Con l’inizio della commercializzazione e somministrazione dei vaccini Covid-19 si è tornati a parlare di un’antica bufala: i feti abortiti nei vaccini. “Antica” in quanto questa storia era già stata diffusa tempo fa, dagli stessi soggetti che la ripropongono oggi. Ed è già stata sbugiardata.

feti abortiti nei vaccini

Questa volta, però, si è andati molto oltre, iniziando a sostenere – come fa il solito e irreprensibile Stefano Montanari – che esista addirittura un business delle Big Pharma per provocare aborti e rivendere i feti per la produzione dei vaccini. Lo stesso Montanari, in un’intervista (che non linko perché non merita nemmeno una views), arriva a dire che esiste un vero e proprio “listino prezzi” dei feti dal quale le case farmaceutiche sceglierebbero quello che serve loro per metterlo nel vaccino e somministrarlo alla gente.

Che la presenza di feti abortiti nei vaccini sia una delle più colossali balle che qualcuno – davvero macabro e in chiara mala fede – potesse inventarsi, dovrebbe essere intuitivo, e invece sono in migliaia a diffondere questa notizia prendendola per vera.

Ma se non è vero, perché lo dicono? Perché, come al solito, chi guadagna sull’ignoranza altrui sa che basta prendere una notizia, storpiarla fino a cambiarne totalmente il senso e diffonderla sui social per essere sicuro che il solito boccalone di turno se la beva.

La realtà è un’altra e forse è il caso di spiegarla.

Da dove arriva la bufala dei feti abortiti

Come ormai hanno imparato anche i muri, i virus per riprodursi hanno bisogno del nucleo delle cellule organiche; se si tratta di virus che infetta l’uomo, quelle cellule organiche devono essere necessariamente cellule umane.

Per poter produrre un vaccino è necessario, preliminarmente, isolare e poi coltivare il virus in vitro, allo scopo di crearne grosse quantità. Solo così è possibile produrre numerose dosi di vaccino. Bisogna cioè creare una linea cellulare capace di riprodursi potenzialmente all’infinito.

La prima volta che ciò è stato fatto risale al vaccino per la rosolia, negli anni ’60. Per prevenire il rischio della Sindrome della Rosolia Congenita, un effetto collaterale della malattia che poteva causare cecità e malformazioni ai feti se la malattia colpiva le madri, alcune di esse, preoccupate dalla forte possibilità di dare alla luce bambini affetti da malattie congenite, decisero di abortire. Gli aborti furono una scelta volontaria e non furono provocati per fini scientifici. Altrettanto liberamente le madri decisero di donare i tessuti fetali alla ricerca.

Ebbene, a partire da quella linea cellulare i ricercatori coltivarono il virus di quello che poi divenne il vaccino contro la rosolia.

Quella stessa linea cellulare continua ad essere usata ancora oggi per la coltivazione del virus e la produzione dei vaccini; questo significa che non sono necessari nuovi aborti per produrre gli attuali vaccini.

Inoltre, a seguito di questa prima linea cellulare la scienza medica iniziò a svilupparne anche altre, per i più svariati scopi.

Feti abortiti nei vaccini Covid?

Per quanto riguarda in particolare alcuni dei vaccini Covid-19, come l’Astrazeneca, si spiega questo articolo che:

Le cellule utilizzate da AZ sono conosciute con il nome di HEK 293 (Human Embryonic Kidney 293), in italiano cellule renali embrionali umane 293: ottenute nel 1973 da Frank Graham nel laboratorio del prof. Alex van der Eb (Università di Leiden, Olanda), rappresentano una linea cellulare ampiamente utilizzata nella ricerca biomedica. Il procedimento con cui sono state ottenute è stato pubblicato per la prima volta nel 1977 (Graham et al., 1977) e da allora sono distribuite e utilizzate in tutto il mondo.

Quindi, la linea cellulare usata per il vaccino AstraZaneca è la stessa proveniente da quelle cellule embrionali del 1973. Nessuno è stato costretto ad abortire, né alcuno vende feti abortiti ad AstraZeneca per produrre l’attuale vaccino Covid-19.

Oltretutto, le cellule organiche in questione, come visto, servono unicamente a coltivare il virus, ma in nessun modo esse vengono inserite nel vaccino ed inoculate nel nostro corpo, “interagendo” con il nostro DNA, come Montanari & Co. sostengono nei loro deliri.

Quanto infine ai più diffusi vaccini Pfizer e Moderna, la bufala risulta ancora più grande: tali vaccini, infatti, non contengono il virus, né inattivato, né morto, né sue singole parti, e pertanto non c’è alcun bisogno di sviluppare una linea cellulare per coltivarlo. Essi infatti contengono semplicemente un mRNA messaggero che stimola i ribosomi a produrre una specifica proteina (la Spyke), così da far sviluppare gli anticorpi specifici per quella proteina. Tale tecnologia non prevede alcuna coltura cellulare.

Quindi no: non ci sono feti abortiti nei vaccini. Ora che avete chiara la storia da cui nasce questa bufala, mi preme comunque mostrare tutto il mio stupore nel constatare che, pur non conoscendo questa storia, alcuni analfabeti funzionali possano davvero aver pensato che le case farmaceutiche costringano le donne ad abortire e poi rivendano i feti per fare soldi, e che lo facciano con una naturalezza tale da non preoccuparsi nemmeno di cercare di nasconderlo; anzi lo confessino direttamente a Montanari, cioè il loro presunto “nemico numero uno”.

Per favore, tenete i neuroni accesi.

P.T.