Oggi daremo 3 risposte sulla pandemia derivate da un post di Facebook – qui l’originale – che ha disseminato alcuni dubbi sulla gestione dell’emergenza sanitaria a fronte – come al solito -.di una “attenta analisi dei dati ufficiali” associata a una totale ignoranza sull’argomento. Insomma, una analisi basata sull’effetto Dunning Kruger.

In effetti, l’autore del post si sofferma sui dati ISTAT sull’andamento della mortalità nel 2020 e, alla fine, pone 3 questioni rispetto alle quali, a suo dire:

3 risposte sulla pandemia

Comprendo benissimo il fatto che, come avvenuto per il video di Matteo Gracis, quando un “ricercatore indipendente” propone una analisi dei “dati ufficiali”, ai quali sembrano conseguire ambiguità e stranezze, sia facile seminare dubbi e incertezze nel pubblico, soprattutto quello meno competente in materia che tenderà quindi a prendere per vero quanto dedotto in articoli come questo.

Ho così pensato di fornire le 3 risposte sulla pandemia alle 3 domande del soggetto autore del post, così da dimostrare come il cherry picking e il riadattamento delle prove alla propria convinzione iniziale siano meri strumenti illusori, capaci di agire sull’emotività della gente ma che, ad una analisi razionale, producono risultati ridicoli o insignificanti.

Partiamo da una premessa importante: i dati da lui forniti sono sì ufficiali, ma come lui stesso afferma sono relativi al periodo gennaio – ottobre 2020, quindi non considerano gli ultimi due mesi dell’anno che, come sapete, sono stati colpiti da una seconda ondata più generalizzata della prima, che aveva invece colpito principalmente il nord. Teniamolo a mente.

Cominciamo.

Prima risposta

Alla luce dell’analisi svolta dall’autore, egli ne deriva alcune deduzioni dalle quali scaturiscono le sue domande “senza risposta”:

3 risposte sulla pandemia

Bè, la risposta a questa domanda è facilissima. L’alto livello di decessi c’è stato solo in alcuni comuni e soprattutto nelle strutture per anziani per il banale motivo che in quei comuni c’è stato il più alto tasso di contagi e il virus ha una letalità estremamente più alta verso gli anziani, soprattutto se portatori di altre patologie. Il fenomeno è avvenuto solo in un mese per poi sparire perché così funziona un’epidemia, soprattutto se, per fermarla, tutta la nazione si chiude in casa per 2 mesi. Così facendo, infatti, il virus non riesce più a circolare, il suo rt si abbassa e quindi i contagi crollano, facendo crollare di conseguenza anche i morti. Nulla di più semplice.

Oltretutto precisiamo, come già anticipato, che lui ignora totalmente i dati di novembre e dicembre, che hanno avuto una mortalità anche più alta di quella di marzo e aprile, dato che la seconda ondata ha colpito indistintamente tutta la nazione. Quindi, il fenomeno non è comparso per un mese appena e poi è sparito: è comparso, ha fatto i suoi danni, è stato contenuto grazie al lockdown e poi si è manifestata una seconda ondata, come del resto accaduto con tutte le epidemie della storia (si veda la spagnola, ad esempio). Quindi non c’è assolutamente nulla di strano, niente che “contraddica qualsiasi fenomeno di progressione e regressione pandemico“. C’è solo molta ignoranza in materia oppure molta mala fede.

Seconda domanda

La risposta a questo dubbio è ancora più semplice di quello precedente.

Il motivo per cui l’andamento dei casi, dei morti e delle ospedalizzazioni è rimasto sotto stretto monitoraggio anche a seguito dell’abbattimento del picco epidemico di marzo-aprile era banalmente il fatto di volerne scongiurare un secondo.

Tenere sotto controllo i dati giornalmente è infatti la condizione necessaria per capire l’andamento de fattore rt, quindi la curva dei contagi, per capire se si tornava in una situazione critica (ossia con un rt che torna sopra 1) per sapere come reagire, se inasprire o allentare le misure, prevedere gli sviluppi futuri dell’epidemia.

Inoltre, il monitoraggio delle ospedalizzazioni era necessario alle regioni per capire quando si superava la “soglia critica” di pazienti che avrebbe potuto mandare in tilt il sistema sanitario, così da prendere i dovuti provvedimenti prima che ciò si verificasse.

Del resto, questa domanda appare profondamente ingenua: sarebbe come chiedersi perché io continui a guardare i semafori e i cartelli stradali se ho appena fatto un incidente qualche giorno prima, mentre adesso sto viaggiando tranquillamente… Magari proprio per quel motivo?

La curva dei morti si era allineata a quella degli anni precedenti grazie al fatto che tenevamo sotto controllo la curva dei contagi con i conteggi giornalieri che lui tanto contesta.

Terza domanda

La terza domanda è la prova provata che l’autore del post non ci ha capito nulla di nulla.

I virus sono contagiosi. Quindi, per evitare una seconda ondata bisognava evitare che le persone si passassero il virus. Perché sarà anche vero che alcune fasce di popolazione, come i giovani, sono meno esposte, ma è lapalissiano che se impongo le restrizioni solo ai vecchi, ma poi i giovani possono andare a trovarli perché non hanno divieti, se i primi sono infetti contagiano i secondi e rischiano di ammazzarli.

La questione si ripete sul lato meramente geografico: il virus era comunque presente dappertutto, anche se in modo diverso tra una Regione e l’altra. Ma senza restrizioni il suo rt avrebbe continuato a salire ovunque senza controllo, aumentando esponenzialmente il numero di casi. Perché è così che funziona un’epidemia e mi stupisce parecchio che chi va a spulciarsi tutti i dati e le statistiche ISTAT sulla pandemia ignori completamente questo concetto elementare.

Del resto, la sua obiezione finale non tiene conto del dato già fatto presente, ossia che la seconda ondata di novembre-dicembre, da lui abilmente ignorata, ha fatto ancora più morti della prima e li ha fatti in maniera geograficamente più omogenea rispetto alla prima ondata di marzo, andando a colpire tutte le regioni, anche quelle in cui “non si era mai manifestata alcuna anomalia in termini di aumento di contagi“.

3 risposte sulla pandemia: conclusioni

Le 3 risposte sulla pandemia dimostrano che il nostro abile analista, che spulcia e interpreta dati seminando dubbi sull’operato delle autorità, se fosse stato al posto loro ci avrebbe ammazzato tutti, altro che 80 mila morti.

Non fatevi abbindolare da questi ciarlatani: non sanno di cosa parlano, prendono 3 dati ufficiali in croce e pretendono di aver fatto scoperte sensazionali sulla pandemia e la sua gestione, quando non hanno nemmeno idea di cosa sia un virus.