Le tensioni di questi giorni tra i due colossi mondiali, tra le questioni Huawei e terre rare, mi hanno offerto lo spunto per tornare a parlare di geopolitica, che resta la materia a cui sono più affezionato.

In effetti, il “botta e risposta” cui abbiamo assistito in questi giorni sui temi Huawei e terre rare è un ottimo spunto per illustrare alcuni principi di geopolitica che possono anche chiarire cosa stia effettivamente accadendo. E ipotizzare scenari futuri.

La “società anarchica”

Il punto di partenza da cui prendere le mosse dell’analisi è il fatto che la società internazionale è una società anarchica; a differenza delle società nazionali, infatti, in diritto internazionale non esiste un’autorità suprema cui gli Stati siano soggiogati. Mentre cioè ogni cittadino sa che violando la legge riceverà una sanzione da parte di una autorità – lo Stato – che detiene il monopolio della forza, per gli Stati questa autorità non esiste.

Di conseguenza, il rispetto delle leggi internazionali e degli accordi si fonda essenzialmente sul principio “pacta sunt servanda“; in base ad esso, ogni Stato è portato a rispettare quelle leggi sul semplice presupposto che anche gli altri faranno lo stesso.

Naturalmente, più uno Stato è forte e quindi è in grado di farsi “giustizia da sé”, più è probabile che possa scegliere di violare quelle leggi ed imporsi sugli altri senza subire conseguenze. Le dinamiche internazionali, infatti, si reggono essenzialmente sulla legge del più forte, secondo quella che Mearsheimer chiama “Logica di potenza“.

Chi è il “più forte”?

In Geopolitica vige dunque il principio “homo homini lupus” già teorizzato da Hobbes nel suo “Leviatano“, per il quale uno Stato più forte è comunque in grado di soggiogare, minacciare e quindi indurre quelli più deboli ad adeguarsi alle sue decisioni. Ma cosa significa che uno Stato è “più forte”?

A livello intuitivo, è logico dedurre che la forza di uno Stato dipenda essenzialmente dal suo potere militare. In effetti, la potenza militare è un fattore determinante; basti pensare all’imperialismo americano, che per decenni si è fondato proprio sullo strapotere bellico, incomparabile a quello di qualunque altro Stato del mondo. esso ha infatti permesso agli USA di fare il buono e il cattivo tempo sullo scacchiere internazionale, senza subire conseguenze.

Accanto al militare, ci sono però altri fattori che entrano in gioco nello stabilire le forze in campo; ad esempio la potenza economica, altro fattore intuitivamente deducibile. Ma neanche questo basta.

Le risorse sono le vere armi geopolitiche

Più ancora, fattori davvero determinanti nello stabilire gli equilibri di potenza sono essenzialmente l’indipendenza energetica e il numero di risorse possedute.

Se avete mai giocato alla saga di “Civilization” sapete che la potenza militare è solo una piccola parte degli strumenti a disposizione: la potenza economico-militare, infatti, dipende dalle risorse possedute per creare quella potenza, e ancor di più dall’effettivo accesso che si ha a suddette risorse.

Detenere ad esempio il monopolio del petrolio significa, da un lato, che ho l’indipendenza energetica per produrre tutto ciò che richiede quella risorsa – sia in ambito civile che militare – senza chiedere niente a nessuno; dall’altro, e ancora più importante, significa che ho il potere di stabilire a chi vendere quella risorsa, quanta vendergliene e soprattutto fino a quando vendergliela. Come rovescio della medaglia, quel monopolio mi garantisce altresì che nessun altro Stato possa minacciare di impedirmi di fare uso di quella risorsa e di ciò che la stessa mi consente di produrre.

Insomma, se grazie al petrolio e alla tecnologia che possiedo sono in grado di creare l’esercito più potente del mondo, ma il petrolio me lo vende un altro Stato, per quanto questo sia militarmente inferiore a me so che, in qualunque momento entreremo in conflitto, a lui basterà interrompere la fornitura di petrolio per impedirmi di produrre praticamente tutti i mezzi militari che mi rendono il più forte. Smettendo di essere tale.

Le risorse cambiano con l’evoluzione

Un altro fattore molto importante consiste poi nel fatto che, per via della continua evoluzione sociale e tecnologica dell’uomo, il fatto di possedere oggi una risorsa fondamentale per garantirsi la superiorità sugli altri non mi assicura affatto la supremazia sul lungo termine; questo perché, con l’evoluzione, anche le risorse mutano e alcune, prima essenziali, possono poi diventare obsolete.

Basti pensare al cavallo, che è stata una risorsa bellica fondamentale per lungo tempo, resa poi completamente inutile dall’arrivo dei mezzi corazzati.

Ma anche risorse oggi importanti rischiano di diventare obsolete sul medio termine; ad esempio proprio il petrolio, che in futuro sarà soppiantato dall’energia elettrica e rinnovabile e da altre scoperte scientifiche che consentiranno di muovere macchinari e mezzi senza dipendere dal greggio.

Orbene: queste premesse spiegano proprio ciò che sta accadendo tra USA e Cina sulla questione “Huawei e terre rare”.

Huawei e terre rare: la strategia di Trump

La scelta strategica di Trump va vista proprio alla luce delle considerazioni fatte. Nel nuovo mondo iper-tecnologico la risorsa fondamentale è la tecnologia. Essa muove tutto, dall’economia alla ricerca, al militare alla vita sociale di tutti i giorni.

Trump, Huawei e terre rare

La prepotente espansione cinese degli ultimi decenni si è manifestata su tutti i campi, compreso ovviamente quello tecnologico. E proprio Hawei, diventato presto un colosso mondiale e non solo cinese, ne è la dimostrazione.

Il potenziale cinese è immenso dal momento che parliamo di un Paese gigantesco, con più di un miliardo di persone che si disloca in un territorio estremamente vario e ricco di risorse di ogni tipo. Per questo, l’aspirazione cinese a diventare un potenziale leader mondiale del settore tecnologico costituisce una seria minaccia alle contrapposte aspirazioni egemoniche degli Stati Uniti. E di questo Donald Trump è perfettamente consapevole.

Per questo, per seguire il suo stesso motto “Make America Great Again” il Presidente degli Stati Uniti ha voluto lanciare un segnale; una vera e propria manifestazione di potenza nei confronti del nemico, facendogli capire che senza i mezzi e le tecnologie già predisposte dagli USA, i cinesi non possono andare lontano. Il gesto è stato appunto quello di bloccare l’accesso del colosso cinese alla tecnologia americana.

Una strategia consueta nelle dinamiche della logica di potenza, come abbiamo visto in premessa; ma, come stiamo per vedere adesso, Trump ha fatto malissimo i suoi conti.

Huawei e terre rare: la risposta cinese

Come visto, la risposta cinese non si è fatta aspettare.

Cosa sono le “terre rare”?

Per comprenderla è necessaria però una premessa: cosa sono le terre rare?

Huawei e terre rare
Le “terre rare”

Con questo termine si identificano 17 elementi della tavola periodica, precisamente tutti i latanoidi, lo scandio e l’ittrio. I suddetti elementi, piuttosto rari sulla terra, hanno numerosi utilizzi tecnologici, e in particolare servono alla costruzione di:

Insomma, essi hanno una vastissima applicazione in ambito tecnologico e sono di fatto fondamentali per la produzione di macchine belliche ad alta tecnologia, nel settore del trasporto, in quello spaziale ma anche per la produzione di batterie, PC, smartphone e tablet.

La produzione mondiale di terre rare

In sostanza, le terre rare sono il “petrolio 2.0“, dal momento che costituiscono una risorsa fondamentale per la produzione tecnologica mondiale. Possedere questa risorsa, dunque, offre un vantaggio strategico gigantesco nel nuovo millennio.

terre rare

Come per tutte le risorse, anche le terre rare non sono uniformemente presenti sul pianeta, e soprattutto non tutti i paesi hanno i mezzi e le tecnologie per estrarla.

terre rare esportazioni

In particolare, tali elementi sono molto presenti in Cina, al punto che la loro produzione è quasi monopolizzata dal Paese asiatico, come potete vedere dal diagramma.

Addirittura, fino al 2010 la Cina produceva il 97% delle terre rare, percentuale scesa oggi al 71%. In particolare, poi, ad oggi la Cina esporta in USA l’80% delle terre rare di cui gli americani hanno bisogno per la loro produzione tecnologica.

In geopolitica vince chi può fare la minaccia “peggiore”

Insomma: alla minaccia di Trump di interrompere le forniture di “know-how” tecnologico alla Cina, al fine di piegare il colosso nel settore tecnologia, la Cina ha risposto con una minaccia peggiore: paventando la possibilità di interrompere la fornitura di terre rare agli USA.

Per comprendere quale dei due scenari sia maggiormente apocalittico, basti fare un paragone. E’ un po’ come se uno Stato minacciasse l’altro di interrompere la fornitura di carri armati, e l’altro rispondesse interrompendo le esportazioni di petrolio. Io i carri armati in qualche modo posso farmeli da solo, ma tu senza petrolio i tuoi non puoi neanche muoverli. Chi è messo peggio?

L’ipotesi che la Cina interrompa l’esportazione di terre rare, forte del regime di quasi monopolio di cui può giovarsi, costituirebbe un danno incalcolabile per gli USA e per l’intero Occidente; un danno ovviamente non paragonabile a quello subito da Huawei per l’interruzione dei rapporti con Google.

Ecco perché Trump ha agito in modo piuttosto avventato e sprovveduto, facendo la voce grossa con chi, oggi, può urlare molto più forte di lui.

L’imperialismo americano è finito

L’episodio di Huawei e terre rare non ci insegna solamente qualcosa sulle dinamiche che reggono la geopolitica in generale; esso ci illustra anche i nuovi scenari geopolitici che stiamo vivendo.

Chi come me è nato negli anni ’80 è infatti abituato alla prepotenza americana, da sempre libera di muoversi sullo scacchiere internazionale minacciando ritorsioni ed eseguendo interventi militari – più o meno legittimi sul piano internazionale – senza che nessuno obietti nulla.

Questo perché, per almeno 20 anni dopo la caduta del muro di Berlino, nessuna altra potenza aveva una forza sufficiente da ostacolare il potere americano, minacciando gli USA di qualcosa di peggiore delle conseguenze che poteva invece minacciare l’America.

Ma oggi, almeno a partire dal 2008, la crisi economica, i fallimenti militari in Medio-Oriente e la progressiva crescita di altre potenze – come appunto la Cina, l’India ma anche la stessa Russia, tornata quasi ai fasti di un tempo – hanno sensibilmente modificato la situazione geopolitica mondiale.

Gli USA non sono più lo sceriffo del mondo ed anzi in molti campi sono ormai costretti ad abbassare la testa di fronte a potenze meglio equipaggiate di lei.

Guerra fredda 2.0?

Cosa ci riserva il futuro? La fine dell’Imperialismo americano sta portando di nuovo il mondo verso un sistema instabile e riottoso, come durante la Guerra fredda? La Cina è davvero il nuovo leader mondiale? Che rischi comporta per l’Occidente questo possibile “passaggio di consegne”?

Ovviamente non sono io a poter rispondere a queste domande.

Tuttavia, non posso dimenticare quanto mi era stato detto durante il Master in Geopolitica da un Professore proprio su una lezione dedicata alla Cina. A conclusione della lezione, il Prof., riguardo un possibile scontro tra potenza americana e cinese, alla stregua di quello tra USA e URSS, ci disse pressappoco così:

La Cina ha un potenziale immenso in ambito economico, diplomatico e tecnologico. Ad oggi, però, soffre una sostanziale inferiorità militare verso gli USA, che hanno ancora il controllo del Pacifico proprio in funzione di contenimento della potenza cinese; è per questo motivo che la Cina, nonostante il suo potenziale, mostra ancora una certa “riverenza” verso gli USA.

E il sorpasso della Cina sugli USA si gioca proprio sul controllo del Pacifico.

Per questo, fino a che la Cina non investirà risorse in una strategia che gli consenta di recuperare il controllo del suo mare, l’Occidente non ha di cui preoccuparsi. Dovrà iniziare a farlo, però, quando la Cina varerà la sua prima portaerei, segno che avrà deciso di sfidare la potenza americana.

A quel punto le cose cambieranno e la Cina inizierà a fare la voce grossa.

Lianoning portaerei cinese
Lianoning – portaerei cinese

Era il 2010 quando ascoltai quelle parole.

Il 25 settembre 2012, appena due anni dopo, la Cina aveva ufficialmente messo in mare la Lianoning, la sua prima portaerei operativa sul Pacifico.

E mi pare proprio che, con la questione Huawei e terre rare, la Cina abbia deciso di alzare finalmente la voce.

P.T.