Da buon debunker, non potevo non affrontare anche io uno dei temi più spinosi del momento: il 5G fa male o è l’ennesima boiata dei complottisti?

Ci ho messo un po’ ad affrontare l’argomento perché si tratta di una tecnologia complessa che richiede competenze, e soprattutto una seria analisi dei dati e degli studi; cosa che mi ha portato via un po’ di tempo. Era infatti mia intenzione fare un articolo ben fatto, che esponesse la questione in modo chiaro, imparziale ed esaustivo. Operazioni che richiedono molto più tempo che guardare 2 video su YouTube a caso e trarre le conclusioni che preferiamo…

Il tema è però tornato in auge con la pandemia di coronavirus, motivo che mi ha spinto ad accelerare i tempi. Quindi cominciamo.

Cos’è il 5G?

Lo scopo dell’articolo è capire se secondo l’evidenza scientifica il 5G fa male o meno; non voglio perciò dilungarmi troppo sugli aspetti tecnici per concentrarmi direttamente sulle prove che abbiamo riguardo gli effetti del 5G sull’organismo umano. Tuttavia, un’inquadramento generale è necessario.

5g fa male

“5G” significa semplicemente “5th Generation“, cioè quinta generazione. La Next Generation Mobile Networks Alliance definisce generalmente con “5G” uno standard in grado di soddisfare i seguenti scenari:

  • velocità dati di decine di megabit al secondo per decine di migliaia di utenti
  • 1 gigabit al secondo simultaneamente a molti lavoratori con gli uffici posti sullo stesso piano
  • parecchie centinaia di migliaia di connessioni simultanee per massicce reti di sensori senza fili
  • efficienza spettrale significativamente potenziata in confronto al 4G
  • copertura migliorata
  • efficienza dei segnali potenziata
  • latenza significativamente ridotta in confronto all’LTE

Insomma, è una tecnologia che consente di implementare e superare i limiti tecnologici del 4G, ma anche di ottenere risultati nuovi ad oggi impossibili.

Questa premessa ci consente di fare una prima considerazione importante: questa tecnologia non è totalmente nuova, nel senso che si basa su qualcosa che abbiamo già, sfruttando gli stessi canali – ossia le onde elettromagnetiche – già usati dalle tecnologie precedenti. Questo ci permetterà di trarre alcune conclusioni mutuate da quello che noi già sappiamo su queste onde, che esistendo da quando esistono i cellulari le abbiamo già studiate e verificate.

Le polemiche sul 5G

Questa innovazione, come sapete, ha scatenato diverse polemiche e dubbi, provenienti da ogni angolo della società civile al punto di insinuare rischi e complotti di ogni tipo.

Considerazione personale: avere dubbi su questioni tecniche complesse è perfettamente legittimo. Ma per poter capire di cosa si parla esattamente, vorrei che vi concentraste un attimo e ragionaste con la razionalità anziché con la pancia.

Come sempre ho cura di ribadire, il 5G è una tecnologia che chiama in causa la scienza; per capire se il 5G fa male o meno, quindi, non dobbiamo affidarci a video di YouTube presi a caso, a post di gente sconosciuta o ad articoli allarmistici che non riportano alcuna prova o fonte su quello che sostengono. Quello che dobbiamo fare è capire cosa dice la comunità scientifica mondiale, sulla base delle prove effettivamente raccolte (ne avevo parlato più diffusamente qui). Ed è quello che faremo in questo articolo.

Quali sono le principali perplessità che affliggono il 5G? Analizziamole.

1. Le onde elettromagnetiche sono cancerogene?

Questo è sicuramente il punto principale di tutte le polemiche e va quindi analizzato per primo.

Partiamo da un presupposto importante: le onde elettromagnetiche si possono muovere su diversi tipi di frequenze. In particolare:

Queste onde hanno una certa frequenza (si tratta del numero di onde che passano per un dato punto ad ogni secondo, misurato in Herz) e una certa lunghezza d’onda (cioè la distanza tra due creste successive) che le caratterizza come onde radio. Ma le onde radio possono avere lunghezza d’onda molto grandi (come quelle che raggiungono le radio) o molto piccole (come quelle che usano i telefoni cellulari). Più le onde hanno frequenza elevata e più diventano piccole.

Altroconsumo
5g fa male

Il 5G viaggia su un numero di frequenze più ampio dei suoi predecessori, quindi non solo sulle consuete frequenze già proprie dei vecchi 2G, 3G e 4G, ma anche su frequenze molto più elevate, chiamate onde millimetriche (più è alta la frequenza, più piccola è l’onda).

Bisogna quindi, semplificando molto, fare una doverosa distinzione tra le onde radio “normali” e quelle millimetriche.

“Vecchie” onde radio

Per quanto riguarda le “vecchie” onde radio già usate dalle vecchie generazioni, chiaramente abbiamo già degli studi sui possibili danni all’organismo umano.

Tra i tanti, riporterò i due più citati da entrambe le parti di questo dibattito: uno studio americano del US National Toxicology Program (NTP) – lo trovate qui – e uno studio italiano dell’Istituto Ramazzini di Bolognaqui l’articolo che ne riporta le conclusioni. Cosa dicono questi studi?

1. Lo studio americano

Questo studio è stato svolto su circa 2.500 topi e ratti, esposti su tutto il corpo a livelli di radiazioni elettromagnetiche molto elevati, con l’intenzione di simulare l’esposizione locale del cellulare all’orecchio, ma con tempi e modalità estremi. Ratti e topi sono stati esposti prima della nascita e dopo la nascita, per 107 settimane consecutive (circa 2 anni), tutti i giorni, a brevi periodi alternati di 10 minuti sulle 18 ore, per un totale di circa 9 ore di esposizione quotidiane. Le risultanze riportano

“Chiare evidenze di tumori al cuore (Schwannomi) nei ratti maschi” e “Alcune evidenze di tumori al cervello dei ratti maschi”

Quindi : le onde elettromagnetiche sono possibili cancerogeni. Bisogna però precisare che l’esposizione cui sono stati sottoposti i ratti e i topi sono estremamente più alte di quelle cui sono sottoposti gli umani quotidianamente, equivalendo infatti a stare per 9 ore al giorno, tutti i giorni, con telefono all’orecchio, cosa che non capita neanche ai più grandi manager del mondo.

Inoltre, una più attenta analisi di questo studio ha rilevato alcune circostanze che ne minano in qualche modo la certezza; ad esempio,

il numero di tumori riscontrato a livello di cervello e cuore, intanto, è sempre molto piccolo, spesso nel range dell’atteso storico per questi animali, cioè di quanto avviene normalmente, senza esposizione alle onde elettromagnetiche

Inoltre,

per quello che in ambito clinico viene definito “effetto dose”, ci si dovrebbe aspettare che se un’associazione tra radiazioni e tumori c’è, più l’irraggiamento è intenso, più tumori dovrebbero presentarsi. Ma questo effetto nello studio non è emerso: a volte si vedono più tumori a livelli di esposizione più bassi, ma non a livelli più alti; a volte, si vede lo stesso numero di tumori a tutti i livelli, senza aumenti all’aumentare delle intensità dell’irraggiamento.  

Insomma: senza entrare troppo nel dettaglio tecnico, che le onde elettromagnetiche possano causare tumori sembra plausibile, ma solo ad irraggiamento molto elevato e per tempi molto prolungati.

2. Lo studio Italiano

L’istituto Ramazzini ha invece valutato l’esposizione di circa 2.500 ratti, a livelli d’emissione dalle dieci alle mille volte più bassi di quelli usati nell’NTP, per rivalutare l’effettiva incidenza delle onde a cui sono effettivamente esposti gli umani, limitatamente alle osservazioni sui tumori che nello studio NTP erano risultati correlabili a una esposizione.  

Tra i risultati si trova anche qui

un aumento dei gliomi cerebrali (un tipo di tumore cerebrale) e aumento “statisticamente significativo” dell’incidenza di tumori cardiaci (Schwannomi) nei ratti maschi. 

Anche questo studio però presenta delle stranezze: una su tutte è che il significativo aumento dell’incidenza dei tumori abbia riguardato solo i ratti maschi e che quell’aumento significativo sia di un 1,4% di tumori al cuore rispetto a uno 0% nei ratti maschi non esposti a onde elettromagnetiche (il cosiddetto gruppo di controllo, ossia un gruppo di ratti non sottoposto a onde elettromagnetiche, monitorato per valutare l’effettiva differenza di risultati rispetto a condizioni normali).

Come ha fatto notare la peer review,

questo dato risulta significativo perché, nell’arco di due anni, nessuna cavia nel gruppo di controllo maschile (quello 0%) ha sviluppato quel tipo di tumore. E questo, in realtà, è strano, perché generalmente ci si attenderebbe che tra i ratti maschi – anche non irraggiati – si presenti comunque qualche caso. Cosa che al contrario è avvenuta, come atteso, tra le cavie femmine (per cui infatti non si riscontrano differenze significative nell’insorgenza di tumori tra le cavie esposte e quelle non esposte).  In sostanza, il risultato nei maschi è significativo solo perché, casualmente, nel gruppo di controllo non irraggiato da onde elettromagnetiche non è stato riscontrato alcun tumore e questo ha in qualche modo sovrastimato i rischi.

Non solo: i tumori cardiaci sono stati più frequenti in corrispondenza di esposizioni di livello più basso che alle massime esposizioni usate nello studio. Anche questo pare abbastanza strano.

Circostanze che, in realtà, sembrerebbero suggerire una assoluta casualità dei risultati, che come tali necessiterebbero di altre verifiche sperimentali (secondo il principio di ripetibilità del metodo scientifico). 

3. Altri studi

Come detto, oltre a questi due, che sono gli studi principali sul tema, ve ne sono stati anche altri – qui uno – che attestano una possibile correlazione tra le onde elettromagnetiche e i tumori. Ma si tratta sempre di studi che analizzano una esposizione alle onde molto più elevata di quella cui siamo sottoposti a causa delle antenne telefoniche (fino a dieci volte in più). Infatti, tutti gli Stati hanno legiferato sul tema imponendo dei limiti massimi di esposizione, proprio al fine di garantire la salute dei cittadini. E in Italia, preme ribadirlo, quei limiti sono piuttosto ferrei, visto che la media europea è di 60 volt/metro, mentre in Italia il limite è 6 volt/metro.

 Le considerazioni dello IARC

Sulla base di questi studi, anche l’IARC ha già indicato l’emissione di onde elettromagnetiche quale “possibile cancerogeno“, ossia nel gruppo 2B, quello in cui confluiscono le cause sulle quali non si hanno ancora dati certi.

Insomma: che le onde elettromagnetiche siano possibili cancerogeni lo sappiamo da tempo, e da tempo i ricercatori e poi i governi hanno stabilito dei limiti da rispettare. Non c’è dunque alcun complotto nato adesso a causa del 5G, né ci sono “poteri forti” di qualche tipo che stiano cercando di nasconderci la verità.

Per fare un paragone, è come se oggi la Mercedes facesse uscire un nuovo modello di auto particolarmente veloce e la gente urlasse solo adesso al complotto perché scoprisse che l’auto emette dei gas di scarico potenzialmente dannosi, dimenticando che tutte le auto del mondo emettono quegli stessi gas da almeno un secolo.

Onde millimetriche

Passiamo ora alle onde millimetriche. Diversamente da quelle “vecchie”, sulle onde millimetriche non esistono ad oggi studi scientifici che sappiano attestare possibili danni per l’uomo, né che li escludano con certezza. Chiunque sostenga il contrario mente, perché questi studi non esistono, se non altro perché si tratta di una tecnologia nuova, mai sperimentata e quindi sulla quale è impossibile avere già dei dati certi.

Vero: ci sono degli esperti che insistono per la cautela riguardo le onde millimetriche, ma non perché vi siano evidenze in merito, ma anzi proprio perché non ci sono.

Come ben spiegato in questo video di “TuttoAndroid“, la comunità scientifica è infatti divisa su due posizioni:

  • Chi si rifà al principio di precauzione, ossia a chi sostiene che, proprio perché non abbiamo ancora evidenze certe, sarebbe meglio prima fare la ricerca necessaria e solo dopo commercializzare uno strumento nuovo di cui non si conoscono ancora gli effetti;
  • i progressisti, ossia coloro che preferiscono avviare comunque la commercializzazione basandosi sul presupposto che, benché non ci siano evidenze specifiche sulle onde millimetriche, ne abbiamo di sufficienti sulle altre onde e ad oggi non esiste alcuna ragione scientifica per ritenere che le onde millimetriche abbiano un comportamento diverso dalle altre; anzi, come vedremo a breve, le onde millimetriche sono molto più deboli quindi hanno meno possibilità di penetrare nell’organismo umano rispetto alle altre.

Entrambe le posizioni sono legittimamente sostenibili – infatti gli scienziati le sostengono entrambe -: l’importante è che i dubbi sul 5G che faccia male derivino dall’assenza di prove e dunque dal principio di precauzione, e non da presunte prove di danni che nessuno è mai stato in grado di fornire. Ancora una volta, le perplessità devono derivare da considerazioni scientifiche, non da fonti prese a casaccio dal web.

2. Il maggior numero di antenne aumenta i rischi?

Un altro importante dubbio degli scettici del 5G riguarda il fatto che stia esponenzialmente aumentando il numero di antenne, deducendone che più antenne ci sono, più il rischio sarebbe alto. Questa è peraltro la principale obiezione dei complottisti.

Questa è però anche una stupidaggine e basterebbe un minimo di competenza in merito per capirlo.

5g fa male

Intanto non si tratta di antenne sostenute dai classici tralicci, ma di scatole e altri piccoli dispositivi in grado di far rimbalzare il segnale. Non è una considerazione di poco conto, dato che ci permette già di escludere alcune “prove” complottiste che parlano di alberi abbattuti per fare spazio alle antenne: questo non è vero, infatti questi dispositivi sono abbastanza piccoli da poter essere tranquillamente montati su semafori, tombini, pali già esistenti e addirittura proprio sugli alberi, che quindi non c’è bisogno di abbattere. Come ha già fatto notare BUTAC – qui l’articolo -, le varie notizie di alberi abbattuti per il 5G erano delle bufale, ossia notizie travisate e riadattate per sostenere la teoria (nella maggior parte dei casi si trattava di piani urbanistici comunali per la creazione di giardini o altre infrastrutture, che nulla avevano a che fare col 5G – ma sì sa, nessuno va a verificare le notizie, gli basta vedere due foto a caso con un commento a caso e hanno svelato il complotto…).

Al di là di questo, dal punto di vista tecnico bisogna chiarire che

La moltiplicazione delle antenne sarà necessaria perché le onde del 5G, viaggiando a frequenze molto elevate, sono più “fragili” e hanno una minore capacità di diffondersi attraverso l’aria, superando ostacoli quali la vegetazione e gli edifici. Quindi, per non perdere il segnale, dovranno essere installate più antenne, più capillari ma – allo stesso tempo – di minore potenza rispetto alle precedenti, proprio perché le antenne saranno più vicine e dovranno coprire celle, cioè porzioni di territorio, più piccole.

Altroconsumo

Peraltro, come lo stesso Istituto Superiore della Sanità ha ribadito più volte – qui un report esaustivo -,

Le potenze utilizzate dal 5G saranno più basse di quelle utilizzate fino ad ora nelle telecomunicazioni mobili e che le onde si fermeranno a un livello molto superficiale della pelle.

ISS

Del resto, è comprovato scientificamente che nell’ambito delle onde radio utilizzate nelle telecomunicazioni, più è alta la frequenza, più è bassa la capacità di penetrazione. Quindi le alte frequenze che verranno utilizzate nel 5G hanno, in realtà, solo una limitatissima capacità di penetrare i tessuti, come la pelle, inferiore a quella di onde a più bassa frequenza

Quindi, il numero maggiore di antenne è giustificato dal fatto che la potenza del segnale è più debole, quindi meno pericoloso. E’ una prova che il 5G fa meno male, non di più. Ma per capire queste cose è necessario avere un minimo di competenze sulle onde elettromagnetiche; competenze che i condivisori seriali di fesserie ovviamente non possiedono. Ma tanto a loro interessa svelare complotti per sentirsi più furbi di te, mica capire le cose come stanno.

Conclusioni

Per concludere, possiamo riassumere la questione dei possibili danni del 5G in questo modo:

  • Quanto alle onde elettromagnetiche già usate dalle altre generazioni, sappiamo già da anni che sono possibili cancerogeni se ci sottoponiamo ad una esposizione molto elevata – dalle dieci alle cento volte superiore a quella cui siamo sottoposti adesso -: per questo, gli Stati hanno già da anni fissato dei limiti di esposizione ben al di sotto della soglia di pericolo, e in ogni caso sono gli stessi scienziati a consigliare alcune abitudini agli utenti, come non tenere il telefono in tasca, preferire l’utilizzo di viva voce o di auricolari, non dormire col cellulare sotto il cuscino;
  • Non esiste ad oggi alcuna prova che le onde millimetriche, peculiarità del 5G, abbiano un qualche effetto dannoso diverso dalle altre onde già analizzate. I dubbi derivano unicamente dal principio di precauzione; peraltro, le onde millimetriche sappiamo essere più deboli quindi meno capaci delle altre di penetrare i tessuti della pelle;
  • Nessuno sta abbattendo alberi per fare spazio al 5G: il maggior numero di antenne, inoltre, è dettato dal fatto che il segnale 5G è più debole, quindi ha bisogno di più antenne. Più antenne significa dunque meno rischi.
  • Queste sono le uniche evidenze che oggi abbiamo sul 5G; tutte le altre presunte correlazioni – ultima addirittura quella con il Coronavirus, di cui parlerò in un prossimo articolo – sono delle banali fesserie prive di qualunque riscontro scientifico, che solo chi non sa nulla dell’argomento ed è totalmente privo di spirito critico potrebbe prendere seriamente.

Al solito, smettetela di bervi qualunque menata diffusa da sconosciuti sul web senza riportare alcuna fonte ma urlando all’allarme per garantirsi la vostra attenzione; vi considerate paladini, invece fate solo la figura dei fessi.

P.T.