
Questo dialogo l’ho ideato per rispondere a chi mi chiede di abbandonare per un attimo la mia neutralità e ammettere quale sia la mia reale posizione in politica. Buona Lettura!
- Mi spieghi come funziona la politica usando una metafora…
- La politica è come una partita di calcio: i partiti sono due squadre una contro l’altra, con un obiettivo comune da raggiungere e delle regole per perseguirlo. Sugli spalti ci sono invece gli elettori, che seguono la partita sostenendo la loro squadra del cuore.
- La metafora è pertinente, ma presenta un errore madornale.
- Perché?
- Perché se la politica fosse una partita di calcio è vero che i partiti politici sarebbero le squadre che si contendono la vittoria, ma tu non saresti affatto sugli spalti a fare il tifo. Saresti in campo, avresti una divisa diversa da quella di entrambe le squadre, un fischietto e dei cartellini in dotazione: nella metafora tu non sei il tifoso, sei l’arbitro. Il ruolo dell’elettore è quello di verificare che gli obiettivi siano perseguiti, che le regole siano rispettate, che le priorità siano garantite e stabilire in base a quelle verifiche quale squadra, ogni singola partita, meriti la vittoria. Il tuo obiettivo è fare in modo che il benessere del paese sia perseguito, non sperare che una fazione vinca sull’altra solo perché tifi per lei.
- Dunque è sbagliato tifare in politica?
- Se un arbitro parteggia per una delle due squadre, ritieni che il risultato della partita sarà giusto?
- In effetti, no.
- Non sta scritto da nessuna parte che solo una squadra meriti sempre di vincere, faccia sempre gol e giochi il miglior calcio, così come tutte le squadre commettono errori, fanno dei falli, hanno grandi intuizioni o interpretano male alcune fasi della partita. Se sei un tifoso, non sarai mai in grado di riconoscere i meriti dell’altra squadra e di vedere gli errori della tua, ed essendo tu in realtà l’arbitro falserai il risultato della partita. Di fronte ad ogni decisione, ogni proposta, ogni iniziativa, ogni dibattito, devi posare bandiera e sciarpa, afferrare cartellini e fischietto e prepararti a giudicare l’opzione migliore, senza guardare il colore delle magliette. Questo è il ruolo dell’elettore.
Ecco perché a mio parere la domanda “di che partito sei?” è semplicemente mal posta; la mia ostinata neutralità rispetto alla politica non è una “facciata” per darmi un tono e fingere di apparire super partes: sto solo cercando di svolgere al meglio il mio ruolo di elettore, perché è anche dal mio giudizio che si decidono le sorti del campionato.
Si tifa negli stadi, non nelle cabine elettorali.
Spero in questo modo di avervi risposto in maniera esauriente.
P.T.