Dopo i DPCM, la Corte Costituzionale si è pronunciata anche sulla dittatura sanitaria.

Devo confessare che provo una certa tenerezza per i sostenitori della “dittatura sanitaria” che si stanno arrabattando in ogni modo per dimostrare che sia in atto un colpo di Stato del Governo, che tutte le misure prese da un anno a questa parte siano illegittime e che quindi l’intero operato sia assolutamente contrario alla Costituzione. E sulla base di questo continuano da mesi a dire “vedrai quando la Corte Costituzionale si pronuncerà!

Io non vedevo l’ora che accadesse. Più passa il tempo, infatti, più le pronunce sul punto iniziano ad arrivare davvero, e una ad una smontano, tassello per tassello, l’impianto cospiratorio dei negazionisti.

Dopo la sentenza, già vista in questo articolo, nella quale la Corte Costituzionale, pur giudicando su altro, ha espressamente scritto che l’operato del Governo attraverso i DPCM è assolutamente in linea con la Costituzione, è la volta dell’ordinanza che ha giudicato di recente sul ricorso proposto dall’On. Sgarbi e dall’On. Cunial, che si sono rivolti alla Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzioni tra i poteri dello Stato.

Si tratta di una delle azioni sulla quale i negazionisti facevano grande affidamento, perché secondo loro il Governo, agendo per decreti legge e DPCM, avrebbe di fatto esautorato la funzione parlamentare, sostituendosi all’organo legislativo. Se la Corte avesse dato ragione ai due onorevoli, avrebbero finalmente avuto la prova della “dittatura sanitaria”.

Cosa ha detto la Corte Costituzionale?

La decisione della Corte Costituzionale sulla dittatura sanitaria

Stiamo parlando dell’Ordinanza n. 66/2021 – che trovate a questo link – uscita il 10 marzo 2021.

Seguiamo i passaggi essenziali.

La Corte rileva innanzitutto che il ricorrente lamenterebbe, “in punto di ammissibilità, che il conflitto riguarderebbe l’illegittima invasione da parte del Governo delle prerogative del singolo parlamentare, al quale sarebbe stato negato il diritto di dire e contraddire nell’ambito del processo democratico parlamentare” e che “la delega – mediante decreto-legge – da parte del Governo al suo Presidente, per l’adozione di norme aventi l’effetto di sospendere i diritti fondamentali costituzionali, violerebbe gli artt. 76 e 77 Cost., negando il ruolo del Parlamento nell’adozione delle norme di legge“.

E tutto ciò sarebbe avvenuto “in violazione: dell’art. 76 Cost., che consente la delega di funzioni legislative all’intero Governo «nella sua composizione collegiale» e non al solo suo Presidente, esclusivamente previa determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per un tempo limitato e per oggetti definiti; dell’art. 77 Cost., che consente l’uso del decreto-legge «(sempre con la garanzia della collegialità del Consiglio dei ministri)» solo in casi di straordinaria necessità e urgenza; di diritti fondamentali inviolabili costituzionalmente garantiti“.

Per sostenere questa ricostruzione, l’On Sgarbi cita a supporto una sentenza della stessa Corte Costituzionale, la n. 17/2019.

Orbene, la Corte parte proprio dalla sentenza citata da Sgarbi e fa notare che in effetti “l’ordinanza n. 17 del 2019 di questa Corte ha riconosciuto l’esistenza di una sfera di prerogative che spettano al singolo parlamentare, e ha affermato che esse possono essere difese con lo strumento del ricorso per conflitto tra poteri dello Stato” (…) che la stessa ordinanza n. 17 del 2019 ha inoltre precisato che «[l]a legittimazione attiva del singolo parlamentare deve […] essere rigorosamente circoscritta quanto al profilo oggettivo, ossia alle menomazioni censurabili in sede di conflitto“. Quindi, ben può un parlamentare sollevare la questione del conflitto di attribuzioni se ritiene che vi sia stata una “sostanziale negazione o un’evidente menomazione delle sue prerogative costituzionali“.

Tuttavia, rileva la stessa Corte che questa presunta espropriazione del potere “sarebbe stata legittimata da atti governativi aventi forza di legge, convertiti dallo stesso Parlamento“. Il che appare contraddittorio, dal momento che è lo stesso On. Sgarbi ad ammettere che “il Parlamento abbia convertito, con modificazioni, il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6 (Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19), nella legge 5 marzo 2020, n. 13, con il voto contrario di due soli deputati, l’on. Cunial e, appunto, l’on. Sgarbi“. Pertanto, la Corte non comprende in che modo le sue prerogative di parlamentare siano state espropriate, avendo lui regolarmente potuto esprimere il suo voto, né dove si sarebbe verificata questa “espropriazione” di potere del Governo sul Parlamento, dal momento che è stato lo stesso Parlamento a delegare quelle funzioni al Governo, tra l’altro con una sostanziale unanimità (gli unici voti contrari erano quello di Sgarbi e della Cunial).

Pertanto, rileva la Corte Costituzionale, “dalla medesima narrativa del ricorso emerge come non sia mancato il confronto parlamentare e come i deputati abbiano avuto la possibilità di esercitare le proprie funzioni costituzionali, nel corso dei «passaggi parlamentari», principalmente in sede di conversione in legge dei decreti-legge indicati in ricorso” e quindi che, “in definitiva, è la prospettazione stessa del ricorrente ad attestare l’inesistenza di «violazioni manifeste delle prerogative costituzionali» poste a garanzia dello status dei parlamentari nell’ambito del procedimento legislativo, e in particolare della facoltà, necessaria all’esercizio del libero mandato parlamentare, di partecipare alle discussioni e alle deliberazioni esprimendo «opinioni» e «voti»“.

In sostanza: secondo la Corte Costituzionale il Governo non ha usurpato alcun potere e sono le stesse affermazioni dell’On Sgarbi a dimostrarlo. Quindi, la Corte Costituzionale sulla dittatura sanitaria sembra non avere nulla da dire, dato che tutto si è svolto secondo le consuete procedure costituzionali.

Non che questa sentenza mi abbia in qualche modo stupito: più volte sui miei canali avevo assicurato che non vi fosse alcuna espropriazione di potere, come potete verificare dal mio video sulla “Dittatura sanitaria” per ogni approfondimento:

Ma almeno, finalmente, a dirlo chiaro e tondo non è più il sottoscritto, ma il vertice giudiziario del nostro Paese.

E ora aspettiamo di vedere a cos’altro si attaccheranno i negazionisti.

P.T.