Breve viaggio logico all’interno del metodo scientifico

Cenni su Kuhn e le rivoluzioni scientifiche (I di III)

«Dal progresso delle scienze dipende in modo diretto il progresso complessivo del genere umano. Chi frena il primo frena anche il secondo»

Johann Gottlieb Fichte

Il “paradigma” di Kuhn

Secondo il fisico, filosofo e storico Thomas Samuel Kuhn la scienza è costituita innanzitutto da quella che lui chiamava “scienza normale”, che riguarda tutte le attività ordinarie svolte dagli scienziati.

A suo avviso essa si fonda sul concetto di paradigma, il quale è costituito, da un lato, da un insieme di assunzioni teoriche fondamentali che vengono accettate dalla comunità scientifica e, dall’altro lato, da un insieme di problemi scientifici che sono stati risolti mediante l’ausilio delle suddette assunzioni.

Durante le attività della scienza normale gli scienziati non sottopongono a controllo i paradigmi, ma li accettano in maniera incondizionata e, nel caso in cui si ottenga un risultato sperimentale che va in contraddizione con un certo paradigma, essi non lo abbandonano, tentano invece di salvarlo ritenendo che vi siano degli errori durante lo svolgimento dell’esperimento oppure, nella maggior parte dei casi, si limiteranno ad ignorare semplicemente il risultato ottenuto, sempre allo scopo di preservare il paradigma.

Con il procedere del tempo, però, vengono scoperte sempre più “anomalie” e “discrepanze” tra i risultati sperimentali ed il paradigma e, ad un certo punto, esse saranno talmente tante e rilevanti da indurre gli scienziati a mettere in discussione il paradigma in questione.

La “scienza rivoluzionaria”

In questo caso si entra in quella che Kuhn chiamava “scienza rivoluzionaria”.

Durante questo periodo gli scienziati propongono un nuovo paradigma, in sostituzione di quello precedente e non più in grado di spiegare le anomalie e le discrepanze riscontrate. Il nuovo paradigma si afferma progressivamente all’interno della comunità scientifica fino ad essere definitivamente accettato.

Per Kuhn il passaggio da un paradigma all’altro non avviene sulla base di prove oggettive e razionali (che a suo avviso hanno un’importanza marginale o comunque secondaria), ma prevalentemente su un atto di fede da parte degli scienziati.

Inoltre, il nuovo paradigma ha tante più probabilità di scalzare quello vecchio quanto maggiore è l’importanza degli scienziati che lo propongono e sostengono.

Ancora, a suo avviso, i fatti del mondo non sono oggettivi, ma relativi al paradigma e cambiano con quest’ultimo; tutto ciò appare evidente anche dall’analisi storica di come la scienza si è sviluppata, non a caso lo studio del metodo scientifico non può prescindere da una tale analisi.

Secondo il filosofo non solo non è sensato chiedersi se una teoria corrisponde effettivamente ai fatti come sono “realmente” o se essa sia oggettivamente vera (perché tale verità è relativa solamente al paradigma), ma non ha senso neanche considerare il nuovo paradigma migliore o peggiore del precedente: esso è semplicemente diverso.

Kuhn afferma anche che lo scienziato non ha a disposizione nessun metodo razionale (cioè che faccia appello ai dati ed ai fatti) che gli permetta di scegliere tra due paradigmi in competizione tra di loro, perché gli stessi fatti sono influenzati dalla teoria, che a sua volta si basa su dei paradigmi che sono stati precedentemente accettati incondizionatamente in base alle credenze stesse degli scienziati.

Kuhn e la “scienza cumulativa” e non unificata

In definitiva, Kuhn nega l’esistenza di una distinzione netta tra una teoria scientifica ed altri sistemi di credenze, nonché che la scienza sia cumulativa, ossia che i risultati da essa ottenuti vengano costruiti partendo da quelli dei loro predecessori in modo da determinare una crescita continua della nostra conoscenza del mondo.

Egli, inoltre, negava che la scienza fosse unificata, cioè sosteneva che essa non fosse costituita da un insieme di metodi fondamentali validi; affermava che non esiste una distinzione netta né tra contesto della scoperta e contesto della giustificazione, né tra gli elementi osservativi e quelli teorici; ed infine asseriva che i termini scientifici non hanno un significato univocamente determinato.

Le riflessioni di Kuhn sul metodo scientifico appaiono, in molti casi, un po’ ingenue. È sicuramente corretta la tesi secondo la quale analizzare il metodo scientifico, senza prendere in esame la storia della scienza, fornisce una visione fuorviante e semplicistica del metodo ma, per come Kuhn espone le sue tesi, il suo sembrerebbe più un tentativo di fondare una psicologia o sociologia della scoperta scientifica, anziché una logica della scoperta scientifica.

Λόγος