “complotto” delle compagnie aeree per nascondere l’esistenza di questa sindrome.

Cercherò di analizzare il modus operandi del servizio, entrando nel merito delle presunte “prove” del complotto solo ove necessario, rifacendomi a questo interessante e completo video del canale YouTubeOneira“, sempre sul pezzo quando si parla di aerei e complotti.

Le Iene e Sindrome aerotossica: Antimetodo

Allarmismo

L’intero servizio è incentrato sullo scatenare allarmismo, sin dal principio.

Si parla infatti di questa presunta circostanza per cui gli oli utilizzati per lubrificare il motore possano entrare in cabina perché, come meglio vedremo, in sostanza l’aria che respiriamo all’interno della cabina arriva proprio dai motori.

Tralasciando gli aspetti tecnici, sui quali torneremo tra un attimo, l’atteggiamento allarmista sta nel fatto che questa circostanza è data per scontata, nel senso che dal servizio sembra emergere che ciò avvenga praticamente sempre; sia cioè una normale dinamica che come tale sia tenuta in qualche modo nascosta dalle compagnie aeree. E’ ovvio che, messa in questo modo, la cosa susciti paura e indignazione; tuttavia non è affatto così.

Il fatto che quegli oli possano finire in cabina non è infatti una circostanza consueta, ma è frutto di una anomalia, di un malfunzionamento che purtroppo, in sporadici casi, può accadere. Non esiste dunque alcun piano di sterminio né alcun complotto delle compagnie aeree: sarebbe come dire che il fatto che in alcuni casi le gomme delle auto possano esplodere, causando incidenti, significhi che le case automobilistiche costruiscano le gomme apposta affinché esplodano e che ce lo tengano volutamente nascosto.

E’ chiaro che parlare di fattore eccezionale, ossia di un possibile “incidente”, oppure di un piano pre-programmato esistente su tutti gli aerei di default, susciti due reazioni molto diverse nel pubblico.

Omissioni in mala fede

C’è poi un elemento fondamentale che il servizio ignora completamente, e non certo per disattenzione. La sensazione che le spiegazioni date dal video ci lasciano è che l’aria che respiriamo in cabina, passando dai motori, in qualche modo passi dalle camere di combustione e quindi si “contamini” con tutte le schifezze che inevitabilmente ci sono in una camera di combustione. Le insinuazioni sono velate ma palesi: il servizio parla infatti dei danni causati dalla combustione di questi oli – quindi si presume che essi brucino nel motore – e cita anche alcuni oli specifici – come spiega il video di Oneira – che vengono usati proprio per la lubrificazione delle parti del motore interessate dalla combustione.

Quel che però il servizio omette del tutto di fare presente è che l’aria che respiriamo entra sì nei motori, dove viene filtrata e immessa in cabina, ma che non passa affatto dalle camere di combustione, quindi non brucia e non emette alcun prodotto della combustione; perciò, nessun prodotto della combustione di qualche olio finisce in alcun modo nell’aria che respiriamo in aereo.

iene e sindrome aerotossica

Come vedete dal disegno qui sopra, l’aria entra nel motore, attraversa un compressore che la pressurizza – la parte indicata in viola nel disegno – e da lì viene subito immessa nelle tubature che portano alla cabina, senza passare dalle turbine. Questo significa sia che in nessun modo gli oli che bruciano nel motore possono entrare in cabina – salvo, come detto, malfunzionamenti davvero eclatanti – sia che gli oli che invece possono entrare in cabina sono solo quelli usati per lubrificare gli ingranaggi del compressore, i quali non sono sottoposti a temperature tali da farli bruciare ed emettere così sostanze tossiche.

Mi pare un particolare piuttosto importante da far sapere al pubblico, salvo che l’intento non sia proprio quello di suscitare allarme e insinuare un atteggiamento complottista.

Atteggiamento complottista

A riprova del fatto che il servizio non si limita ad “omettere per negligenza” questo fatto, ma anzi a pompare nel senso di un complotto, emergono diversi fattori. Il principale di essi sta nelle affermazioni del presunto pilota intervistato, il quale afferma chiaramente che “quando sono stato assunto alla compagnia non sapevo che l’aria della cabina provenisse dai motori“. Ciò lascia abbastanza perplessi, poiché le modalità con cui viene prelevata e filtrata l’aria dall’esterno per essere diffusa in cabina non sono affatto un mistero, ma anzi chiunque frequenti la scuola ATPL studia queste cose in un esame apposito, ben prima di essere assunto in una compagnia.

iene e sindrome aerotossica

Il fatto che quel pilota non lo sappia è dunque un problema suo, perché significa che, semplicemente, non ha studiato.

Anche io ad esempio, nel mio percorso di studi a Giurisprudenza, non ho mai dato l’esame di Diritto Ecclesiastico – esame facoltativo al quale ne ho preferito un altro -; ma questo non significa certo che il diritto ecclesiastico non esista o mi sia stato dolosamente nascosto dall’Università!

Riadattamento delle prove

Il ragionamento inverso

Ma veniamo ad analizzare come Le Iene usino l’Antimetodo per dimostrare i loro assunti.

La Iena esordisce con una domanda: “vi è mai capitato di sentire sull’aereo odore di cherosene, di calzini sporchi o di cane bagnato?“. Posta questa domanda, inizia così a spiegare l’argomento del servizio, ossia questa presunta perdita di oli dannosi che vengono diffusi nella cabina e che la Iena ricollega direttamente a quegli odori. Approfondiremo a breve questa questione; prima, mi interessa far notare come questa associazione sia del tutto pretestuosa.

Non serve infatti essere piloti esperti per fare una banale considerazione: come è possibile che un olio possa fare contemporaneamente sia odore di cherosene che di cane bagnato? Sulla base di cosa la Iena deduce oltre ogni ragionevole dubbio che quegli odori siano da attribuire alle perdite di quegli oli e non a qualunque altro fattore possibile (problemi al motore, fuoriuscita di altri gas, difetto del sistema di condizionamento dell’aria, il tizio di fianco a voi che non si lava)? Nessuna, ovviamente: la Iena lo dà per presupposto, usando la tesi che vuole dimostrare come presupposto della sua dimostrazione.

voglio dimostrare l’esistenza di queste perdite – sull’aereo è possibile sentire odori strani qualsiasi = quegli odori sono dovuti a quelle perdite

Principio di riadattamento

E’ evidente cosa questa impostazione susciti nel pubblico: chiunque abbia mai sentito quegli odori si convincerà che la teoria è corretta perché si induce il pubblico a ritenere che quell’odore sia una prova certa di questa teoria.

Correlazioni apofeniche

Ma il riadattamento delle prove non finisce qui: un’altra argomentazione davvero ridicola posta a fondamento di questa ricostruzione è data di nuovo dal presunto pilota intervistato, che fa una deduzione che è un lampante esempio di apofenia: racconta di una volta in cui una hostess aveva sbagliato un’ordinazione, portando dell’acqua a un passeggero che gli aveva chiesto una Coca Cola. Questa circostanza, per lui, sarebbe una prova dei danni prodotti da quegli oli.

E’ ovvio che qui si sta di nuovo usando la conclusione che voglio dimostrare come parametro per quella dimostrazione: in base a cosa deduce che la distrazione della hostess sia stata causata dalle perdite di olio? Una hostess non può semplicemente sbagliare, avere la testa da un’altra parte perché è appena stata lasciata dal fidanzato, avere l’influenza, essere semplicemente stanca? No, se sbaglia qualcosa è sicuramente causa degli oli.

Pertanto, dobbiamo quindi dedurre che tutte le volte che al ristorante un cameriere ci ha portato un piatto sbagliato o si è dimenticato un’ordinazione, si sia stati in un ristorante in cui c’è una perdita di oli da qualche parte che altera la nostra capacità di attenzione?

Lo stesso servizio spinge molto sull’associare alla perdita di oli, vari disturbi che si possono verificare sull’aereo: mal di testa, mal di stomaco, stanchezza, stato di confusione. Ma le ragioni che possono portare a questi effetti sono centinaia su un aereo: l’aria pressurizzata, gli spazi angusti, il rumore continuo e persistente dei motori; ma anche il fatto che si stia covando qualche malattia o, più semplicemente, che il nostro fisico sia affaticato dal viaggio in aereo (magari abbiamo viaggiato tutta la notte o è il secondo aereo che prendiamo quel giorno).

E invece, la Iena costruisce il servizio facendo volutamente in modo che il pubblico sia portato ad associare qualunque disturbo a queste perdite, senza uno straccio di prova né alcuno studio scientifico e soprattutto senza neppure prendere in considerazione altre spiegazioni plausibili.

Riadattamento delle prove

Ma veniamo proprio alle prove scientifiche.

Dopo aver svolto tutte le sue belle argomentazioni fondate sull’Antimetodo e aver spaventato a dovere il pubblico, la Iena deduce che questo sistema di aerazione sia la causa di quella che è conosciuta come “sindrome aerotossica“. Si tratta di una presunta sindrome che la comunità scientifica sta ancora vagliando con diversi studi e che ancora non ha ricevuto una sua conferma scientifica, soprattutto riguardo le sue possibili cause; ma a quanto pare, invece, la Iena ne sa più di tutta la comunità scientifica e gli bastano le precedenti considerazioni per provarlo indubitabilmente. Di conseguenza, insinua che il motivo per cui la scienza ancora non lo confermi sarebbe che vuole tenercelo nascosto (complottismo).

A riprova di quanto sostenuto, il servizio parla di due documenti scientifici prodotti dall’EASA.

Secondo la Iena, il primo studio – del 2014 – avrebbe affermato che la quantità di oli che accidentalmente finiscono nella cabina siano assolutamente sotto la soglia di tollerabilità e che quindi non producano danni nell’organismo; il secondo studio – del 2015 – avrebbe invece smentito questa affermazione, sostenendo che quegli oli producano sostanze dannose e che quindi le conseguenze sull’organismo siano ancora tutte da accertare.

Questa ricostruzione, che crea chiaro allarmismo e anzi fa intendere che qualcosa di dannoso ci sia, visto che il secondo studio è posteriore quindi presumibilmente più aggiornato, è però assolutamente falsa.

Infatti, mentre il primo studio – che trovate qui – parla effettivamente della quantità di oli rilasciati in cabina e delle loro possibili conseguenze sull’organismo, il secondo – che trovate qui – parla di tutt’altro, ossia si limita a valutare quali composti chimici si creino dalla combustione di alcuni oli lubrificanti. Si tratta cioè di uno studio che valuta in generale le sostanze che si creano dalla combustione, a prescindere da dove quella combustione avvenga: dice semplicemente che se prendi un olio – anche nel cortile di casa tua – e lo bruci, produrrai determinate sostanze dannose. Ma da nessuna parte dice che quella combustione avvenga nelle cabine degli aerei! Anzi, come spiegato più sopra, gli oli incriminati dal servizio non passano dalla turbina quindi non vengono combusti, e di conseguenza non producono le sostanze indicate dallo studio citato.

Anche in questo caso, c’è quindi un riadattamento delle prove in chiara mala fede per suscitare sgomento nel pubblico, forte della sicurezza che nessuno andrà a verificare il contenuto di quegli studi se non altro perché non ne ha le competenze (come, del resto, non sembra averle la iena in questione!).

Iene e sindrome aerotossica: il “giornalismo antimetodico”

Pare evidente, quindi, che fin troppo spesso la trasmissione de “Le Iene” ricorra all’Antimetodo per fare servizi sensazionalistici, compiendo errori madornali dal punto di vista metodologico e anche sull’approccio stesso all’indagine che sta svolgendo.

E’ ciò è profondamente grave, perché crea ingiustificato allarmismo, fomenta approcci complottisti nella gente e soprattutto altera completamente i fatti, al solo fine di ottenere maggior share. E lo è perché il programma è seguito da milioni di persone che lo ritengono interessante e affidabile.

In questo modo, oltretutto, non fanno altro che dare man forte ai vari complottisti e sciachimicari che non vedono l’ora di poter usare qualche argomento per diffondere e avvalorare le loro idiozie (come già fatto in questa occasione).

Questo, però, non ha nulla a che fare con il giornalismo.

Personalmente, mi auguro una rettifica da parte della trasmissione, prima che si fomenti ulteriore panico ingiustificato sulla questione.

P.T.