Oggi parleremo di MES e polarizzazione.

Uno degli argomenti all’ordine del giorno nelle aule della politica e inevitabilmente alla ribalta dell’opinione pubblica di questi giorni è la questione delle modifiche al MES – Meccanismo Europeo di Stabilità.

In diversi mi avete chiesto di fare luce sulla questione e provare a spiegare meglio in cosa consista. Trattandosi di un argomento molto delicato e complesso, ho deciso di rimandare questa analisi a dopo le vacanze, dedicandoci il tempo necessario (nel frattempo, trovate un ottimo video esplicativo qui).

Quello che intendo anticipare oggi è invece un particolare aspetto della bagarre in corso, ossia illustrare, usando questo argomento come esempio, ancora una volta le dinamiche della polarizzazione.

Cos’è la polarizzazione

Pur avendo già parlato della polarizzazione in questo articolo – a cui rimando per gli opportuni approfondimenti – mi sembra il caso di fare un breve riassunto prima di applicare questo concetto alla discussione sul MES.

Come ho detto ormai centinaia di volte, il nostro cervello ha la necessità di interpretare tutto ciò che lo circonda, ma non sempre ha le necessarie conoscenze e competenze per poterlo fare. Al fine di scongiurare la paralisi di giudizio – che costituisce un danno allo stato di natura, e per questo il nostro intuito (Sistema 1) la rifugge come la peste – il cervello si affida ai bias cognitivi al fine di sopperire a questa carenza di informazioni.

Uno dei sistemi che usa è la semplificazione: se l’argomento è troppo complesso perché il nostro cervello – ignorante in materia – possa interpretarlo e giudicarlo, allora il Sistema 1 tenderà a semplificarlo; in particolare, cercherà di ridurre le opzioni di giudizio al minimo possibile, così da metterlo di fronte ad una “scelta secca” tra bianco e nero – più immediata e facile – anziché dover valutare tutte le sfumature di grigio – cosa che comporterebbe uno sforzo e un impegno maggiori.

Questa tendenza, che alcuni definiscono “pensiero dicotomico”, è spesso molto sfruttata dalla politica – e dalla retorica in genere – per polarizzare le posizioni della gente, spingendole cioè, attraverso la semplificazione delle questioni, a farla arroccare su uno dei due estremi.

In parole povere: se una determinata questione può essere vista sotto varie sfumature di grigio, cercare di annullare queste sfumature, riducendo la questione ai due poli “bianco” e “nero” facilita la scelta del cervello e quindi riesce a coinvolgere più persone, spingendole a scegliere più facilmente.

MES e polarizzazione

Questa dinamica, oltre a costituire a tutti gli effetti una fallacia logica che abbiamo tutti la tendenza a commettere (soprattutto su argomenti che non consociamo), è anche l’arma più usata dalle forze politiche per accaparrare voti; soprattutto dai partiti populisti che puntano proprio alla semplificazione per avvalorare le loro posizioni e renderle “piacevoli” al pubblico.

E ciò è esattamente quello che sta accadendo col MES.

Il Meccanismo Europeo di Stabilità è infatti un fondo comune degli Stati che funziona secondo determinate regole e in base a procedure prefissate; prevede diverse soluzioni, alle quali conseguono diverse conseguenze; varia le possibilità di intervento sia sugli Stati che sulle banche private (così almeno dice la modifica in cantiere); elabora la predisposizione di un nuovo e apposito titolo di Stato, che ha un suo funzionamento specifico in base alle regole macroeconomiche e di finanza pubblica.

Insomma: a prescindere dal giudizio che possiamo avere su di esso, quel che è certo è che si tratta di un meccanismo complesso, che per essere compreso necessita di competenze, nozioni, analisi ponderate e specifiche sulle possibili cause e conseguenze per ogni tipologia di intervento. Solo così è possibile prendere una posizione davvero “giustificata” sulla sua esistenza, la sua attuale struttura e le eventuali modifiche in corso.

Ovviamente, da un lato queste specifiche competenze sono appannaggio di pochi – serve quantomeno una laurea in economia e non è detto che essa sia sufficiente -; dall’altro, richiede uno sforzo attivo per andare a cercare le fonti, leggersi la legge sul MES, rivolgersi ad esperti per i dovuti approfondimenti, magari rileggersi i verbali della Comunità Europea per analizzare motivazioni, critiche e opportunità proposte da chi l’ha discussa ed approvata. Tutte operazioni che richiedono sacrificio, dispendio di energie e di tempo.

I vantaggi della semplificazione

In quanti svolgeranno queste operazioni? Praticamente nessuno. E ciò non solo per ignoranza o pigrizia, ma proprio perché il nostro cervello è strutturato per il “risparmio energetico” e quindi cercherà sempre la strada più veloce per fare qualcosa, perché ciò è funzionale alla sopravvivenza; in questo caso, quindi, ricorrerà alla semplificazione.

Immaginate infatti un ipotetico dibattito pubblico tra due leader politici, incentrato sul MES.

Il primo dei due cerca di spiegare al pubblico come funzioni il meccanismo: analizza gli articoli, espone le quote di partecipazione dei singoli Stati, illustra le varie modalità di intervento, spiega come funzioni un titolo di Stato, ecc…; dopo i primi 10 minuti che costui parla, il 90% della gente avrà già cambiato canale perché l’eccesso di informazioni comporta un eccessivo dispendio di energia.

Il secondo dei due si limita invece a contestare il MES perché costituisce solo un sistema per schiavizzare l’Italia, ordito dai potenti eurocrati che se ne fregano degli italiani che pagano le tasse e che vogliono solo infilare le mani nelle nostre tasche per salvare il loro sedere.

Questa seconda posizione è estremamente più semplice e comprensibile, quindi sarà inevitabilmente accolta meglio dal cervello che la userà come schema.

MES e polarizzazione

Attenzione: non è mio interesse discutere il merito delle affermazioni del secondo politico dell’esempio. Quello che intendo illustrare è che queste ultime, vere o presunte che siano, sono più facili da interpretare dal cervello e soprattutto lo aiutano a prendere una posizione sull’argomento. Quindi, chi fa uso della seconda strategia non lo fa perché ignorante in materia – è davvero ingenuo pensarla così – ma perché sa che in questo modo faciliterà la polarizzazione e quindi la presa di posizione del popolo, secondo il meccanismo della “sostituzione della domanda”.

MES e polarizzazione: sostituire la domanda

Come funziona la sostituzione della domanda applicata alla questione MES e polarizzazione?

Molto semplice: di fronte alle modifiche del MES la domanda che il pubblico dovrebbe porsi è “sei d’accordo con le modifiche apportate al MES? Ritieni siano utili, vantaggiose, opportune, oppure no?“. Come detto, però, questa domanda è di difficile soluzione, perché la stragrande maggioranza della gente non ha le competenze per giudicare né la voglia di acquisirle per poterlo fare. Inoltre, è una domanda che non ha una risposta necessariamente univoca, poiché la complessità del MES potrebbe suggerire che esso sia utile e positivo per certi aspetti e non per altri, oppure che sia vantaggioso solo a determinate condizioni e non altre. Insomma: le sfumature di grigio.

Di conseguenza, quello che il leader populista di turno farà, sarà cercare di “sostituire” quella domanda – domanda bersaglio – con una domanda più semplice – domanda euristica -, dove la risposta non sta in una delle sfumature di grigio ma necessariamente o nel bianco o nel nero.

MES e polarizzazione

Ed ecco che, per arrivare a questo, si tralasceranno totalmente tutti gli aspetti tecnici del MES per concentrarsi su altro, come appunto denunciare un complotto europeo per affossare l’Italia, sostenere che si tratta di una truffa per salvare le banche straniere, fare leva su un presunto aumento di costi e di tasse per i cittadini che non avrà alcun ritorno economico.

Queste affermazioni, infatti, spingono la gente a sostituire quella domanda con un’altra la cui risposta è estremamente più semplice e immediata: “sei favorevole o contrario all’Europa?“. E infatti ovvio che se denuncio un complotto europeo ai danni dell’Italia il mio cervello smetterà di ragionare sull’opportunità del MES e i suoi aspetti tecnici, ma inizierà a pensare piuttosto all’opportunità o meno di obbedire ai diktat europei, quali che essi siano.

Il successo del populismo si basa sulla polarizzazione

Ecco come l’esempio di MES e polarizzazione giustifica un operato politico apparentemente inspiegabile. Il populismo ha successo nella misura in cui riesce ad operare questa sostituzione e tradurre ogni problema tecnico – oggi il MES, domani qualcos’altro – in un problema più semplice, la cui soluzione spinge inevitabilmente a prendere una posizione ideologica: in questo caso pro o contro l’Europa.

Così facendo, infatti, si farà leva sullo scetticismo europeo per attirare il consenso di chiunque abbia maturato quello scetticismo, inducendolo a ritenere che discutere del MES sia in realtà discutere dell’Europa in generale.

Inutile sottolineare questa strategia quanti voti è capace di spostare.

P.T.