Il 2 novembre è l’anniversario di un celebre accordo “segreto” che muterà drasticamente il destino di tutto il Medio-Oriente: gli accordi di Sykes-Picot.

Si tratta in realtà di accordi troppo poco studiati nelle scuole occidentali, ma che in Medio Oriente tutti conoscono benissimo come il simbolo dell’inaffidabilità degli europei e del tradimento da questi perpetrato ai danni degli arabi. Di fatti, gli accordi di Sykes-Picot sono alla base dell’instabilità endemica del Medio Oriente e l’origine stessa di tutti i problemi che caratterizzano ancora oggi quel lembo di terra; dalle guerre civili, alle invasioni, fino alla nascita del terrorismo islamico.

Gli accordi di Sykes-Picot, in quanto tali, sono dunque l’elemento centrale della storia del Medio Oriente dell’ultimo secolo, che ho raccolto nel mio libro da poco in vendita su Amazon (a questo link). Ricorrendone oggi l’anniversario, mi è parso opportuno approfondire meglio la questione.

Il Medio Oriente alla fine della prima guerra mondiale

Partiamo dall’inizio. Siamo nel secondo decennio del Novecento e in Europa infuria la Prima Guerra Mondiale.

accordi Sykes-Picot

Lo scontro vede opporsi due coalizioni, come sapete: da un lato Inglesi e Francesi – e più tardi italiani – alleati contro gli “Imperi centrali”; dall’altro, appunto, gli Imperi centrali, ossia Germania e Austria, alleati con un altro grande Impero del periodo: l’Impero Ottomano.

Quest’ultimo dominava non solo l’Anatolia ma anche il Medio-Oriente. Pertanto, gli ottomani avevano sottomesso ormai da quasi 600 anni le popolazioni arabe del Medio-Oriente, che come tali restavano prive di indipendenza e identità nazionale.

Gli alleati occidentali – inglesi e francesi – da un lato combattevano sul fronte tedeschi e austriaci; dall’altro sapevano che invadere e sconfiggere l’Impero Ottomano era impresa ben più ardua, per via della grandezza dei domini ottomani, delle caratteristiche geografiche della zona e di tutte le difficoltà che ne derivavano.

Pertanto, presto decisero di adottare una strategia diversa dalla “guerra diretta”, che avrebbe comportato un enorme dispendio di risorse, uomini e sacrifici. Preferirono infatti prendere contatto con le popolazioni arabe sottomesse per spingerle a fomentare rivolte e destabilizzare così l’Impero dall’interno; in questo modo, speravano che gli ottomani fossero costretti a concentrarsi sulle rivolte interne anziché verso il nemico esterno, tenendoli occupati e logorandoli dall’interno.

Il carteggio “McMahon-Hussein”

Naturalmente, gli europei sapevano che gli arabi avrebbero preteso una contropartita per il loro supporto. Una contropartita che non poteva che essere l’indipendenza araba dal giogo turco.

accordi di Sykes-Picot

In questo senso, la trattativa tra europei e arabi si svolse proprio su questi termini: gli arabi avrebbero promesso la loro entrata in guerra contro gli ottomani; gli europei si sarebbero impegnati, una volta disgregato l’impero turco, per la creazione di uno Stato arabo indipendente che abbracciasse l’intero Medio-Oriente.

accordi di Sykes-Picot

Di tale trattativa vi è prova nel fitto carteggio intercorso in quel periodo (1915-1916) tra l’Alto Commissario britannico per l’Egitto, Henry McMahon, e l’emiro hashemita Heggiaz Alì Hussein, che guidò la rivolta araba. In esso si legge chiaramente un accordo per la creazione di uno Stato panarabo che comprendesse l’intera zona Medio-Orientale sottomessa agli ottomani.

L’accordo in effetti fu trovato, e infatti gli arabi, a partire dal 1916, iniziarono la loro rivolta in funzione anti-turca.

La fine della guerra e gli accordi di Sykes-Picot

Come la storia ci insegna, alla fine gli alleati vinsero la guerra e l’Impero Ottomano in particolare si disgregò, anche e soprattutto grazie al supporto delle popolazioni arabe.

Sfaldatosi l’Impero e preso il controllo della zona da parte di inglesi e francesi, iniziavano i progetti di redistribuzione dell’area liberata dagli ottomani per creare nuovi assetti geopolitici e individuare nuove realtà indipendenti che si sostituissero al precedente dominio ottomano.

Quindi: inglesi e francesi riscrissero la geografia dell’area affidando agli arabi l’indipendenza e l’autodeterminazione, costituendo cioè uno Stato arabo sovrano? No, neanche per idea.

In effetti, inglesi e francesi capirono subito – e probabilmente l’avevano sempre saputo – che creare uno Stato indipendente, con una forte identità nazionale – con la caduta ottomana prese vita un forte sentimento nazionalista panarabo – in una zona geopoliticamente strategica – si trova a metà strada tra 3 continenti – e così di ricca di risorse, avrebbe avuto come unico risultato la costruzione di una nuova potenza mondiale capace anche, nel tempo, di raggiungere il ruolo che già spettava agli ottomani prima della guerra, favorendo la nascita di un potenziale nemico dell’Europa capace di assumere il controllo della zona e delle sue risorse.

Era un’ipotesi che non poteva essere presa in considerazione se non accettando di darsi una zappa sui piedi da soli, vanificando i vantaggi conseguenti alla vittoria della Grande Guerra.

Pertanto, il Ministro degli esteri francese, François George Picot, e il Ministro degli esteri inglese, Mark Sykes, avviarono tutta una serie di trattative segrete che sfociarono, infine, nei famigerati accordi di Sykes-Picot.

Gli accordi di Sykes-Picot: la spartizione del Medio-Oriente

accordi di Sykes-Picot

L’obiettivo anglo-francese era piuttosto quello di spartirsi l’area in modo da garantirsene il controllo e più ancora di creare entità il più possibile deboli e instabili, proprio per impedire la creazione di una realtà unita e forte che potesse aspirare al rango di grande potenza.

Come si vede dall’immagine qui sopra, gli europei si spartirono la zona in due – il nord alla Francia e il sud al Regno Unito – dove avrebbero avuto entrambe mano libera nella decisione su come ripartire l’amministrazione di quei territori.

Furono molto abili nel farlo: da un lato la Francia decise di creare nella sua zona di influenza uno Stato indipendente, che chiamarono Siria riprendendo l’antico nome della zona; esso racchiudeva diverse religioni ed etnie – curdi, sunniti e sciiti – assicurandosene così la debolezza e l’instabilità. Inoltre, per scongiurarne ogni potenziale, ne limitarono prepotentemente lo sbocco sul Mediterraneo creando un altro Stato “cuscinetto” – a maggioranza cristiana – che occupasse gran parte della costa, chiamandolo Libano.

La stessa cosa fecero gli inglesi: essi unirono insieme la provincia di Mosul, quella di Baghdad e quella di Bassora, separate da diversità etniche e culturali e che quindi nulla avevano da spartirsi tra loro, e la chiamarono Iraq. Anche loro, poi, sottrassero al nascente Stato il 90% dell’affaccio sul Golfo Persico, creando un piccolo Stato cuscinetto che ne limitasse il potenziale, chiamato Kwait. Crearono poi un’altra entità politica, nel mezzo tra l’Iraq e l’Egitto, che prese il nome di Giordania.

Il tradimento delle promesse e la nascita della “questione Medio-Orientale”

Insomma: gli europei, in barba alle promesse e agli accordi già presi con l’etnia araba, grazie alla quale avevano avuto la meglio sugli ottomani, una volta chiusa la guerra presero carta, penna e righello e tracciarono linee casuali sulla carta geografica, creando entità politiche inesistenti, deboli e volutamente irrispettose delle varie identità etniche e culturali dell’area.

Più che prevedibile appare, sulla base di questi fattori, la reazione araba: decenni di rivolte, guerre, proteste che porteranno a migliaia di morti e feriti; sistematiche repressioni e pulizie etniche interne, necessarie alle etnie al potere per pacificare la zona; vari tentativi di cancellare quella suddivisione imposta da altri per la creazione di un’unica entità politica, sempre osteggiati dagli europei a costo di versare sangue anche tra i civili; la cacciata degli europei dalla zona; infine, la nascita di gruppi e movimenti sempre più intransigenti e violenti in prospettiva anti-occidentale – e poi anti-israeliana – che saranno alla base della nascita del fenomeno del terrorismo islamico e di tutte le più recenti vicende cui stiamo assistendo in questi giorni, come la guerra in Siria.

Ecco perché conoscere la storia del Medio-Oriente e in particolare gli accordi di Sykes-Picot è fondamentale per comprendere davvero perché il Medio-Oriente sia così instabile, riottoso e violento. E soprattutto perché urga una soluzione che tenga conto delle identità etniche e nazionali di questo luogo così delicato.

P.T.

Per chi è interessato ad approfondire la questione, trovate qui il link al mio libro “Terrorismo islamico: storia di un complotto europeo“.