Parte I / Parte II / Parte III / Parte IV / Parte V / Parte VI / Parte VII

Durante la mia rubrica sui fatti dell’11 settembre sono stato come prevedibile aggredito da numerosi complottisti, ma anche da semplici scettici, che mi hanno accusato di non sapere nulla della questione e di non essermi informato adeguatamente.

Discutendo con loro – soggetti che partecipano al dibattito in questione da 18 anni e alcuni dei quali si spacciano anche per ingegneri – ho capito che la principale ragione dei loro dubbi stia nella contestazione agli studi del NISTNational Insitute of Standard and Technology -, ossia l’organismo che si è occupato delle indagini, e vada ricercata essenzialmente nelle modalità con cui il NIST ha svolto le sue ricerche ed elaborato le sue perizie.

Questo argomento, che come detto è alla base dell’intera teoria complottista, se ben analizzato non fa altro che dimostrare ulteriormente che l’intera versione complottista si regge su una profonda distorsione dell’approccio critico creata dal bias di conferma. Essendo questo tema centrale del mio blog, ho pensato di fornirvi questo “contenuto extra” in cui analizzo meglio questo specifico aspetto.

Le modalità di ricerca del NIST

In sostanza, le contestazioni agli studi del NIST si fondano sulle modalità dallo stesso istituto indicate nella sua relazione, in base alla quale:

“l’indagine si è focalizzata sulla sequenza di eventi intercorsi fra l’impatto degli aerei e l’inizio del crollo di ciascuna torre. Per quanto venga definita per brevità la probabile sequenza del crollo, questa sequenza non include il comportamento della struttura di ciascuna torre dopo che furono raggiunte le condizioni iniziali del crollo che divenne inevitabile

Rapporto NIST NCSTAR1, pag. 82

Dunque. Quello che i complottisti contestano è che il NIST si sia limitato a valutare e analizzare i fatti intercorsi unicamente tra l’impatto degli aerei e l’inizio del cedimento della struttura provocato da quell’impatto, ossia ai piani interessati dall’incendio, senza andare ad indagare sulle specifiche modalità con le quali le torri avrebbero poi continuato a crollare fino a terra.

Insomma: una volta raggiunte le condizioni che hanno reso possibile il crollo della prima parte della struttura, il NIST non è andato oltre, considerando il crollo seguente “inevitabile”.

Lasciamo perdere il fatto che il crollo seguente fosse o meno inevitabile e concentriamoci invece sulla natura logica delle contestazioni agli studi del NIST svolte attraverso questa argomentazione. Come cercherò di illustrare, infatti, non si tratta di aspetti fattuali o probatori, ma di semplice errore nell’approccio metodologico che i complottisti pretendono che sia fatto.

I presupposti per la verifica delle concause

Partiamo da un esempio banale.

Poniamo che io vi tiri un pugno sul muso, che vi rompa il setto nasale sbilanciandovi all’indietro e che alla fine cadiate a terra.

A quel punto contattiamo un terzo soggetto col compito di ricostruire la dinamica dell’accaduto. Quello che il terzo farà sarà stimare/calcolare la forza del pugno e dell’impatto sul muso; la velocità dello spostamento della vostra testa all’indietro; verificare se lo spostamento del baricentro del vostro corpo sia stato sufficiente a determinare la perdita di equilibrio e constatare la vostra caduta.

E se fosse stato un altro soggetto a spingervi dopo il mio pugno e farvi cadere? Se andando dall’indietro foste scivolati su una buccia di banana? Se proprio in quell’istante quel posto fosse stato colpito da un terremoto e voi siate caduti per quello? E se qualcuno vi avesse sparato contemporaneamente al mio pugno?

Tutti questi “se” sono legittimi nella misura in cui possano risultare plausibili all’interno di quella dinamica. Se non lo sono, non c’è alcuna ragione per cui il terzo, nel fare la sua analisi, dovrebbe considerare x variabili di cui non esiste evidenza e che non sarebbero neppure necessarie, dal momento che la ricostruzione basta a se stessa per giustificare la caduta.

Che senso ha indagare variabili improbabili?

Una volta che il NIST ha ricostruito la dinamica, individuando i fattori che, a seguito dell’impatto aereo e dell’incendio, hanno provocato il cedimento strutturale e quindi l’inizio del crollo, non ha alcun senso logico-metodologico mettersi ad indagare eventuali altre cause che potrebbero aver causato la seconda parte del crollo, proprio perché tale seconda parte era logica conseguenza della prima e non sussistono indizi né evidenze sull’esistenza di altre variabili che possano aver inciso sul crollo.

Svolgere un’indagine del genere, come preteso dalle contestazioni agli studi del NIST, sarebbe assurdo, perché costringerebbe gli esperti a valutare infinite possibili concause senza alcuna ragione plausibile.

E se ci fosse stato un terremoto proprio in quei 100 metri quadrati durante l’impatto aereo? E se le torri fossero poi state colpite dal martello di Thor? Oppure se un meteorite si fosse abbattuto sulle due torri subito dopo l’impatto aereo? E se fosse stato un attacco alieno con laser invisibili?

Mi sembra ovvio che ponendo la questione in questo modo nessun tipo di verifica sarebbe mai esaustiva, perché saremmo sempre in grado di trovare una ipotetica concausa che potrebbe avere inciso e che richiederebbe delle analisi specifiche.

Ovviamente, non è così che funziona il metodo scientifico.

L’onere della prova spetta a colui che afferma

Al contrario, chi muove contestazioni agli studi del NIST e sospetta che a favorire il crollo delle torri sia stata una qualche altra causa, non deve limitarsi a dire che il NIST non le ha considerate – cosa doveva considerare esattamente? – e quindi dedurre che quegli studi non valgono niente; su di lui grava invece l’onere di provare la plausibilità di quest’altra specifica concausa, dimostrando l’opportunità di prenderla in considerazione.

Ovviamente, i complottisti non hanno mai fatto nulla di tutto ciò perché, come già dimostrato, ai complottisti interessa solo mettere in crisi le versioni ufficiali, non fornire spiegazioni alternative. Il che la dice lunga sulle loro capacità argomentative.

In ogni caso, mi pare chiaro che questa loro contestazione si fondi su un preconcetto radicato nella mente dei complottisti, ossia che a far crollare le torri siano state delle cariche esplosive. Ma se così è, spetta a loro dimostrare che questa concausa sia plausibile.

L’ipotesi dell’esplosione controllata non è plausibile, quindi non viene indagata

Le ragioni obiettive

Il problema è che l’ipotesi dell’esplosione controllata è già stata ampiamente dimostrato essere del tutto improbabile, per un’infinità di motivazioni che possiamo riassumere brevemente:

  • una demolizione controllata mediante esplosivi parte dal basso, mentre i crolli delle Torri iniziarono in alto, ai piani colpiti e incendiati;
  • una demolizione controllata con esplosivi produce botti fragorosissimi appena prima del crollo, assenti invece durante i crolli delle Torri (alcuni testimoni parlano di esplosioni al WTC, ma molto prima dei crolli);
  • le facciate delle Torri si incurvarono verso l’interno appena prima del crollo, cosa che non avviene nelle demolizioni controllate;
  • in una demolizione controllata si rimuovono prima tutte le finestre per evitare che l’onda d’urto le scaraventi verso l’esterno in una pioggia letale di schegge, ma ovviamente al WTC questa rimozione preventiva non avvenne e quindi se vi fossero state esplosioni interne si sarebbe dovuta vedere una massiccia e diffusa proiezione verso l’esterno di frammenti delle finestre.

Il parere degli esperti

Inoltre, sono gli stessi esperti in demolizioni ad avere del tutto escluso questa ipotesi.

In primo luogo colui che è considerato il massimo esperto in demolizioni al mondo, Danny Jowenko, ha precisato il concetto in una intervista.

contestazioni agli studi del NIST

Ma Jowenko non è il solo esperto ad avere questo parere; anche uno dei più rinomati demolitori italiani, Danilo Coppe – che vanta centinaia di demolizioni nella sua esperienza professionale – in una intervista ha ribadito l’assoluta impossibilità di questa ipotesi:

contestazioni agli studi del NIST

Insomma: l’ipotesi della demolizione controllata è smentita dall’evidenza fattuale, dalla logica, dalle prove e dall’opinione degli esperti. Di conseguenza, mettersi a valutarla quale possibile concausa del crollo delle torri, che si aggiunga peraltro ad un’altra causa che appare di per sé sufficiente a giustificare l’accaduto, equivale a pretendere di verificare se a farle crollare non siano stati gli alieni. Ed anzi peggio, perché di fatto che possano essere intervenuti laser alieni invisibili non lo possiamo escludere con la medesima certezza.

Nessuna argomentazione, solo bias di conferma

Ciò che con questa appendice alla rubrica sulle contestazioni agli studi del NIST volevo dimostrare è dunque che la pretesa complottista di verificare una simile concausa è mero frutto di un potentissimo bias di conferma che giustifica da solo l’illogico approccio metodologico che i complottisti pretendono che il NIST adottasse.

Il complottista, infatti, anziché valutare i fatti al fine di individuare una possibile dinamica – approccio scientifico – parte dal presupposto che la versione ufficiale sia per forza errata, e quindi si attacca a qualunque cosa per poterla sbugiardare. Per questo, il semplice fatto che il NIST non abbia indagato sull’eventualità del posizionamento di cariche esplosive come concausa del crollo, anziché essere visto alla luce della logica qui esposta diviene in automatico una “prova provata” che il NIST mente, che è corrotto, che ha alterato i dati; addirittura, questa reticenza diventa prova che quello studio dimostra inconfutabilmente che era un’esplosione controllata e che non vogliono farcelo sapere.

Il che equivale a dire che siccome non hanno indagato l’eventualità che a provocare il crollo sia stato il volere di Dio, lo studio del NIST è una prova dell’esistenza di Dio e del fatto che sia stato lui a provocare il crollo.

La logica complottista

I complottisti non cercano la verità, loro hanno già scelto quale sia la verità e riadattano tutto a quella verità.

Le contestazioni agli studi del NIST non hanno quindi alcuna valenza logico-metodologica prima ancora che probatoria, e dimostra solo che i complottisti sono privi dei più elementari principi logici e che ragionano in Antimetodo.

P.T.