La liberazione di Silvia Romano è balzata agli onori della cronaca e ha inevitabilmente scatenato la solita polarizzazione politica tra chi difende a spada tratta la sua liberazione e chi trova qualunque argomento – alcuni davvero riprovevoli – che possa screditare sia la scelta politica che la persona.

liberazione di Silvia Romano

Ho letto di tutto in questi giorni: chi contesta i soldi buttati per salvarla, chi dice che se l’è cercata, chi diffonde notizie false – chissà perché me lo aspettavo… – sul fatto che sia incinta e sposata con un musulmano, chi critica la sua scelta di convertirsi all’Islam, chi invece difende a spada tratta la trattativa del Governo.

Io non ho alcuna voglia di mettermi a verificare le notizie false, spiegare perché alcune accuse sono del tutto ridicole o esprimere il mio giudizio personale sulla vicenda; perché tanto il mio giudizio conta quanto il vostro, cioè niente.

Quello che invece mi interessava fare era analizzare un altro aspetto di contorno, seguendo il taglio di questa pagina: la manipolazione dell’opinione pubblica. Per alcuni questo articolo potrà apparire cinico: ma qui ci occupiamo di fatti, l’emotività la lasciamo ai talk shows.

Silvia Romano: un caso emblema della polarizzazione

Il caso della liberazione di Silvia Romano, ragazza sequestrata dai terroristi, è totalmente irrilevante per l’opinione pubblica; scusate il brutale cinismo, ma è la verità. Che la ragazza sia stata liberata o meno non frega assolutamente niente a nessuno: queste cose ci interessano solo quando capitano a persone a noi vicine. Non dite di no, è la verità. Ogni giorno muore qualcuno in un incidente stradale, e la morte è più grave di una ragazza salva. Eppure a nessuno frega niente dei 3 morti al giorno in incidenti stradali, che sono una tragedia, e a tutti invece frega di una tizia qualunque che è stata liberata da un sequestro.

Perché? Perché mentre il morto per strada non è sfruttabile dalla politica per orientare l’opinione pubblica, il vivo liberato da Al Shabab lo è, perché chiama in causa argomenti polarizzanti. Ed ecco perché viene subito sfruttato per aizzare il popolo verso una presa di posizione politica.

Si tratta di dinamiche che ho già avuto modo di analizzare in un apposita rubrica – qui il link del primo articolo – e di cui il caso della liberazione di Silvia Romano ne è il più chiaro esempio.

Liberazione di Silvia Romano: perché ci interessa?

liberazione di Silvia Romano

Pensiamoci bene: nell’ultimo anno la liberazione di Silvia Romano è la quinta avvenuta per ostaggi italiani. Nel maggio del 2018 erano stati liberati Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini, rapiti in Turchia e poi trasferiti in Siria; in 14 marzo di quest’anno, invece, sono stati liberati Luca Tacchetti e la moglie canadese, Edith Blois, rapiti in Burkina Faso.

Qualcuno conosce queste persone? Qualcuno le ricorda? Qualcuno ci ha fatto dei post a riguardo? No. Come mai il dibattito si scatena solo sulla liberazione di Silvia Romano? Perché è una donna? Perché si è convertita all’Islam? Sì, anche per queste ragioni.

Ragioniamo meglio: i primi due ostaggi liberati risalgono ad aprile e maggio 2019, durante il Governo giallo-verde. Se considerate che è la Lega la prima promotrice della campagna “anti-liberazione”, possiamo capire perché i primi due ostaggi siano stati sostanzialmente ignorati dall’opinione pubblica, non essendo di alcun interesse propagandistico per le forze in questione.

Gli altri due, risalenti a marzo 2020, avvengono invece nel pieno dell’inizio della quarantena, momento poco propizio per tentare una polarizzazione su un tema così estraneo ad urgenze molto più impellenti (di fronte a problemi della chiusura degli esercizi commerciali, dei danni economici, della saturazione degli ospedali, della quarantena e della paura suscitata in quel periodo dall’epidemia: a chi sarebbe davvero fregato qualcosa della liberazione di due sconosciuti? A nessuno, infatti nessuno ne ha parlato, neanche quelli che oggi idolatrano Silvia…).

Quindi i partiti politici, i media e gli opinionisti vari, non avevano alcun interesse a trattare l’argomento.

Ma oggi, che siamo ormai usciti dalla Fase 1, che gli ospedali sono meno saturi e che il virus fa meno paura, c’è la possibilità di spostare l’attenzione dei cittadini su un argomento nuovo, che possa creare polarizzazione e quindi scatenare un dibattito politico che spinga a prendere una posizione politica, e quindi favorire l’indirizzo dei consensi. A maggior ragione se l’ostaggio è una donna, per di più convertitasi all’Islam durante la prigionia. Il pretesto perfetto per scatenare più dibattiti politici insieme, tutti polarizzanti (questione terrorismo, questione posizione della donna, questione guerra di religione e questione economica).

Ecco perché degli altri ostaggi ce ne siamo sostanzialmente fregati del tutto mentre Silvia viene rispettivamente etichettata come eroina o capro espiatorio di tutti i mali del Paese, a seconda dello schieramento. Semplicemente perché i media ne parlano, stimolandoci a prendere una posizione. Non siamo noi a scegliere di cosa parlare, l’opinione pubblica è inevitabilmente indirizzata a trattare certi argomenti piuttosto che altri dai media, dalla politica e da chiunque abbia l’influenza per poter stimolare la gente su determinati temi (quella che chiamo “Teoria dell’Iceberg“, che trovate in questo articolo).

La polarizzazione politica

La liberazione di Silvia Romano è quindi un fatto perfetto per scatenare l’opinione pubblica: è una donna andata a fare la volontaria in Kenya che è stata rapita, si è convertita all’Islam durante la prigionia e abbiamo pagato 4 milioni per liberarla.

Questo può scatenare in molti modi l’emotività della gente:

  • si può puntare sull’aspetto economico, a maggior ragione in questo momento di difficoltà in cui in molti attendono aiuti dallo Stato, creando una correlazione tra soldi ai lavoratori che non arrivano (cassa integrazione in ritardo, bonus partite Iva inceppati) con i 4 milioni subito disponibili per riscattare una tizia qualunque (apofenia);
  • si può puntare sull’aspetto culturale, facendo notare che stiamo salvando una persona avvicinatasi alla loro cultura e religione, quasi come se fosse diventata una “nemica della società” creando la classica polarizzazione “noi vs loro“, per cui lei ora apparirebbe come una di “loro”;
  • si può puntare sugli aspetti personali, accusando la ragazza di essersela andata a cercare per aver scelto una soluzione indipendente e non regolata da ONG e organizzazioni sicure, facendo passare quella scelta per capriccio e quindi il pagamento come una somma sperperata per finanziare una ragazza viziata;
  • si può in questo modo screditare il governo in carica, mostrando come faccia tardare gli aiuti ai cittadini italiani che lavorano ma non avendo problemi ad anticipare 4 milioni per liberare una neo musulmana che ha fatto una scelta che nessuno le aveva chiesto di fare.

In questo modo, la notizia, in sé del tutto irrilevante per l’opinione pubblica e che di fatto non incide minimamente sulla popolazione – non sono certo quei 4 milioni a spostare qualche equilibrio economico, a maggior ragione se a sostenere questa tesi è chi è già stato condannato alla sottrazione di 49 milioni alle casse dello Stato… – ma che può scatenare numerosi dibattiti polarizzanti che possono favorire l’orientamento dei consensi e quindi una presa di posizione che potrebbe incidere su eventuali intenzioni di voto future.

Questo è il motivo per cui la liberazione di Silvia Romano siamo convinti che ci interessi così tanto – comunque, che ci interessi o no ne parliamo tutti… – mentre gli altri 4 ostaggi avrebbero potuto anche morire tra mille sofferenze e nessuno se li sarebbe filati (esclusi i familiari, ovviamente).

Non siamo noi ad esserci interessati al problema – se ci interessasse il problema degli ostaggi, avremmo avuto a cuore tutti e 5 i sequestrati, non solo lei -; è chi orienta l’opinione pubblica ad aver deciso che di questa questione bisognava parlare mentre delle altre 4 no. Perché questa in particolare conveniva a chi cerca quotidianamente di orientare i consensi, sia per il fatto in sé che per il momento storico in particolare.

Quando la polarizzazione distrae dai veri problemi

E dire che sul problema degli ostaggi ci sarebbe davvero da discutere. Ci sono questioni che vale veramente la pena affrontare. Una in particolare: è davvero opportuno trattare con i terroristi?

Non si tratta di una domanda provocatoria. Il tema è serio ed è affrontato costantemente da tutte le potenze mondiali a livello geopolitico e strategico.

A questo link trovate un interessante articolo di Limes Online che tratta la questione nel dettaglio, e da cui prenderò spunto.

liberazione di Silvia Romano

Adottare il pagamento dei riscatti come politica consueta ha infatti anche il suo rovescio della medaglia: è vero che così facendo salvi tutti i cittadini che vengono rapiti, ma è anche vero che incentivi i terroristi a farlo di nuovo. E questa pratica garantisce al terrorismo fondi che quella gente usa per comprare armi, compiere attentati, sequestrare altra gente, causando numerosi morti a fronte di ogni singolo soggetto salvato.

Ci sono infatti Stati come l’Italia e la Francia che adottano questa politica – la Francia ha pagato il riscatto di 17 persone negli ultimi anni, spendendo la bellezza di 125 milioni – e Stati che, invece, adottano la politica opposta, come UK e USA, ossia che rifiutano categoricamente ogni trattativa.

Questa seconda strategia, come evidente, può causare e in effetti ha causato diverse morti in passato, ma ha disincentivato notevolmente la recidiva da parte dei terroristi, che oggi infatti preferiscono bersagli italiani e francesi a quelli americani e inglesi, proprio perché i primi pagano e i secondi no.

In effetti, la prassi di pagare riscatti mentre altri Paesi europei non lo fanno potrebbe comportare che

Se l’Italia dovesse risultare (come sta avvenendo) l’unico grande paese occidentale disposto a pagare, i rapimenti finirebbero tutti con l’indirizzarsi inevitabilmente verso cittadini del nostro paese

Limes On line, articolo dell’11 maggio 2020.

Questo è davvero un tema su cui interrogarsi: sacrificare qualcuno per salvare molti altri frustrando così anche le capacità economiche dei terroristi, o salvare tutti i rapiti accettando un potenziamento delle risorse terroristiche e molti potenziali morti indiretti?

Non esiste una risposta definitiva, qui siamo nel campo delle opinioni: io personalmente – lo ammetto – sarei in generale contrario alla trattativa, ma è facile parlare quando rischiano gli altri: se a venire rapito fosse mio figlio, allora pretenderei che lo Stato sborsasse qualunque cifra pur di liberarlo.E credo che questo valga per tutti.

E’ quindi un problema serio e delicato, che non può ridursi alle superficiali polemiche e difese che intasano il web.

Quel che conta, però, è che la vicenda della liberazione di Silvia Romano, anziché suggerire dibattiti utili di questi tipo, sfocia inevitabilmente nella più becera polarizzazione che porta alle accuse e alle affermazioni più assurde e ridicole, sulle quali si discute per settimane ignorando totalmente questioni che invece quell’accadimento dovrebbe spingerci ad affrontare, ma che siccome non garantiscono voti restano nell’anonimato; fino alla prossima liberazione.

P.T.