Con l’articolo di oggi vorrei parlare di un argomento troppo poco trattato dai media, che fornisce un altro esempio – che si aggiunge a quello dei no vax a Samoa, trattato qui – dei danni che l’approccio antiscientifico e l’ignoranza possono causare all’intera umanità: il caso del Golden Rice.
Siccome pochi conoscono la storia del Golden Rice, il “riso dorato“, mi pare necessario inquadrare la questione prima di entrare nel dettaglio di come l’antiscienza stia, su questo argomento, letteralmente causando decine di migliaia di morti.
Golden Rice: una soluzione contro la VAD
Uno dei più grandi problemi sanitari dei Paesi sottosviluppati è la forte carenza di vitamina A, un deficit detto “VAD“. Non si tratta di un problema da sottovalutare, dal momento che le stime identificano la VAD come la causa della morte di circa 670.000 persone l’anno e come la principale causa di cecità in almeno 250.000 individui, soprattutto nei Paesi più poveri come quelli africani, l’India, il Bangladesh e le Filippine, che hanno una dieta particolarmente scarsa di questa vitamina.
Riuscire a rifornire e somministrare Vitamina A queste popolazioni è chiaramente molto complesso e per questo la VAD è stata per lungo tempo un insidioso problema per la sanità mondiale.
Questo fino a che non arrivarono due geni della genetica: Peter Bramley della Fondazione Rockfeller e poi Peter Beyer dell’Università di Friburgo. Costoro avviarono una ricerca già nel 1982 finalizzata a creare una modificazione genetica per introdurre la biosontesi del precursore beta-carotene della provitamina A nelle parti commestibili del riso. In particolare sono stati introdotti i geni:
- psy (fitoene sintasi) di Narcissus pseudonarcissus (Narciso);
- crtI (carotene desaturasi) di un batterio del suolo, Erwinia uredovora
Perché tutto ciò? Perché se da un lato era impossibile somministrare Vitamina A a tutti i soggetti affetti da VAD del terzo mondo, dall’altro è risaputo che il riso è l’alimento più comune tra quelle popolazioni. I due studiosi avevano quindi pensato che creare una varietà di riso che fosse ricca di vitamina A avrebbe permesso a queste popolazioni di colmare la carenza vitaminica semplicemente sostituendo la varietà di riso già prodotta e consumata, senza cambiare dieta.
Un risultato ceduto gratuitamente
I risultati della loro ricerca furono esposti nel 1999 e pubblicati su Science e poi su Nature nel 2000; superarono la peer review e i risultati furono sperimentati a partire dal 2004 dal Louisiana University Center dell’Agricoltural Center. In seguito, il progetto fu addirittura implementato nel 2005, con una nuova varietà con una percentuale di Vitamina A superiore di 23 volte rispetto alla prima.
Insomma: un enorme successo per il Golden Rice – così chiamato perché la varietà mostra un colore più giallastro del riso normale – destinato finalmente a risolvere una vera e propria piaga dell’umanità.
I ricercatori, consapevoli dell’importanza della loro scoperta per le sorti del Terzo Mondo, anziché sfruttarla per arricchirsi decisero addirittura di regalare i brevetti agli istituti di ricerca indiani, pakistani e delle Filippine, così da permettere a quegli Stati di iniziare da subito a sostituire le colture senza costi.
La VAD sembrava destinata a scomparire.
La reazione delle multinazionali (e non solo) al Golden Rice
Una strada in discesa? Assolutamente no. il progetto in questione non è chiaramente piaciuto a buona parte della concorrenza. Le varie multinazionali hanno così iniziato a scagliarsi violentemente contro il progetto, intentando perfino una trentina di cause – tutte vinte dai ricercatori – allo scopo di screditare il Golden Rice e fare in modo che la produzione fosse ritirata.
Perfino Green Peace si è schierata contro il Golden Rice, avviando una campagna disinformativa senza precedenti, contro la quale si sono mossi anche un centinaio di premi Nobel.
Le polemiche hanno però fatto molta presa sull’opinione pubblica, sfruttando come sempre l’effetto ancoraggio, che spinge gli umani a considerare dannoso, pericoloso e contro natura tutto ciò che riporti la dicitura “modificato geneticamente“. Spesso si sono anche sfruttate notizie travisate e manipolate per dimostrare la dannosità del Golden Rice, come il fatto che uno studio sui risultati del riso era stato ritirato. Usarono questa circostanza come prova che “ci fosse qualcosa sotto”, quando in realtà il motivo era semplicemente una problematica dovuta alla normativa sul consenso informato (qui la notizia) che per nulla incideva sui risultati della ricerca in sé.
Così, nonostante la ricerca continui a dimostrare l’efficacia del riso – qui uno degli studi in merito – ad oggi, a distanza di 20 anni dalla scoperta, il Golden Rice continua ad essere prodotto solamente per finalità di ricerca e non per il consumo umano.
Quando l’ignoranza uccide
Ecco come l’accanimento insensato contro nuove scoperte, mandato avanti sfruttando i bias cognitivi e la paura generalizzata della gente verso tutto ciò che è OGM per il semplice fatto che si associano le modifiche genetiche a qualcosa di diabolico, sia stato capace di ostacolare e di fatto impedire l’avvio di un progetto umanitario che sarebbe stato capace di salvare centinaia di migliaia di vite umane; persone che, invece, continuano a morire – ricordiamo che si tratta di circa 670.000 mila morti l’anno per la VAD, la maggior parte dei quali sono bambini – a causa di questo ingiustificato accanimento.
Secondo i più recenti studi, il ritardo nella produzione del Golden Rice è costato 1.424.000 anni di vita nella sola India (la metrica in “anni di vita” anziché in “morti” non tiene conto solo dei defunti, ma quantifica la cecità e le altre disabilità causate dalla carenza di vitamina A).
Gli effetti devastanti dell’ignoranza, dell’antimetodo e della distorsione della realtà indotta dai bias cognitivi è sempre più evidente e cagiona danni sempre più eclatanti. Non si limita infatti ad elaborare teorie insensate, ridicole e fantascientifiche, ma può finire per influenzare le nostre scelte sociali.
Combattere la disinformazione significa anche salvare vite umane.
P.T.