La pseudoscienza sta ormai diffondendosi a macchia d’olio, a maggior ragione nel mondo del web, dove tutti possono elaborare tesi e teorie con una potenzialità diffusiva mai vista prima; ma come riconoscere una teoria pseudoscientifica?
E’ un argomento molto importante al giorno d’oggi, perché la pseudoscienza non tocca solo il complottismo, le affermazioni e le teorie più fantasiose e ridicole, ma va spesso a toccare anche argomenti delicati come la salute, mettendo a rischio la nostra stessa vita.
Chiaramente, il criterio principale per riconoscere una teoria pseudoscientifica e distinguerla dalla “vera scienza” è quello del metodo scientifico: le teorie pseudoscientifiche sono tali proprio perché le tesi su cui si fondano non seguono i criteri imposti dal metodo scientifico.
Però, soprattutto per i non addetti ai lavori, può risultare difficile capire se una determinata teoria, o meglio le prove su cui si fonda, abbiano realmente seguito il rigore delle procedure imposte dal metodo scientifico. Spesso infatti manchiamo delle competenze e dell’esperienza specifica per poter fare queste valutazioni, e ciò può facilitare la nostra tendenza a indurci in errore; infatti, proprio dove non abbiamo competenze tenderemo ad attivare i bias cognitivi per esprimere un giudizio, finendo per elaborare convinzioni fallaci.
Esiste però un criterio facilmente riconoscibile da tutti, che ognuno di noi può usare per riconoscere una teoria pseudoscientifica. Vediamolo.
La vera forza della scienza
Senza dover necessariamente entrare nel dettaglio del funzionamento del metodo scientifico, possiamo comunque individuare il basilare principio su cui esso si fonda: la capacità di autocorreggersi.
Laddove gli pseudoscientisti e gli scettici verso la scienza vedono un punto di debolezza nel fatto che le teorie scientifiche mutano, si correggono, vengono smentite, ampliate, riviste nel tempo, si dovrebbe in realtà scorgere proprio il suo punto di forza.
Proprio la capacità della scienza di rivedere le sue teorie è ciò che le permette di evolversi. Tutte le materie scientifiche conosciute hanno subito mutamenti, correzioni, in alcuni casi veri e propri stravolgimenti che le hanno permesso di fare ciò che la scienza dovrebbe fare: acquisire nuova conoscenza.
Il fatto che una teoria scientifica subisca cambiamenti, dunque, non è affatto il segno che la scienza sia uno strumento errato: è invece proprio questo a rendere affidabili le sue conclusioni. Se Einstein non avesse avuto la possibilità di dimostrare che la fisica “ufficiale” mancava di un elemento fondamentale che l’avrebbe resa più aderente alla realtà cosmologica, oggi non avremmo la fisica quantistica, non conosceremmo la relatività e le nostre capacità di comprensione dell’universo e di sfruttamento delle sue dinamiche sarebbero molto più limitate di quanto invece non siano.
E’ perfettamente normale che l’acquisizione di nuova conoscenza, lo sviluppo di nuove tecnologie e la possibilità di mettere continuamente alla prova le nostre convinzioni ci permetta di progredire nella comprensione del mondo. Credere che questo fattore essenziale sia un limite e non una risorsa significa non avere la più pallida idea di cosa sia la scienza e come funzioni la conoscenza.
E’ grazie alla scienza se non crediamo più che la terra sia ferma in mezzo all’universo, se abbiamo capito come curare le malattie, se siamo stati in grado di elaborare nuove tecnologie di comunicazione, se abbiamo cambiato idea sulla potenziale dannosità di certe sostanze.
L’amianto fa male, lo dice la scienza
Un esempio che sento spesso citato dai denigratori della scienza è molto indicativo di questo aspetto. A detta loro, la scienza sarebbe fallace perché per lungo tempo ha ritenuto ad esempio che sostanze come l’amianto non fossero pericolose, e consentendone l’utilizzo sulla base di quelle tesi abbiamo poi cagionato danni ingenti alla salute pubblica.
Quello che sfugge a queste persone è che se oggi sappiamo che l’amianto fa male, è proprio grazie al metodo scientifico e al progresso della conoscenza: gli studi che non attestavano danni alla salute erano condotti sulla base di conoscenze e tecnologie che nel tempo sono state superate, e ci hanno consentito di verificare più accuratamente le conseguenze di quella sostanza. A dirci che l’amianto fa male è la stessa scienza che questa gente denigra sul presupposto che in passato si fosse sbagliata. Il punto è proprio che se la scienza non funzionasse così, ancora oggi continueremo ad usare l’amianto per l’edilizia, continuando a cagionare danni che oggi siamo in grado di scongiurare.
Ed è in questo che sta la differenza sostanziale tra scienza e pseudoscienza: la scienza si autocorregge e si evolve, la pseudoscienza no.
Come riconoscere una teoria pseudoscientifica: l’omeopatia
Vediamo allora un esempio lampante di questa differenza.
La medicina è forse una delle branche del sapere che più si è evoluta negli ultimi secoli. Siamo passati dai salassi, le preghiere e i riti propiziatori a sezionare il genoma dei virus, ad utilizzare macchinari iper-tecnologici per le terapie e le diagnosi, a sperimentare farmaci sempre più avanzati ed efficienti, fino ad abolire o rendere facilmente curabili malattie che, solo un secolo fa, erano irrimediabilmente mortali. Il progresso tecnologico ci ha consentito di elaborare soluzioni sempre più innovative, di acquisire nuova conoscenza ci ha permesso di superare determinate convinzioni e rendere estremamente più efficienti le diagnosi e le terapie. Tutto questo proprio grazie alla duttilità della scienza, al rigore del metodo scientifico e alla sua capacità di “progredire”.
Ogni nuova scoperta ci ha permesso di migliorare il nostro approccio medico sotto ogni punto di vista, dalla diagnosi alla convalescenza; ci ha permesso di creare nuove branche del sapere – l’epidemiologia, la virologia, la genetica – e di individuare soluzioni sempre più all’avanguardia. E si tratta di un processo in continua evoluzione, che ogni giorno apporta cambiamenti e progresso.
Prendiamo invece l’omeopatia. Essa si basa sulle tesi di Hanemann, elaborate nel 1800. I principi cardine di questa pratica medica sono l’idea che “il simile si curi col simile” sulla base di presunti “canali energetici” e il famoso principio della “memoria dell’acqua” attraverso la “diluizione“. Principi in realtà basati sul niente e mai dimostrati, che però continuano ad essere alla base dell’omeopatia da due secoli, senza che essi siano mutati di una virgola.
Per quanto la conoscenza e la tecnologia umana siano progredite a dismisura in questi due secoli, contribuendo a migliorare ed accrescere ogni nostra branca del sapere – compresa la stessa medicina -, l’omeopatia continua ancora oggi ad essere fondata su principi di 2 secoli fa, senza un solo minuscolo cambiamento.
E’ possibile che, in 200 anni, le scoperte tecnologiche non siano state in grado di comprendere meglio il funzionamento della “memoria dell’acqua”, o stabilire più nel dettaglio come funzionino questi presunti canali energetici che favorirebbero la cura dell’organismo attraverso la diluizione? Come è possibile che a fronte di tutte le branche del sapere che in questi due secoli sono progredite, cresciute e migliorate, l’omeopatia sia rimasta perfettamente uguale a se stessa, al punto da fondarsi ancora oggi totalmente sullo stesso libro di 200 anni fa che l’aveva ipotizzata per la prima volta? Conoscete una sola materia scientifica che si basi ancora oggi sui principi stabiliti 200 anni fa, senza nessun tipo di miglioramento, modifica, avanzamento?
Ovviamente no, perché l’omeopatia non è una scienza. Se lo fosse, nel tempo sarebbe cambiata, cresciuta, migliorata; avrebbe acquisito nuova conoscenza, nuove modalità; sarebbe “progredita”. E invece non lo ha fatto, perché per farlo dovrebbe fondarsi sul metodo scientifico, che è esattamente lo strumento che consente alle teorie di evolvere.
L’omeopatia invece non può evolvere, perché per farlo dovrebbe accettare la sua fallacia, ammettere verifiche e tentativi di confutazione, lasciare che la scienza la metta alla prova. E siccome la scienza queste cose le ha già fatte, dimostrando che l’omeopatia è il nulla assoluto, gli omeopati sono costretti ad allontanarsi dalla scienza per rifugiarsi nella pseudoscienza, ancorandosi a un libro di 200 anni fa.
Ecco il principio elementare per riconoscere una teoria pseudoscientifica: se non si evolve, se non sbaglia, se non migliora, se non si autocoregge, allora non è scienza, ma semplice fuffa.
P.T.
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