Un argomento che non avevo ancora trattato, ma sul quale ho dovuto discutere di recente, è: l’idrossiclorochina funziona contro il Covid? E se funziona, perché non si investe su di essa e anzi l’AIFA la sconsiglia come terapia?
La questione è alla ribalta da tempo, sostenuta da chi insinua complotti per il motivo che a quanto pare questa terapia sarebbe economica ed efficace quindi “fastidiosa” per case farmaceutiche. Analizziamo dunque le prove fornitemi da uno dei sostenitori di questa teoria sia per fare fact chekcing, sia per valutare le effettive capacità critiche di queste persone.
Gli studi del Dott. Cavanna
Partiamo dalle considerazioni di uno dei sostenitori di questa cura, Dott. Cavanna, che come si legge a questo link di inizio novembre avrebbe dichiarato di avere in mano studi che ne dimostrano l’efficacia. Così, almeno, mi è stato spacciato questo articolo quando mi è stato sottoposto.
L’articolo in questione, come potete verificare, è però una semplice intervista, in cui non vi sono link ad alcuno studio scientifico. Nella stessa, il Dottor Cavanna dichiara di aver svolto studi in merito con risultati confortanti. E in particolare afferma che:
Venendo al Covid, nel 2020 sono autore di 4 pubblicazioni: tre di tipo organizzativo, una di tipo clinico di piccola casistica di malati con cancro e Covid in cui la cura “idrossiclorochina-based” è efficace. È in corso di stampa un altro lavoro sempre su malati Covid e tumore di una casistica più ampia con dimostrazione di efficacia di idrossiclorochina
Dottor Cavanna
Quindi: il dottore afferma di aver svolto 4 studi sul Covid, dei quali 3 di carattere organizzativo – che quindi non hanno nulla a che fare con l’idrossicolochina – e uno sull’efficacia di questa terapia specifica; studio che lui ammette espressamente essere “di piccola statistica” ossia fondato su un numero molto basso di pazienti. Il che significa che ha solo un parziale valore statistico. E’ poi in corso di stampa un quinto lavoro con una casistica più alta, che però ad oggi non risulta ancora pubblicato.
Inoltre, è lo stesso Dottore a specificare nell’intervista che ha curato i pazienti sottoposti allo studio “sia con l’idrossiclorochina che non un antivirale per l’HIV“. Mi chiedo dunque in base a cosa possa stabilire che l’efficacia terapeutica sia imputabile all’idrossiclorochina e non all’antivirale…
Alla fine, poi, insinua che l’idrossiclorochina sia boicottata perché “piace a Trump“, notoriamente osteggiato dai poteri forti; peccato che, però, Trump si è ammalato eppure la sua equipe di medici, che avrebbe certamente tutto l’interesse a farlo guarire fornendogli le migliori cure possibili, non l’ha curato con l’idrossiclorochina , ma con i monoclonali. Come mai, se l’idrossiclorochina funziona di sicuro?
In ogni caso, tutto questo mi sembra un po’ poco per stabilire inequivocabilmente che l’idrossiclorochina funziona per il Covid.
Lo studio sull’idrossiclorochina del Dott. Capucci
Ma il Dottor Cavanna non è l’unico esperto ad aver valutato positivamente la clorochina.
Anche il Dottor Capucci, come risulta da questa intervista sempre fornitami dal mio interlocutore, ne sostiene l’efficacia, entrando anche un po’ più nel dettaglio.
Naturalmente, chi mi ha sottoposto la questione mi ha postato l’intervista prendendo per oro colato le sue dichiarazioni, senza verificarne il merito; e dire che nello stesso articolo, questa volta, lo studio in questione è linkato e si può leggere.
Certo, spesso leggere uno studio scientifico è difficile per chi non ha competenze, ma proprio per questo, nell’impossibilità di verificare le risultanze e la metodologia, non mi sembra corretto saltare a conclusioni. Ma a parte questo, leggere uno studio può comunque essere indicativo anche per chi le competenze non le ha, come in questo caso. Neanche io infatti sono medico, ma la metodologia usata nello studio ci permette almeno alcune considerazioni logiche generali.
Lo studio in questione spiega che sono stati analizzati 350 pazienti, dei quali a 76 è stata somministrata sia azitromicina che idrossiclorochina, agli altri 274 pazienti, invece, solo l’idrossoclorochina.
I risultati emersi rilevano che dei pazienti trattati unicamente con idrossicolochina, solo il 5.8% è stato ospedalizzato e solo nel 2.9% sono stati riscontrati effetti collaterali come la gastroenterite; nei 76 pazienti curati con entrambi i rimedi, invece, il 5.2% è stato ospedalizzato e solo il 2.6% ha avuto effetti collaterali.
Ora, senza avere particolari competenze in medicina, è facile riscontrare due cose da questi risultati:
- i risultati dei due gruppi sono pressoché identici, quindi diventa difficile comprendere come gli autori dello studio possano aver stabilito che il merito delle guarigioni sia imputabile all’idrossiclorochina;
- del resto, nello studio manca completamente il gruppo di controllo, quindi non possiamo sapere se l’ospedalizzazione sarebbe stata identica anche senza somministrare niente;
- in ogni caso, è possibile provare a paragonare quel 5% di ospedalizzati con la percentuale generale dei malati che finisce ricoverato, per capire se quel 5% sia un buon risultato meno: Come potete verificare voi stessi dai dati Rapporto Covid dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, la media italiana di ospedalizzazione è pari al 4.8%. Quindi più o meno in linea con la percentuale riscontrata nello studio (anzi addirittura più bassa).
Senza essere esperti: questi dati secondo voi dimostrano che l’idrossiclorochina funziona?
Ma non è finita qui. Nello stesso studio viene precisato anche che:
“These observations contrast with the negative results coming from advanced disease studies on patients already hospitalized. Mehra et al., in a multinational register retrospectively recording 96 000 hospitalized patients, did show HCL (azithromycin) negative data”.
Cioè: si parla del fatto che lo studio in esame contrasterebbe nei risultati con un altro, che ha avuto risultati contrari; un esperimento che ha analizzato 96 mila pazienti (e non appena 350) con uno studio randomizzato. Potete anche qui, senza particolari competenze, constatare la differente affidabilità statistica tra i due studi.
Per giustificare la differenza dei risultati e avvalorare la sua tesi, il Dott. Capucci dice espressamente nell’intervista che, nello studio che lo smentirebbe:
In sostanza non è stato tenuto in considerazione il timing dell’utilizzo della clorochina nei pazienti Covid. Gli studi randomizzati sono stati effettuati solo su due tipi di popolazione: quelli ammalati che arrivavano già in ospedale e spesso erano in terapia intensiva, quindi in uno stadio avanzato della malattia oppure pazienti che ricevevano l’idrossiclorochina come profilassi, per non ammalarsi di Covid.
Dott. Capucci
Per questo, l’AIFA avrebbe sbagliato a valutare l’efficacia dell’idrossiclorochina per averla considerata solo nei confronti di pazienti già ammalati e ospedalizzati, mentre,
per poter agire al meglio, l’idrossiclorochina deve essere somministrata subito alla comparsa dei primi sintomi, non in fase avanzata quando ormai la tempesta è in atto
Dott. Capucci
Queste considerazioni, che io prendo per vere pur non avendo competenze in merito – che è esattamente quello che ha fatto il soggetto che mi ha proposto questi link, con la differenza che lui lo studio non lo aveva letto – dimostrano a mio avviso proprio il motivo per cui l’AIFA la sconsiglia negli ospedali. Questa malattia, infatti, è subdola proprio perché inizia con sintomi simil-influenzali che spesso non allarmano il paziente, il quale spesso resta a casa qualche giorno convinto di guarire velocemente; poi, però, di colpo la malattia degenera provocando problemi respiratori, ed è solo allora che i pazienti vanno all’ospedale, ossia quando la malattia è ormai in stadio avanzato. E a quel punto, come sostiene lo stesso medico autore di questo studio, l’idrossiclorochina non serve più a niente.
Del resto, anche alla prima comparsa dei sintomi, un paziente che volesse accertarsi di avere il Covid dovrebbe sottoporsi a tampone, ottenendo i risultati dopo diversi giorni durante i quali la malattia potrebbe aggravarsi e quindi rendere inutile l’intervento con l’idrossiclorochina.
Insomma: il punto è che, se anche questa terapia fosse davvero efficace solo nelle primissime fasi della malattia, sarebbe poco utile perché solo una piccola percentuale di pazienti può, per le ragioni esposte, iniziare la terapia ai primi sintomi. Ecco perché l’AIFA la sconsiglia.
La capacità di verificare le fonti
Ora, non era tanto mio interesse quello di stabilire se l’idrossiclorochina funziona o meno per il Covid, dal momento che a stabilirlo ci pensano i numerosi studi già condotti in tutto il mondo, sui quali l’AIFA ha basato la sua decisione; quel che mi interessa notare è piuttosto che i soggetti che riportano queste fonti a sostegno della teoria per cui “l’AIFA avrebbe un interesse a negare l’efficacia della terapia per favorire una qualche casa farmaceutica, a danno dei cittadini” sono talmente limitati nella loro capacità di analisi e verifica delle fonti che non si rendono conto che sono proprio quelle fonti a spiegare perché l’AIFA sconsiglia l’utilizzo di tale terapia. Loro non fanno altro che leggere i titoli e convincersi, grazie al bias di conferma, che gli articoli danno loro ragione.
E per capire tutto questo, infatti, non serve avere particolari competenze: è sufficiente avere i neuroni funzionanti per saper interpretare dei semplici numeri e delle semplici affermazioni scritte. Insomma: basta non essere analfabeti funzionali.
Il problema è che io ci provo anche a dare ascolto a negazionisti e complottisti vari, ma ogni volta che mi sottopongono le loro prove non fanno altro che convincermi ancora di più del fatto che hanno torto.
P.T.