Il documento che segue è frutto di una approfondita analisi delle fonti e dei fatti relativi all’esplosione dell’epidemia di Coronavirus iniziata a dicembre 2019. Non è stato facile rintracciare tutte le prove, in quanto molte sono state volutamente occultate; tuttavia, anche ricorrendo a quelle disponibili e con il giusto approccio critico ai fatti, mi è stato possibile collegare le vicende che hanno portato alla diffusione del virus e soprattutto metterle insieme in maniera coerente e ordinata, permettendoci così di individuare i veri artefici della pandemia: gli ambientalisti e le frange anti-governative cinesi. Come verificherete leggendo, chi scrive non sta inventando assolutamente nulla, ma anzi ogni singola circostanza è ampiamente documentata e confermata dalle fonti che troverete nell’articolo e in calce.

“Per 12 volte, l’inizio di ogni verso ci dirà la verità”

Hoce S. Trebus (1:3:8)

Il “tour” di Greta Thumberg per l’ambiente (2018-2019)

E’ il 4 dicembre del 2018. Greta Thumberg tiene il suo primo discorso pubblico in Polonia sui cambiamenti climatici, che la renderà famosa in tutto il mondo.

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Un’enorme organizzazione, supportata dalle associazioni ambientaliste e da vari sponsor, aveva deciso infatti di sfruttare la visibilità della ragazza, minorenne con la sindrome di Asperger, per cercare di sensibilizzare il mondo sul problema del clima, con particolare riguardo alle nuove generazioni.

Nell’arco di circa un anno, Greta Thumberg ha organizzato una serie di apparizioni pubbliche di fronte alle principali istituzioni del pianeta.

Alla sua prima apparizione in Polonia in quel 4 dicembre, seguiranno infatti un altro discorso di fronte al World Economic Forum, poi al Parlamento Europeo, al Senato italiano, al Parlamento inglese, al Congresso americano e all’ONU.

Forse, il ciclo di conferenze era destinato a non esaurirsi il 23 settembre 2019, data in cui si presentò nell’altrettanto celebre incontro con l’Assemblea delle Nazioni Unite. Ricorderete infatti le numerose polemiche mosse alla ragazza svedese, colpevole di rivolgere le sue accuse a tutti i paesi occidentali – che di fatto sono quelli che più di tutti rispettano i Protocolli di Kyoto e presentano le legislazioni più ferree in tema di emissioni di gas serra – ignorando completamente altri paesi extraeuropei  come l’India e la Cina – che sono invece i principali produttori di CO2 del mondo. Perché Greta Thumberg se la prendeva tanto con gli occidentali, e non diceva nulla ai cinesi, leader dell’inquinamento mondiale con la loro politica economica e industriale spregiudicata? Forse non è andata esattamente così, ma anzi questa reticenza verso i cinesi è stata frutto di una strategia più ampia. Ma andiamo con ordine.

Effettivamente, pare che in realtà Greta Thumberg avesse tutta l’intenzione di portare le sue considerazioni anche di fronte ai paesi asiatici, in primo luogo la Cina. Cosa è successo? Perché non lo ha fatto?

L’organizzazione del ciclo di conferenze e gli attriti con la Cina

Serve fare un passo indietro e ricostruire un attimo le vicende.

Si era partiti da quel 4 dicembre 2018; il “tour” di Greta Thumberg è in fase di organizzazione, nel tentativo di fissare le date nei vari parlamenti per portare la voce della nuova generazione attenta al clima ai potenti della terra. Quando le conferenze iniziano, le trattative per le nuove date continuano in vari Paesi, e pare anche con la Cina, che come detto è il nemico numero uno del clima.

Evidentemente, il Governo cinese non vede di buon occhio il fatto che una ragazzina europea possa sensibilizzare pubblicamente i suoi sudditi sul tema ambientale, nel pieno dello sviluppo industriale e edilizio che molte zone della Cina stanno vivendo. Pertanto, si oppongono in ogni modo alla presenza della ragazza nel Paese.

Ricapitoliamo allora quanto accaduto. Il tempo passa e gli animi si scaldano. Greta vuole poter parlare al popolo cinese: sia lei che le associazioni ambientaliste sanno che si tratta di un miliardo di persone responsabili di una buona fetta percentuale dell’intera produzione di CO2 mondiale; l’intero mondo ambientalista preme quindi perché questa conferenza si faccia. Di fronte alle resistenze cinesi, gli ambientalisti capiscono che è necessario calcare la mano: la presenza in Cina è troppo importante. Per arrivare a tanto, però, è necessario aumentare l’appoggio di cui Greta gode tra gli attivisti per l’ambiente e trovare un pretesto per porre all’attenzione dell’opinione pubblica il tema dell’inquinamento in Cina, magari sfruttando un avvenimento contingente che lo renda possibile.

Il primo importante risultato verrà raggiunto quando, nel pieno del suo “tour”, il 18 aprile riceverà ufficialmente il completo appoggio di quella che è forse la più importante organizzazione ambientalista mondiale: il WWF, che dedicherà addirittura a lei un intero articolo sul suo sito (appoggio sul quale torneremo).

Al secondo obiettivo ci si arriverà più lentamente. Le associazioni ambientaliste avevano iniziato da tempo a mettere in piedi una trattativa con le varie fazioni antigovernative cinesi per consolidare un’alleanza contro la politica spregiudicata della Cina. Del resto, non è certo solo un’ipotesi che il movimento ambientalista sia presto diventato “l’incubatore per una coscienza democratica sotto il regime comunista cinese”, come spiega questo interessante articolo. Sappiamo dunque che la causa ambientalista si è presto fusa con quella anti-governativa cinese. L’ostinazione del governo cinese aveva in qualche modo costretto gli ambientalisti a passare dalle parole ai fatti, trasformando la campagna ambientalista – e la mera richiesta di invito presso le istituzioni – in una battaglia al governo asiatico.

La protesta ambientalista contro il termovalorizzatore nell’Hubei

Abbiamo detto che serviva solo il pretesto scatenante. Che arriverà a giugno del 2019. Diverse associazioni pro ambiente, in quel periodo, contatteranno infatti Greta Thumberg per avere un supporto su una questione specifica, che riguardava proprio la Cina.

E’ tutto documentato. A Xinzhou, distretto di una nota e popolosa città cinese dell’Hubei, in un quartiere residenziale chiamato Yangluo, il Governo ha deciso di costruire un termovalorizzatore fortemente inquinante. I cittadini non sono per nulla d’accordo e si preparano a manifestare contro la decisione. E’ l’opportunità giusta.

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Greta Thumberg e le varie associazioni pro ambiente da lei stessa coinvolte, supporteranno la resistenza dei cittadini che avverrà concretamente a fine giugno – inizio luglio del 2019.

L’intento è chiaro: cercare di far arrivare la questione anche oltre i confini cinesi e scatenare l’opinione pubblica mondiale sul problema dell’inquinamento cinese, sfruttando la questione del termovalorizzatore come catalizzatore. In questo modo, scatenare l’interesse dei cinesi per ottenere un suo invito presso le istituzioni del Paese.

Ah, non l’ho ancora detto: la nota città dell’Hubei interessata dalla costruzione del termovalorizzatore in questione è Wuhan

Impresa non facile, perché il governo cinese è molto abile nell’insabbiare ogni tipo di contestazione. Per questo, l’idea degli ambientalisti diventa quella di cercare appoggio in altri nemici della Cina che, in quel periodo, stanno cercando allo stesso modo di far sentire la loro voce al mondo: gli abitanti di Hong Kong.

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Accade infatti proprio in quel frangente che “i Verdi”, come dimostra questa notizia, inviino

messaggi di sostegno a Wuhan per le strade di Hong Kong, dove da giorni i manifestanti denunciano la crescente ingerenza cinese

Quasi a cristallizzare e sfruttare quella alleanza tra la causa ambientalista e quella indipendentista di Hong Kong per portare il problema dell’inquinamento cinese di fronte a tutto il pianeta.

Il fallimento delle proteste a Wuhan e il cambio di rotta ambientalista

Le vicende di Wuhan, però, non ebbero la eco sperata: le proteste furono sostanzialmente ignorate e la strategia si rivelò un buco nell’acqua. Ma non era il momento di arrendersi.

Proprio Wuhan divenne anzi il simbolo della prepotenza cinese; come tale doveva diventare l’obiettivo della “vendetta” ambientalista. Ma se la strategia della protesta si era rivelata inefficace, che piano usare, allora?

Gli ambientalisti si confronteranno diverse volte per capire come agire, e capiranno che l’unica soluzione possibile dovesse essere un evento che “costringesse”, almeno momentaneamente, la Cina a ridurre le emissioni, magari con uno stratagemma che riuscisse a fare eco anche fuori dai confini cinesi.

Non conosciamo nel dettaglio i termini della pianificazione di questa trattativa, le cui prove sono state opportunamente occultate e cancellate da ogni mezzo di informazione; ma possiamo provare a ricostruirle ragionando su quello che sappiamo.

Come visto, il coinvolgimento delle frange ambientaliste nella protesta del termovalorizzatore di Wuhan avevano spento ogni speranza che Greta Thumberg potesse concludere il suo tour mondiale con l’ultima data programmata nel paese asiatico; in effetti, Greta aveva tenuto, a partire da dicembre del 2018, un discorso pubblico ogni 2 mesi e l’ultimo, di fronte all’Assemblea ONU, era del settembre 2019. Per concludere il tour annuale, doveva quindi essere prevista almeno un’altra data proprio nel mese di dicembre 2019, e ogni prova ci fa presumere che essa dovesse essere tenuta proprio in Cina. Ma a dicembre non si terrà nessun discorso e anzi già da settembre del 2019 Greta Thumberg smetterà di far parlare di sé…

Cosa stava accadendo? Quel che è certo è che, dopo la protesta di Wuhan, l’atteggiamento della Thumberg verso la Cina stranamente cambia. Greta infatti smette di denunciare la politica cinese; anzi, la Cina smette del tutto di essere un argomento di discussione; addirittura, Greta esclude clamorosamente la Cina dall’elenco della sua “black list” degli Stati più inquinanti del pianeta, circostanza che peraltro non la manda esente da forti polemiche nell’ambiente, alle quali risponderà con banali scuse.

Perché tutto ciò? Perché questo cambio di rotta? Forse, perché gli ambientalisti stavano studiando qualcosa di più grande e quindi era necessario abbassare i toni per depistare il nemico e l’opinione pubblica su quello che stavano per far succedere? Per capirlo bisogna fare un altro piccolo passo indietro.

Il WWF e la tutela dei pipistrelli

Abbiamo visto il coinvolgimento del WWF nella battaglia di Greta e, con ogni probabilità, anche nella questione del termovalorizzatore di Wuhan. Il WWF, come sapete, si batte soprattutto per la tutela degli animali – il suo simbolo è il panda, che è anche il simbolo della Cina… -; in questo senso, ha avviato numerose collaborazioni con gruppi ed associazioni animaliste nel mondo, ma una in particolare ci interessa in questa sede. Risulta infatti che proprio nel periodo che stiamo considerando, il WWF avesse avviato una campagna di protezione di un animale specifico: il pipistrello, attraverso una campagna di adozione a distanza, come risulta inequivocabilmente dal loro stesso sito.

Ma andiamo più nel dettaglio: della tutela di questi animali si occupa da molti anni l’associazione di un famoso chirotterologo, tale Merlin Tuttle, che è anche fondatore di un’associazione dedicata alla tutela dei pipistrelli.

Ma come si collega tutto questo nel nostro racconto?

Il fatto che le due associazioni collaborassero proprio in quel periodo per la tutela e l’adozione a distanza di pipistrelli e che, allo stesso tempo, il WWF fosse impegnato nel supportare la battaglia di Greta Thumberg contro la Cina, chiarisce che con ogni probabilità il WWF fosse a conoscenza delle nozioni in possesso di Tuttle sui pipistrelli e in particolare sulle malattie che li colpiscono, che lo stesso Tuttle studia da anni, come dimostrano gli studi pubblicati sul suo stesso sito.

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Bene: come può evincersi chiaramente leggendo diverse notizie e diversi studi condotti proprio da Tuttle (qui il link e qui la notizia), il chirotterologo si è occupato, in qualità di esperto, anche dell’ormai celebre coronavirus cinese, che la comunità scientifica – Tuttle compreso – è ormai concorde nel ritenere provenire proprio dai pipistrelli.

Il collegamento, a questo punto, è presto fatto: se queste nozioni le possedeva Tuttle, e se Tuttle collaborava così strettamente con il WWF, allora il WWF non poteva non essere a conoscenza dei suoi studi e quindi dei genomi dei virus che colpivano i pipistrelli. E se proprio grazie a queste conoscenze il WWF avesse pensato di usare uno di quei virus per colpire la Cina? Avevano le conoscenze, avevano il movente e ne avrebbero tratto un vantaggio: l’ipotesi non è così impossibile. Anzi…

Coronavirus: un attacco batteriologico alla Cina

I fatti sarebbero questi: gli ambientalisti stavano studiando un sistema per colpire la produzione industriale cinese, bloccarla anche solo temporaneamente per mostrare la sensibile diminuzione di gas serra che ciò avrebbe provocato e in questo modo scatenare l’opinione pubblica mondiale; dovevano però farlo in modo occulto, senza lasciare tracce, magari trovando una strategia che chiamasse in causa la natura, quasi in una simbolica “reazione” degli esseri viventi alla politica industriale del colosso asiatico. Cosa poteva provocare il blocco della produzione industriale senza l’intervento dell’uomo e senza che l’attacco potesse essere ricondotto agli ambientalisti?

Gli studi di Tuttle sembravano proprio fare al caso del WWF: l’ipotesi della diffusione di un virus, proveniente dai pipistrelli e quindi impossibile da ricollegare alla mano dell’uomo, di cui nessuno possedeva ancora un vaccino e che a dispetto della bassa letalità risultava fortemente contagioso quindi difficile da contenere, poteva essere la soluzione ideale, perché avrebbe costretto la Cina e predisporre quarantene, isolamenti e inevitabilmente la chiusura degli stabilimenti industriali per limitare l’epidemia. Abbassando le emissioni di gas serra e causando un ingente danno economico alla Cina.

Ma questo passaggio dall’animale all’uomo era effettivamente possibile? Sì, attraverso quello che i ricercatori chiamano “spill over”. Peraltro, proprio in Cina c’è l’usanza di mangiare pipistrelli e in generale le condizioni igieniche, soprattutto nei mercati e nei luoghi di periferia, non sono molto buone. Il che avrebbe reso facile scatenare un contagio. Sarebbe dunque stato sufficiente contaminare alcuni dei pipistrelli allevati da Tuttle con uno di quei virus, disperderli per le strade affollate di Wuhan e provocare il focolaio iniziale. Il resto sarebbe venuto da sé.

Certo: l’operazione comportava alcuni rischi, che gli ambientalisti non potevano correre. Serviva un alibi, un diversivo. La circostanza che proprio a Wuhan ci fosse un laboratorio di ricerca sui virus convinse così il WWF, la Thumberg e le altre associazioni ambientali coinvolte a mettere in pratica il piano, in quanto quel laboratorio avrebbe loro fornito un facile diversivo su sui si sarebbero concentrate tutte le attenzioni dell’opinione pubblica e dei ricercatori, una volta scoppiata l’epidemia.

E così, non a caso, nei mesi di ottobre e novembre 2019, ossia subito dopo il suo discorso all’ONU, Greta scompare dalla scena mediatica, abbassa i toni contro la Cina per non destare sospetti, ma parallelamente – e sottobanco – organizza un vero a proprio attentato terroristico: predisporre un virus, inocularlo nei pipistrelli di Tuttle e disperdere questi ultimi nei cieli di Wuhan.

Il virus e i pipistrelli saranno pronti, tra definizione del piano, preparazione del genoma e periodo di incubazione del virus negli animali, nel giro di due mesi: siamo così arrivati a dicembre del 2019.

Tutto sembra tornare perfettamente. Quando risulta esserci stato il primo contagio da Coronavirus? Proprio il 4 dicembre 2019, ad un anno esatto dal primo discorso di Greta Thumberg in Polonia e a soli 5 mesi dai fatti di Wuhan. Solo coincidenze?

I risultati dell’attentato

L’attentato va a gonfie vele: il virus si diffonde immediatamente, contagiando decine di migliaia di persone in appena qualche mese. Già dalla fine di gennaio inizieranno in Cina le manovre di contenimento dell’epidemia: quarantene, chiusure forzate, blocchi stradali. Come ha anche dimostrato la NASA nei suoi studi, tali operazioni causeranno un drastico ribasso delle emissioni di gas serra da parte della Cina.

Greta & Co. Avevano vinto.

E lo avevano fatto nel migliore dei modi, essendo riusciti non solo ad ottenere l’azione dimostrativa che volevano, ma anche a crearsi un alibi di ferro, visto che tutti coloro che iniziarono a dubitare della “versione ufficiale” spostarono in blocco la loro attenzione sul laboratorio di ricerca di Wuhan, avanzando ipotesi e illazioni che non fecero che allontanare l’opinione pubblica dalla verità, distraendola dalle vere cause del morbo.

Come vedete, tutto torna perfettamente alla luce delle prove e delle fonti che si possono tranquillamente trovare, con un po’ di voglia di cercare. Tutto è documentato, tutto è scritto. Esiste la causa, esiste il movente, esiste la complicità tra gli attori principali di questa incredibile vicenda che oggi sta toccando tutti noi.

La simbologia dietro il complotto

Non è solo la ricostruzione dei fatti e la raccolta delle prove indicate in questo articolo a dimostrarci la validità di questa ricostruzione; altre prove arrivano dalla chiara simbologia che si è nascosta dietro l’operazione, simbologia che sempre si manifesta quando poteri occulti attentano alla quiete pubblica. Ripercorriamola insieme.

Il W.W.F.

Cominciamo da uno dei principali artefici dell’attentato, il WWF. Abbiamo infatti visto la famosa organizzazione mondiale collaborare nel fenomeno mediatico “Greta Thumberg”, partecipare alle proteste di Wuhan e avviare strette collaborazioni con l’associazione di Merlin Tuttle. Per alcuni può sembrare solo un caso, eppure proprio “W.W.F.” è un acronimo compatibile anche con la farse “Wuhan Will Fail”.

Ma andiamo avanti.

Il nome “Coronavirus”

La strategia ambientalista era chiaramente rivolta a bloccare le emissioni di gas serra, cagionando un evidente danno economico alla Cina. Come tale, il virus avrebbe avuto ripercussioni anche sulla moneta Cinese, che come sapete si chiama Yuhan; nome che ha una chiara assonanza con Wuhan, la prima città colpita.

Il parallelismo tra i due nomi deve aver suggerito una certa simbologia agli ambientalisti: si trattava infatti di una battaglia tra due visioni economiche diverse: la “economy of pollution” cinese contrapposta alla “green economy” supportata dagli ambientalisti, che vedono nei modelli scandinavi di sviluppo sostenibile il loro modello ideale di economia. E non a caso, Greta Thumberg – il loro simbolo in questa battaglia – è scandinava; svedese per la precisione.

Contrapporre la moneta cinese, quale simbolo dell’economia dell’inquinamento, alla moneta svedese, simbolo della green economy, sembrava costituire la migliore contrapposizione simbolica possibile. E come si chiama la moneta svedese? La Corona.

Coronavirus vs Wuhan” in parallelo con “Corona vs Yuhan”. Le coincidenze cominciano ad essere troppe, non trovate?

Il pipistrello

Ma i simbolismi non finiscono qui. Come visto, l’idea di scatenare un’epidemia attraverso un virus animale ha un chiaro richiamo ad una sorta di “ribellione” della natura contro l’uomo, colpevole di avvelenare il pianeta. In questo senso, lo spill over dai pipistrelli all’uomo ha tutta l’aria di una “vendetta”.

Ma perché tra tutti gli animali si sarebbe scelto proprio il pipistrello? Mi sembra evidente che il pipistrello, nell’immaginario comune, richiami immediatamente un noto super eroe: Batman. Un personaggio che, come tutti i supereroi, combatte le ingiustizie, ma che ha qualcosa di particolare rispetto agli altri.

Intanto, l’uomo pipistrello combatte in una zona circoscritta, ossia in una città di fantasia chiamata “Gotham” (nome che ricorda proprio “Wuhan”…); ma non solo. Gotham è una città industriale, raffigurata sempre con colori grigi e cupi, dove il cielo è sempre coperto e che dà tutta l’aria di essere inquinata. Esattamente come le principali megalopoli cinesi come Wuhan.

E infine, ricordate la storia di Bruce Wayne? Un ragazzo che, persi i genitori quando era ancora minorenne – come lo è la Thumberg – aveva deciso di diventare paladino della giustizia per vendicarsi degli uomini che avevano ucciso i suoi genitori. Il parallelismo con la vendetta della natura è a dir poco inquietante…

Il tentativo di depistaggio

Naturalmente, gli ambientalisti e le lobby che li sostengono hanno fatto il possibile per insabbiare tutto, nascondendoci le prove dei vari incontri tra Tuttle e il WWF, la documentazione relativa alla predisposizione del piano e dell’inoculazione del virus nei pipistrelli ma anche lo scambio di battute tra gli ambientalisti e il governo cinese da cui si evince il fallimento della trattativa per consentire a Greta di tenere il suo discorso anche in Cina.

Tuttavia, i fautori del complotto non potevano nascondere tutto nel mondo libero del web; per questo, con una attenta e ragionata ricerca e con la giusta interpretazione delle evidenze disponibili, è comunque possibile riuscire a ricostruire fedelmente la vicenda, tappando i buchi lasciati dal tentativo di depistaggio operato dagli artefici del complotto.

Le prove ci sono e sono evidenti: basta volerle vedere.

N.è.V.

(P.S. dedicato solo a chi è ancora troppo indottrinato dal sistema per aprire la mente: nella pagina successiva troverete un vademecum con qualche informazione basilare per imparare a sfuggire al controllo dei poteri forti).