Qualche giorno fa le affermazioni del microbiologo Andrea Crisanti sul vaccino Covid hanno destato diverse polemiche da ambo le parti della “barricata”.

Benché la questione sia già stata chiarita anche da altri, ci tenevo a spendere due parole anche io su questa questione, perché chiama in causa le logiche della scienza, quelle sconosciute ai negazionisti.

Le affermazioni di Crisanti sul vaccino Covid

Crisanti, in un intervento al festival della rivista di divulgazione Focus – video integrale a questo link -, alla domanda “lei se lo farebbe il primo vaccino a gennaio?” ha risposto testuali parole:

«…senza dati no, perché voglio essere rassicurato che sia un vaccino che è stato testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia, penso che come cittadino ne ho diritto».

Andrea Crisanti

Apriti cielo. I negazionisti si sono subito scatenati con affermazioni del tipo “Hai visto? Vogliono vaccinarci in massa ma loro sono i primi che non se lo farebbero! Dittatura sanitariah!!1!1“.

Peraltro, il medesimo concetto è stato espresso perfino dal Prof. Roberto Burioni in questo Tweet. Cosa succede? i principali sostenitori dei vaccini hanno dato di matto? Hanno finalmente ammesso la verità? Si sono fatti sfuggire il complotto?

No, sono semplicemente uomini di scienza.

Cosa ha davvero detto Crisanti

Le affermazioni di Crisanti sul vaccino Covid – così come quelle di Burioni – risentono semplicemente della deformazione professionale di chi si occupa di ricerca scientifica.

Crisanti non ha detto che non farebbe il vaccino; Crisanti ha espressamente detto “senza dati, no“: e in effetti, quello che sappiamo oggi del vaccino Pfizer, che pare sia disponibile da gennaio, lo abbiamo appreso dalle agenzie stampa della casa farmaceutica. Si tratta dunque di affermazioni, proclami, parole. E non è con le parole che si fa la scienza, bensì coi dati. Dati che devono ancora essere pubblicati.

Semplicemente, la Pfizer ha svolto i suoi trial ed è arrivata a delle conclusioni; tali conclusioni sono state dichiarate al grande pubblico ma ancora devono essere pubblicati gli studi da cui quelle conclusioni si evincono. Studi che saranno quindi sottoposti alla verifica tra pari, analizzati e solo in seguito sarà possibile alla Pfizer formulare formale richiesta alla FDA e all’EMA per farsi approvare la produzione su larga scala.

Senza quei dati, le dichiarazioni della Pfizer non hanno alcun valore scientifico. Potrebbero essere errate, frutto di errori di metodologia o raccolta dati, mancare di ulteriori considerazioni. Ed è proprio per questo che esiste il metodo scientifico e in particolare la peer review.

Il concetto è forse espresso ancor più chiaramente da Burioni, che scrive appunto “non conoscendo ancora i dati nel dettaglio” proprio perché le dichiarazioni dell’ufficio stampa parlano solo di un’efficacia riscontrata al 95%, senza entrare in ulteriori dettagli importanti. Nessuno dei due ha quindi dichiarato “non lo farei perché non mi fido“, ma bensì “attendo di leggere gli studi per avere un quadro più completo della situazione“.

Come correttamente riportato anche dalla pagina Facebook Biologi per la Scienzaa questo link -:

Crisanti quindi non ha detto nulla di scandaloso, ma anzi ha semplicemente rimarcato l’ovvio, e cioè che i farmaci sono approvati basandosi sui dati e non sui comunicati stampa dei produttori

Il problema è che i negazionisti che hanno subito cavalcato l’onda di queste presunte “ammissioni di complotto” non hanno la minima idea di come funzioni la scienza, e anzi proprio loro sono abituati a prendere per oro colato qualunque dichiarazione o fesseria che leggono su internet – a patto che confermi il loro pensiero – senza rendersi conto che le dichiarazioni non valgono nulla se non sono supportate da prove, da analisi e da una verifica delle stesse da parte di altri esperti. Di conseguenza, credono che anche la scienza funzioni così: lo scienziato dichiara una cosa e tutti lo prendono per vero perché sono incompetenti o peggio ancora pagati per asservire le lobby scientifiche. Poi però si lasciano scappare palesi ammissioni in diretta televisiva.

Niente di più falso, ovviamente. Perché, come egregiamente spiegato in questo articolo di Valigia Blu, cui rimando volentieri,

“Senza comunicazione e condivisione non c’è scienza moderna”

Tutto qui.

I problemi della comunicazione scientifica

Comprendo che, vista la situazione attuale e la gente con cui ci troviamo ad avere a che fare, in diversi si siano indignati, pur comprendendo il senso di quelle parole, per il fatto che un’affermazione simile, proprio per la sua ambiguità, poteva essere facilmente male interpretata e offrire il fianco alle frange negazioniste per seminare ulteriori dubbi sull’opportunità del vaccino.

Concordo, ma solo in parte. In effetti la frase di Crisanti sul vaccino Covid, messa così – anche per colpa dei soliti giornalisti che estrapolano i concetti dal contesto – può essere facilmente male interpretata proprio dai negazionisti che di scienza ci capiscono poco o nulla; è anche vero, però, che tanto questa gente, proprio perché non ci capisce nulla ed è anzi obnubilata dai suoi bias, male interpreta qualunque cosa la comunità scientifica dica; sarebbero in grado di contestare anche chi dice che il cielo è blu.

Per questo, servirebbe a ben poco dosare le parole e fare tutte le specificazioni del caso, perché chi non vuole capire non capisce nemmeno coi disegnini. E pretendere che un ricercatore o un esperto sia costretto a dosare ogni singola parola, specificando ogni concetto e facendo lunghi sermoni tecnici ogni volta che viene loro posta una domanda, mi sembra eccessivo.

Questo è del resto il principale problema della comunicazione scientifica: la scienza parla una lingua sua, con regole precise e metodologie ferree che la stragrande maggioranza del popolo non conosce. Ma tutti pretendono comunque di tradurla e di darne la corretta interpretazione. E’ un po’ come se un italiano con la terza media pretendesse di spiegare a due cinesi come si parla il cinese. Se è già convinto di suo di essere un madrelingua, non sarà certo un cinese qualunque a fargli capire che quello che dice non ha nessun senso, anche perché non sarebbe nemmeno in grado di capire le spiegazioni.

P.T.

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