La notizia di questi giorni ha del clamoroso: potrebbe esserci vita su Venere!

Chiaramente, molte testate e molti canali social hanno trattato l’argomento – consiglio questo post della pagina Chi ha Paura del buio?, per approfondimenti – scatenando l’opinione pubblica.

Vita su Venere
La prima foto della superficie di Venere scattata dall’uomo: nel 1982 dalla sonda russa Venera 13

Mi metto in prima persona tra coloro che hanno preso la notizia con sensazionalismo e speranza: adoro l’astronomia da quando sono piccolo, e da quando sono piccolo mi auguro che prima o poi la nostra ricerca di altre forme di vota trovi una risposta positiva. Non bisogna però lasciarsi trasportare dai bias e cercare invece di vedere le cose in maniera obiettiva.

Quello che il telescopio ALMA in Cile ha scoperto non è la presenza di forme di vita su Venere, bensì ha individuato tracce consistenti di fosfina nell’atmosfera venusiana.

Cos’è la Fosfina?

La fosfina è un composto chimico che da poco tempo abbiamo capito essere strettamente correlato a processi biologici. Sulla Terra, l’abbiamo individuata nel fango e nelle feci, ad esempio, e per quanto ne sappiamo non esistono modi diversi dai processi biologici per generarla. Nell’atmosfera di Venere, tra l’altro, pare esserci molta più fosfina di quanta non ce ne sia sulla Terra, e la quantità della sostanza varia a seconda della posizione in cui Venere si trova nel suo ciclo di rivoluzione – più o meno vicino al sole – il che sembra farci dedurre che potrebbero esserci organismi che la producono i quali hanno anch’essi dei cicli vitali influenzati dalla vicinanza del Sole. Se la produzione di fosfina derivasse da processi non organici, ci aspetteremmo infatti che la sua quantità resti più o meno stabile, ma a quanto pare non è così.

Molecola di Fosfina

La scoperta è certamente sensazionale, perché apre ad una ipotesi davvero interessante, se non altro perché il pianeta Venere è uno dei luoghi meno ospitali che conosciamo nel nostro sistema solare, visto il perenne effetto serra, la temperatura al suolo che supera i 400 gradi, l’atmosfera carica di acido solforico e anidride carbonica e una pressione atmosferica 90 volte superiore a quella terrestre. Insomma: non è proprio il primo posto dove ci aspetteremmo di trovare la vita…

Vita su Venere?

In realtà, già Carl Sagan, in tempi non sospetti, aveva ipotizzato la possibilità che nell’atmosfera di Venere potesse celarsi la vita, e questa scoperta sembra davvero confermare le sue ipotesi.

Ovviamente, però, come del resto sosteneva lo stesso Sagan: “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie“; restano infatti aperte delle incognite da risolvere prima di saltare a facili conclusioni, che ci impongono ulteriori verifiche per poter davvero confermare quella che, ad oggi, resta una mera supposizione.

Altre spiegazioni possibili?

In effetti, le opzioni che abbiamo di fronte a questa grande scoperta potrebbero essere diverse:

  • Quella che abbiamo trovato, semplicemente, non è fosfina: come fatto notare anche in questo articolo de Il Post, secondo gli esperti “non si può escludere che ci siano stati errori nelle rilevazioni e che il gas osservato non sia effettivamente fosfina, ma un altro composto presente su Venere e non legato a possibili forme di vita. I ricercatori scrivono che potrebbe trattarsi di anidride solforosa e che ci potranno essere conferme solo dopo nuove osservazioni“;
  • Potrebbe davvero essere fosfina, ma esistere un processo chimico a noi ancora sconosciuto che permette la creazione di quella sostanza anche in assenza di composti organici, e quindi esistere una spiegazione diversa sulla presenza di fosfina su Venere;
  • Potrebbe in effetti essere che la fosfina sia prodotta da microrganismi in grado di resistere nell’atmosfera infernale di Venere, in una zona in cui le condizioni sembrano però essere molto più simili a quelle terrestri.

Vita su Venere? L’importanza di questa scoperta

Se l’ipotesi fosse davvero confermata, la scoperta avrebbe un’importanza immensa in tema di ricerca della vita nell’universo: e questo non certo perché ci aspettiamo che su Venere ci sia una razza intelligente e civilizzata, ma più semplicemente perché se davvero si dimostrasse che la vita, anche in forma elementare, è in grado di crearsi e resistere in ambienti così proibitivi, ci vedremmo costretti a rivedere la probabilità di altre forme di vita per come teorizzate da Frank Drake nella sua equazione.

Da quando abbiamo iniziato a cercare la vita nell’universo, ogni nuova scoperta non ha fatto che ampliare le probabilità di trovarla: abbiamo prima capito che il numero di stelle era ben più grande di quello che pensavamo, poi abbiamo scoperto che praticamente ogni stella ha almeno un pianeta che gli ruota intorno; poi abbiamo scoperto che perfino le nane rosse hanno dei sistemi planetari – si è visto con la scoperta di Trappist-1, ad esempio – e se consideriamo il fatto che le nane rosse costituiscono l’85% delle stelle della nostra galassia, possiamo capire quanto la scoperta abbia aumentato le probabilità di trovare vita in giro per lo spazio. Abbiamo poi capito che sono numerosi i luoghi, anche nel nostro stesso sistema solare, che potrebbero ospitare la vita in forma elementare, senza dover andare tanto lontano (ne avevo parlato in questo articolo su Encelado). Oggi, invece, potremmo addirittura aver scoperto che la vita riesca ad attecchire ovunque ci siano le minime condizioni favorevoli, come appunto sull’atmosfera di uno dei pianeti più invivibili che conosciamo.

Se fosse così, potrebbe davvero significare che non siamo affatto un’eccezione nell’universo, ma una regola. E questo cambierebbe del tutto il nostro modo di concepire l’universo, la vita e noi stessi.

Nell’attesa di nuovi rilevamenti o dell’invio di sonde per analizzare meglio la superficie di Venere, non ci resta che continuare a sperare e a seguire la continua evoluzione della ricerca scientifica sul campo, che comincia a portarci buone notizie con frequenza sempre maggiore.

P.T.

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